Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«A Longo volevamo solo parlare»
La coppia, i tarocchi all’amica, il blitz a casa dell’avvocato: il racconto della notte
PADOVA Luca Zanon e Silvia Maran, fidanzati di 49 e 47 anni, arrestati per l’aggressione all’avvocato Piero Longo, 76 anni, picchiato nell’androne di casa sua mercoledì sera scorso, si sono presentati ieri davanti al giudice per raccontare la loro versione dei fatti. «Volevamo solo parlargli, lui si è presentato con la pistola e temevamo che ci sparasse, per questo abbiamo tentato di fermarlo e gli abbiamo preso l’arma». Il giudice ha convalidato gli arresti.
BOLOGNA Da oggi Pellestrina ha il suo «santo». Padre Olinto Marella, nato nell’isola della laguna nel 1882, nella diocesi di Chioggia, verrà beatificato oggi in piazza Maggiore a Bologna. Sarà presente anche una delegazione da Pellestrina, composta da lontani cugini e da chi l’ha conosciuto, per un traguardo che suggella una storia grande, oltre il professore considerato santo da sempre, oltre le attività sociali, persino oltre la Chiesa.
Oltre gli aneddoti del suo allievo a Rieti Indro Montanelli. Lui che dice a Giovanni XXIII: «Come aveva potuto la Chiesa non capire ciò che avevo capito io, laico e miscrele dente: che quello era un santo». E Papa Roncalli, compagno di seminario e amico di Marella, risponde: «Eh! Non ci siete che voi laici a credere e a pretendere che la Chiesa sia infallibile. Come tutte le organizzazioni terrene, anche la Chiesa qualche volta sbaglia». Alla faccia dei dogmi. Oltre la «spiritualità» su cui punta Pupi Avati per il film che vuofare.
Don Marella è una figura complessa, che può rappresentare una sorta di patrono dei preti di strada. A partire dalle attività nel sociale svolte con il fratello Tullio a Pellestrina, non gradite da sindaco e vescovo, l’avversione di Benedetto Croce e Giovanni Gentile al Modernismo, scomunicato da Pio X, a cui Olinto Marella fu accusato di aderire agli inizi del ‘900 e per cui fu sospeso a divinis dal sacerdozio. Nel 1924 l’arrivo a Bologna per insegnare filosofia al Galvani e al Minghetti, alle coperture per ebrei e perseguitati, alla morte nel 1969 a San Lazzaro di Savena, nella sua
Casa dei Ragazzi. Oggi Olinto Marella vive nelle 343 persone nelle sue undici comunità, i 306.600 pasti offerti quest’anno, gli 88 dipendenti, i 120 volontari.
«Padre Marella è indicazione per tutti, coscienza di Bologna. — dice il cardinal Matteo Zuppi, che oggi pomeriggio presiederà la beatificazione, « blindata » per 1.500 persone distanziate — Avvicinava tutti. Era terziario francescano, non dimenticate, e per San Francesco l’elemosina è dovuta ai poveri. Don Marella vivo raccoglieva eredità dei poveri. Senza fare prediche, testimoniava il Vangelo prossimo a chiunque, in un periodo in cui poteva essere pregiudiziale. Grande intellettuale, testimone di un momento così travagliato della Chiesa, ha ancora molto da insegnare per le sfide da affrontare».
A capire la sua esigenza di fede fu il cardinale di Bologna Gian Battista Nasalli Rocca che lo riammise al sacerdozio. Fino ad allora Olinto Marella se ne era stato in fondo durante le messe. Raccoglieva soldi con la sua presenza, la tonaca lisa, davanti a teatri, ristoranti, cinema. «La carità — scriveva il beato — mi ha salvato, l’orgoglio mi avrebbe distrutto».
Prete «di strada» Marella fu attivo nel sociale. Ora le sue 11 comunità aiutano 343 bisognosi