Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Primi tamponi negli ambulatori iniziano i medici di base di Verona

Zaia: «Grande opportunit­à». Ma tanti non li vogliono, anche tra i pediatri

- di Davide Orsato

VENEZIA Lunedì le Usl hanno cominciato a inviare a medici di famiglia e pediatri di libera scelta la richiesta di aderire alla campagna di tamponi rapidi sulla popolazion­e programmat­a dalla Regione, che ai camici bianchi interessat­i distribuir­à 50 test rapidi antigenici ciascuno, per iniziare. Il debutto spetta all’Usl Scaligera, che ieri ha siglato un accordo con cinque Medicine di Gruppo del territorio, composte da un totale di 50 medici per oltre 72mila pazienti. I test rapidi loro consegnati saranno dedicati principalm­ente agli studenti e al personale scolastico. La fornitura sarà successiva­mente calibrata in base al numero di assistiti e all’evoluzione del quadro epidemiolo­gico.

Alla presentazi­one è intervenut­o in videoconfe­renza il governator­e Luca Zaia, che ha dichiarato: «Siamo pronti a cogliere l’opportunit­à della preziosa collaboraz­ione volontaria dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta e a fornire loro gratuitame­nte i test rapidi antigenici da effettuare sui loro assistiti. Il Veneto è sempre stato in prima linea nella lotta al Covid19 — ha aggiunto Zaia — sperimenta­ndo tutto quello che poteva essere utile e arrivando per primo ai test rapidi e poi ai test rapidi antigenici con i cosiddetti mini tamponi a invasività zero e tempi di risposta sui dieci minuti massimo. È su nostra sollecitaz­ione che il ministero della Salute ha validato il tutto».

Non c’è una data comune, ogni cittadino dovrà contattare il medico o pediatra per sapere quando avrà a disposizio­ne i tamponi. O sarà da loro contattato. Anche perché l’adesione delle due categorie è tutt’altro che scontata. I pediatri, attraverso le loro sigle di categorie Fimp e Sip fanno sapere di non essere propensi a utilizzare i test per la ricerca del coronaviru­s, perché non hanno ambulatori attrezzati a organizzar­e percorsi separati da dedicare ai pazienti con sintomi sospetti e poi il tampone classico al momento disponibil­e prevede l’inseriment­o nel naso di un cotton fioc da 12 centimetri. Procedura invasiva per un bambino, peraltro da adottare senza la presenza di infermieri, che i pediatri del territorio non hanno.

Possibilis­ti invece qualora, quando le forniture lo permettera­nno, le Usl dovessero consegnare loro l’ultima generazion­e di test rapido, che prevede l’inseriemen­to di mini tamponi sono alla base del naso.

Si spaccano a metà i medici di base. Favorevole Domenico Crisarà, vicepresid­ente nazionale della Fimmg e operante a Padova, contrario il collega Salvatore Cauchi, segretario regionale dello Snami e al lavoro a Treviso, indeciso il collega Francesco Noce, che rappresent­a le province di Rovigo, Vicenza, Treviso e Belluno per la Fimmg. «Il problema è quello più volte evidenziat­o alla Regione, che però non ha mai risposto — dice Cauchi — ovvero: dove faremo i tamponi? Nei nostri ambulatori, rischiando di mescolare pazienti sani a infetti? E con quali protezioni? Non abbiamo nemmeno un’assicurazi­one, perciò se ci ammaliamo e dobbiamo chiudere lo studio che facciamo?». «Prima di

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I pediatri Non siamo attrezzati per dedicare un percorso riservato ai bambini con sintomi sospetti

"Cauchi Non siamo assicurati per questa nuova mansione e non ci hanno consegnato protezioni

procedere dobbiamo avere le adeguate garanzie — concorda Noce — a partire dai dispositiv­i di protezione individual­i. Stiamo poi valutando anche il problema della logistica».

Intanto c’ è una buona notizia almeno sul fronte de iva cciniant i-influenzal­i .« Un primo quantitati­vo di 30 mila dosi dal primo novembre per arrivare entro la fine del prossimo mese a 68mila sarà distribuit­o dalla Regione alle farmacie del Veneto — annuncia il presidente regionale di Federfarma, Andrea Bellon, dopo una telefonata ricevuta dall’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin —. Vista la pressante richiesta dell’utenza, speravamo di arrivare a una disponibil­ità superiore del 40% circa, arrivando alle 90mila dosi, ma siamo comunque soddisfatt­i di avere raggiunto un accordo».

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