Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Studenti in piazza per il clima ma senza folla
Flash-mob in piazzale Cialdini. La paura del virus limita l’adesione allo sciopero delle scuole
MESTRE Studenti di nuovo in piazza ieri mattina contro i cambiamenti climatici. Ma senza la folle di due anni fa quando nel nome di Greta Thunberg, leader del movimento di protesta globale per il pianeta, migliaia di giovani avevano invaso le calli di Venezia. Quello di ieri era il sesto climate strike a Mestre ieri, a sette mesi dall’ultimo sciopero dei Friday for future, ma complice forse il timore del Covid i partecipanti sono stati poche centinaia.
Alle 8 e mezza ragazzi delle superiori e attivisti del coordinamento Studenti Medi hanno iniziato con il rap ad alto volume in mezzo ai tram
d’occhio a distanza dagli agenti della polizia ai due lati opposti del piazzale. Musica e cartelli colorati a lanciare provocazioni per l’ambiente: «destroy my pussy not my planet» (distruggi me sessualmente lascia stare il pianeta), «cambiamo la scuola e salviamo il mondo». Alla musica si alterna il monito a tutti i partecipanti di rimanere distanziati e tenere indossata la mascherina.
I temi globali del raduno si intrecciano a quelli locali: l’inceneritore di Fusina, i servizi del trasporto scolastico affollati: «E’ così che abbiamo ricominciato l’anno in emergenza Covid. Dicono che in classe dobbiamo usare sempre la mascherina e ci hanno imposto per mesi lezioni da remoto, per poi costringerci ammassati sugli autobus. Non è questa la scuola che vogliamo » . La protesta continua di intervento in intervento. Questa scuola, dicono alcuni ragazzi fra gli applausi dei compagni, «non ci fornisce gli strumenti per il futuro. Dicono che non lo avremo un futuro. Siamo qui per riprendercelo». L’anno scolastico è appena iniziato, «come pensiamo di sconfiggere la crisi climatica, il razzismo e il sessismo con una scuola che anziché dotarci di un pensiero critico sforna lavoratori non pensanti?».
Le scuole superiori della città hanno contato pochi assenti agli istituti Algarotti, Guggenheim, Franchetti e Tommaseo, secondo i presidi. Più alta l’adesione allo scientifico Morin dove sono rimaste fuori sette quinte e qualche studente di quarta. Da piazzale Cialdini la manifestazione si è spostata al parco di via Antonio Da Mestre dove sono continuati i dibattiti sulla giustizia sociale e climatica. « Abbiamo scelto il parco - continua Anna - vicino all’ex ospedale Umberto I perchè è il simbolo di uno spazio che le istituzioni non hanno voluto lasciare pubblico».