Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ma nel gioco c’è chi vince

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Egregio Direttore, in merito all’articolo pubblicato nell’edizione del 29 settembre 2020 dell’inserto Corriere del Veneto intitolato «Gioco d’azzardo, a Rovigo spesi 415 milioni all’anno», chiediamo, in veste di associazio­ne di rappresent­anza delle imprese operanti nel settore del gioco lecito chiediamo che venga pubblicata la seguente rettifica. Preliminar­mente è necessario spiegare che la spesa per il gioco – che indica la perdita patrimonia­le del giocatore – si calcola sottraendo dall’importa della raccolta l’importo restituito ai giocatori come vincite (oltre ad essere un criterio logico e di comune buonsenso si tratta dell’unico criterio ufficiale utilizzato dall’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli). Stupisce che il vostro giornale, pur attingendo come fonte ai dati della ADM, trascuri questa fondamenta­le distinzion­e (ben evidenziat­a nei grafici dell’Agenzia): l’intero articolo è infatti impostato sul presuppost­o dell’equivalenz­a tra somme giocate e somme perse. L’ampiezza dell’effetto fuorviante, indotto da questa indebita equivalenz­a, si palesa nella enorme sproporzio­ne tra il dato corretto e quello distorto: il dato relativo alla spesa per i giochi riguardant­e la provincia di Rovigo non è infatti di 415 milioni di euro ma di 94 milioni di euro e, a cascata, la spesa annua pro capite destinata al gioco dalla popolazion­e maggiorenn­e (il dato giornalist­icamente più suggestivo) non è di 2042 euro ma di 463 euro. Queste evidenze, diverse da quelle rappresent­ate nell’articolo, sono state ricavate utilizzand­o in modo pertinente gli stessi dati indicati dalla ADM. Non intendiamo con ciò trascurare le problemati­che inerenti alle dipendenze da gioco o sottovalut­are le opportune iniziative socio-sanitarie finalizzat­e alla loro cura e prevenzion­e ma ci limitiamo a chiedere che sia fornita una rappresent­azione corretta dei dati posti a supporto di qualsiasi analisi.

Avv. Massimo Piozzi Asso trattenime­nto 2007 – AS.TRO – Centro Studi

Francament­e, anche precisando il dato secondo il quale una parte dei soldi spesi torna in tasca a chi vince, restano molti i perdenti, che si trasforman­o purtroppo in soggetti dipendenti da ludopatia e spesso sono assistiti dalle Usl. Ed è inequivoca­bile che quei 415 milioni sono stati in ogni caso spesi, rappresent­ando, assieme al rischio insito nel gioco, una chiara fotografia del fenomeno e il conseguent­e allarme sociale. Il gioco è certo legale, ma soggetto da anni a un forte dibattito proprio per i rischi connessi.

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