Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Subito pronti 480mila kit rapidi
Il governatore: tamponi in magazzino, siamo stati i primi a testarli. Rigoli: a scuola prima di novembre
VENEZIA Dopo il via libera da Roma già pronti in Veneto 480 mila test rapidi per le scuole. Zaia: sono già nei magazzini. Rigoli: «Ci stiamo organizzando per partire prima di novembre». Contagi: 284 casi.
Ha già «sforato» la soglia
VENEZIA d’allarme di 1, l’indice del contagio (Rt) da Covid-19 nel Veneto, giunto a 1.01. E anche ieri è stata una giornata difficile: 284 nuovi casi (58 diagnosticati da un laboratorio privato), tre volte i 90 di martedì, quattro morti, 8 ricoveri agli Infettivi (ora sono 229) e due in Terapia intensiva (30 in tutto). Colpiti soprattutto i giovani e in tal senso assume grande importanza il via libera del Comitato scientifico nazionale, e quindi del ministero della Salute, ai tamponi rapidi a scuola, perché «potrebbero accelerare la diagnosi di casi sospetti». Benché un primo monitoraggio abbia individuato 85 alunni colpiti dal coronavirus su 707. 814 (lo 0,01%) e altri 970 siano stati messi in quarantena preventiva, come 120 operatori su 95.786 (lo 0,13%), tutto è pronto per iniziare a utilizzarli in classe.
«Abbiamo già 480mila test rapidi nei magazzini di Azienda Zero — ha annunciato il governatore Luca Zaia — e spero quanto prima di entrare nelle scuole con i nostri sanitari, evitando così l’affollamento negli ambulatori. Siamo stati i primi a sperimentarli a Treviso con il dottor Roberto Rigoli (coordinatore delle 14 Microbiologie del Veneto, ndr), molto tempo fa, e siamo stati noi a chiedere la validazione a Roma. Ancora una volta abbiamo avuto ragione nel proporre con forza questi tamponi, già inseriti nel nostro Piano di sanità pubblica». I 480mila kit rapidi a cui si riferisce Zaia sono i tamponi rapidi da inserire solo nel naso, non anche in gola
"Roberto Rigoli I tamponi rapidi se effettuati entro la prima ora dalla raccolta del campione dal paziente hanno una affidabilità del 99,52%
Nuova gara
Bando di Azienda Zero per comprarne ulteriori due milioni di pezzi, anche per altre Regioni
come quelli classici (i molecolari), e i pungi-dito, meno affidabili. Entrambi ricercano l’antigene, cioè il virus, non gli anticorpi, ma il via libera del ministero riguarda solo i tamponi (i pungi-dito non hanno un’alta affidabilità),
che garantiscono l’esito in meno di dieci minuti e sul posto, senza bisogno di essere processati in laboratorio. «Però vanno esaminati subito dopo la raccolta del campione dal paziente — avverte Rigoli — entro la prima ora dall’esecuzione garantiscono un’attendibilità del 99,52%, termine oltre il quale tale valore si dimezza». Rigoli sta sperimentando un altro tipo di tamponi rapidi, dotati di un lettore che evidenzia subito il risultato e inclusi nel bando lanciato sempre da Azienda Zero per comprare una seconda fornitura di oltre due milioni di pezzi. Alla gara partecipano infatti anche Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento. Attenzione, si parla di test anti-Covid in uso agli ospedali e ai quali ci si può sottoporre solo dietro prescrizione medica. Li comprano le Regioni, non il cittadino in farmacia.
Ma quando si parte con lo screening a scuola? «Ci stiamo organizzando per cominciare prima di novembre — spiega Rigoli —. Dovremo riunirci con la dottoressa Francesca Russo, a capo della Prevenzione regionale, i direttori dei Servizi di Igiene delle Usl, i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta e gli ospedalieri, per decidere quale modello adottare. Si potrebbe riprendere quello in atto nelle case di riposo, che prevede il tampone a degenti e personale adesso una volta al mese, in piena emergenza ogni 15 giorni. Andremo noi nelle scuole, anche con le équipe esterne di Microbiologia, che già escono per esempio per i controlli alla Dogana, nei centri di accoglienza migranti, nelle aziende. L’alternativa al monitoraggio a scadenza regolare sarebbe l’intervento all’insorgenza di gradotazione vi sintomatologie, ma secondo me la soluzione migliore è non aspettare nuovi focolai». Sarà il Comitato tecnico scientifico regionale a individuare la strada migliore — anche tenendo conto del personale e delle risorse a disposizione —, che poi la giunta Zaia ratificherà, ma la tendenza è di iniziare dai bambini, quindi da asili e scuole elementari.
E a proposito dei più piccoli, il governatore preme per l’adozione dei test salivari, molto meno invasivi del tampone, in sperimentazione sui dipendenti dell’Università di Padova e, la versione rapida, nel laboratorio di Rigoli. Si tratta di un piccolo tampone, tipo cotton fioc, riposto in una provetta: basta estrarlo, masticarlo per un minuto, riporlo nell’involucro e consegnarlo al medico che lo esamina. «Siamo pronti pure con il test rapido della saliva — assicura Zaia — lo abbiamo testato, garantisce il risultato entro 10 minuti». Ma il ministero della Salute non l’ha ancora autorizzato a scuola perché, scrive nella circolare di martedì il direttore generale della Prevenzione, Giovanni Rezza, «i test antigenici e molecolari su campioni di saliva allo stato attuale delle conoscenze difficilmente si prestano allo screening rapido di numerose persone, in quanto richiedono un laboratorio attrezzato». Sostiene però il test salivare la professoressa Antonella Viola, immunologa e direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica «Città della Speranza» di Padova: «Cosa aspetta il Comitato tecnico scientifico ad approvarne l’uso? E perché il ministro della Salute non si impone affinché possano essere utilizzati?», scrive su Facebook.