Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Carlo Rovelli: la rivoluzion­e? Quella vera è nei quanti

- Di fisica Massimo Marino

Un’isola rocciosa tra le onde turbinose del Mare del Nord. 1925: un ragazzo di 23 anni vi si ritira per riflettere. Quel giovane era un fisico e si chiamava Werner Heisenberg: a Helgoland, Isola Sacra, mise in discussion­e l’esistenza della realtà come la conosciamo, fondando la teoria dei quanti. La sua storia e quella di altri scienziati, come lui giovanissi­mi, la racconta Carlo Rovelli nel suo ultimo libro, Helgoland (Adelphi, pp.227.euro 15), portandoci in quella rivoluzion­e che apre la mente anche a chi la fisica non la mastica troppo.

Lo scienziato veronese, responsabi­le dell’«Equipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell’Università di

Aix-Marseill» con Sette brevi lezioni

del 2014 ha raggiunto i quasi due milioni di copie tradotte e vendute in tutto il mondo. Rovelli ha iniziato i suoi studi a ridosso del ’77 e dei suoi rivolgimen­ti, partecipan­do al Movimento e alle trasmissio­ni della sua voce, Radio Alice.

Professor Rovelli, come mai decise di iscriversi a Bologna?

«Noi ragazzi di Verona all’università ci dividevamo: quelli di destra andavano a Padova, quelli di sinistra a Bologna. La città era mitica non solo come luogo culturale e di studio, ma come centro di incontro giovanile e di circolazio­ne di idee. Mi attirava il suo fervore di vita».

Nel libro ricorda che decise di iscriversi a Fisica perché la coda alla sua segreteria era la più corta…

«La passione per la fisica all’inizio non era troppo grande. Ero indeciso. Mi attiravano di più gli studi filosofici. Ma siccome ero parecchio ribelle avevo sfiducia nel fatto che la filosofia potesse essere compresa in un’istituzion­e: mi sembrava troppo seria per delegarla all’università. Per un anno non ho fatto nulla, ho vissuto da studente fuori sede. Poi per un periodo sono andato in giro per il mondo, infine nel ’77 ho partecipat­o alla Rivoluzion­e e alla scrittura del libro Bologna marzo 1977. Fatti nostri, che raccontava il Movimento. Subito dopo, in un’estate calabrese, scoprii la meccanica quantistic­a e rimasi folgorato».

Chi è e cosa fa Heisenberg? «La sua teoria è la svolta che fa partire la meccanica quantistic­a. Nel suo gruppo l’unico adulto era Niels Bohr; poi c’erano “vecchi” come Einstein, che dialogavan­o a distanza. Era un gruppo di scienziati ragazzi. Io credo molto nella forza creativa dei vent’anni, quando si vuole inventare un mondo nuovo. Mi riconosco in loro, ritrovo la forza creativa dei miei anni bolognesi, quando volevamo capire tutto e cambiare tutto, mettendo in connession­e culturale le cose».

Ci può spiegare il cuore della teoria dei quanti?

«Ci dice che non ci sono più le cose, ma ci sono relazioni e che i nodi di queste relazioni noi li chiamiamo cose. Questa teoria, alla base delle tecnologie più recenti distrugge l’immagine della realtà fatta di particelle che si muovono lungo traiettori­e definite».

Il mondo in questo modo sembra svanire.

«Noi fisici sembriamo lontani dalla realtà. E invece questa teoria lo nobilita, il nostro mondo, svelando come si basi su molte apparenze. Pensi ai colori: derivano dalla luce e dalla nostra visione. Pensi al sole che sembra muoversi nel cielo, sorgere e tramontare…».

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Il nuovo libro di Carlo Rovelli, Helgoland (Adelphi)
In libreria Il nuovo libro di Carlo Rovelli, Helgoland (Adelphi)

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