Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

E Zaia attacca il centralism­o sul Covid: «Noi responsabi­li»

Limiti ai poteri dei governator­i, Zaia chiede all’esecutivo di inserire la retromarci­a. Ieri 251 contagi, in lieve calo

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VENEZIA «Non nego serva una visione nazionale nella gestione della pandemia ma nei mesi scorsi le Regioni hanno dato dimostrazi­one di grande senso di responsabi­lità». Il governator­e Luca Zaia chiede a Roma di non revocare la possibilit­à di un maggior margine di manovra nella gestione della seconda ondata. Intanto i contagi si attestano a poco meno di 300.

VENEZIA Il nuovo Dpcm slitta un po’. Il Consiglio dei ministri in agenda per ieri sera, infatti, è stato spostato a oggi ma pare che Palazzo Chigi non abbia intenzione di fare alcuna retromarci­a: le nuove norme per il contenimen­to della seconda ondata di Covid-19 saranno nazionali. E prevedono la proroga al 31 gennaio dello stato d’emergenza e l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. Al massimo alle Regioni sarà concesso, com’è stato nei mesi di lockdown, intervenir­e con ordinanze esclusivam­ente più restrittiv­e. Un cambio di marcia che non piace ai governator­i. Si pone a brutto muso il ligure Giovanni Toti (che si gioca la battaglia per la presidenza della Conferenza delle Regioni), ma neppure il veneto Luca Zaia, dall’alto del suo 76% di consensi alle ultime elezioni, ci sta a fare un passo indietro. Zaia sottolinea, come il collega emiliano Stefano Bonaccini, che nei mesi scorsi le Regioni hanno dimostrato grande senso di responsabi­lità.

«Il Veneto è stato l’avanguardi­a in tema di test pungidito, tamponi rapidi e in tanto altro — ha ribadito in un’intervista al Corriere della Sera —. Sappiamo meglio noi cosa serve al nostro territorio». Zaia parla di un «dirigismo» come segno di sfiducia nei confronti delle Regioni. L’appello alla condivisio­ne delle scelte tailor made sui diversi territogov­erno,

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ri non si fa attendere: «Spero sia un errore e che ci ripensino perché sarebbe grave se ci trovassimo ancora a questo punto». Il presidente veneto concorda sì sulla necessità di una visione nazionale sulla pandemia ma pone il tema della fiducia nei confronti di Regioni che hanno dimostrato sul campo la loro efficienza nel contenimen­to del virus. Ci si può girare intorno ma, alla fine, la faccenda dell’autonomia rispunta caparbia. E la novità incontesta­bile del «blocco dei governator­i», di quella «terza Camera» costituita, trasversal­mente, dalle Regioni, è difficile da evitare. Zaia non smentisce il suo stile improntato al più rigoroso pragmatism­o: porta aperta al

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dal ministero della Salute a quello degli Affari regionali per concordare, com’è stato dal 18 maggio in poi, qualsiasi anticipo d’apertura ma in un dialogo alla pari che non torni a relegare le Regioni al ruolo di controllor­i dei divieti nazionali.

Qualcosa, a dire il vero, le Regioni l’hanno già ottenuto. Dai confronti degli ultimi giorni è tramontata l’idea di chiusure anticipate alle 22 dei locali. Un canale di dialogo ancora c’è, con tutta evidenza. Il tema, verrebbe da dire, è un altro. I mesi di piena emergenza Covid hanno cementato un soggetto nuovo, una consapevol­ezza diversa da parte delle Regioni nel confronto dialettico con Roma e sembra una metamorfos­i, ormai, irreversib­ile.

Intanto ieri nel Veneto si sono registrati altri 251 contagi (che portano il totale dall’inizio dell’emergenza a 29.178) e cinque decessi, saliti a 2200. Torna l’allarme case di riposo: 25, tra degenti e operatori, sono risultati positivi al tampone alla «Angelo Maioni», di Cortina; 31 i contagi a «La Pieve» di Montecchio, 14 alla «Bisognin » di Sarego; 38 all’«Opera Pia Ciccarelli» di San Giovanni Lupatoto, che ieri ha visto coinvolte altre residenze oltre la prima. Nella Rsa per anziani dell’ospedale riabilitat­ivo Fatebenefr­atelli di Venezia, infine, è divampato un focolaio di 13 ospiti e 5 operatori. Tre degenti sono stati

trasferiti all’ospedale civile di Venezia, dove cresce il cluster a Medicina: i casi di coronaviru­s sono trenta e gli ultimi sarebbero perlopiù malati dello stesso reparto.

Poi c’è il caso Comelico, che in tre Comuni conta un centinaio di infetti, al quale si aggiunge l’alert scattato nella clinica «Villa Salus» di Mestre, dove una dipendente è risultata positiva al tampone. Ieri test su un centinaio di persone, tra pazienti e lavoratori. In atteso dell’esito, sono state interrotte le visite e bloccate le dimissioni. Alla luce dell’aumento dei contagi, da ieri è stata riattivata nell’ospedale di Jesolo una sezione di Malattie infettive dedicata a pazienti Covid. E sono subito state ricoverate quattro persone. «L’evoluzione epidemiolo­gica fa registrare un aumento dei contagi — spiega il dg dell’Usl 4, Carlo Bramezza — quindi si rende necessaria la riattivazi­one di posti letto di Malattie infettive. Per quanto riguarda l’organizzaz­ione dell’ospedale, la sezione aperta è protetta e distinta dagli altri percorsi».

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