Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fir, i soci morti prima dei ristori
Via con Veneto Banca, poi tocca a Bpvi, con due perizie: «Responsabilità chiare»
VENEZIA Fir, quei soci azzerati morti prima di veder arrivare i ristori. Ci sono anche questi casi, nella partita dei rimborsi bancari. Con i soldi che ora, dopo una correzione, andranno ai familiari.
Ex popolari, sulle azioni azzerate scattano causegrappolo da cento milioni di euro contro i revisori. Nello slalom tra le possibili azioni giudiziarie per tentare di recuperare i soldi persi con le azioni di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca - tra decreto di liquidazione che blocca le rivalse su Intesa, cause agli amministratori dagli incerti patrimoni aggredibili e insinuazione da creditori nella liquidazione che, per ammissione degli stessi liquidatori, restituirà solo i soldi messi dallo Stato nell’operazione con Intesa - sta decollando la linea di chieder conto alle società di revisione. Nella convinzione che i soldi su cui rivalersi lì non manchino, così come le responsabilità. E a prender il largo non ci sono solo le cause collettive promosse dalle associazioni dei risparmiatori, ma anche iniziative di società e privati. Una corrente che s’ingrossa sotto la superficie, senza clamori.
Ne è esempio la causa civile iscritta a ruolo la scorsa settimana al Tribunale delle imprese di Milano contro Pwc, società di revisione di Veneto Banca, dall’avvocato padovano Virgilio Calabrese, che, tra società e privati, segue 300 casi tra azioni azzerate, «baciate» e soci scavalcati nella vendita. «La causa riguarda un gruppo industriale di tre società di Vicenza, con il relativo presidente e familiari - spiega Calabrese - che tra il 2007, quando si era partiti investendo 616 mila euro, e 2014, anche attraverso gli aumenti di capitale, hanno acquistato come aziende e privati azioni di Veneto Banca per 20 milioni di euro complessivi».
Acquisti pagati con soldi propri e parte di finanziamenti alle aziende. «Baciate» indirette, secondo una definizione ormai divenuta comune. «Con una particolarità, però: i finanziamenti, anche per non creare problemi alle aziende, sono stati totalmente ripagati, nelle tranche finali già a Intesa». Il risultato è che le azioni sono tutte di proprietà. E tutte azzerate. «Pur disponibili a soluzioni transattive - spiega il legale - ora è partita la causa alla società di revisione, già messa in mora tre anni fa. Anche solo per un obbligo, sostiene l’imcenti prenditore, soprattutto verso le aziende, anche in chiave di responsabilità legale, di fare il possibile per recuperare i soldi».
E quella su Veneto Banca sarà presto replicata da una causa-fotocopia su Bpvi, stavolta contro Kpmg, visto che lo stesso nucleo di persone e aziende ha un’esposizione speculare per 15 milioni in azioni della Vicenza. La doppia causa è sostenuta da due perizie dei docommuovendosi dell’Università di Verona, Bruno Giacomello e Luigi Malachini, esperti in finanza e revisione il primo e in matematica finanziaria il secondo. «Arrivano a conclusioni radicali sul valore delle azioni di Veneto Banca negli ultimi anni, sulla base dei dati di bilancio, ad esempio sulla valutazione dei crediti deteriorati, che non sarebbero andati oltre i 2 euro - sostiene Calabrese -. Di fronte a dati simili, le responsabilità dei revisori di non aver condotto un esame approfondito della situazione paiono conclamate, come assodato anche dalle ispezioni delle autorità di vigilanza».
Le stesse perizie serviranno da base poi per ulteriori quattro cause, in dirittura d’arrivo, contre le società di revisione, che raggruppano soci delle due ex popolari con situazioni simili ed esposizioni in azioni sopra il milione o sotto i 500 mila euro. «Alle fine le sei cause - conclude Calabrese - riguarderanno 50 soggetti con una richiesta di rimborso di cento milioni di euro».
Esito finale Per i periti valori delle azioni bassi: servivano verifiche approfondite