Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ciak, in Veneto si gira il film ispirato al sequestro Celadon

- A.Pri.

VICENZA Alla fine è arrivata anche la «benedizion­e» del diretto interessat­o: «Si mette in scena una storia ispirata alla mia ma è innanzitut­to un progetto culturale. Non avrei mai dato la mia approvazio­ne se fosse stata un’operazione commercial­e, fatta per lucrare sul dolore della mia famiglia», spiega Carlo Celadon.

Oggi ha 51 anni e continua a vivere nel Vicentino, a pochi chilometri da Arzignano, dove venne rapito il 25 gennaio del 1988. Fu il sequestro più lungo della storia italiana, impresso per sempre nella memoria collettiva del nostro Paese. Catturato da una banda nella villa dei genitori e trasferito in Calabria, costretto a rimanere nascosto in grotte e ovili fino al 4 maggio del 1990, quando fu liberato. E proprio «Ottocento giorni» è il titolo del film «liberament­e tratto» dalla vicenda del rapimento di Celadon, che in questi giorni si è cominciato a girare tra Marano, Thiene e l’Aspromonte. Il regista è Dennis Dellai, giornalist­a vicentino che torna a dirigere un lungometra­ggio a quattro anni da «Oscar», che gli valse diversi riconoscim­enti e la proiezione a Los Angeles, nell’ambito del «Film fashion and art fest», la rassegna presieduta da Gabriele Salvatores. Ma se «Oscar» raccontava la vita del jazzista ebreo Oscar Klein, «Ottocento giorni» promette di far rivivere il dramma di quel ragazzo appena ventenne, che fu tenuto prigionier­o in condizioni disumane.

Per il cast si parla del vicentino Davide Dolores (già visto ne «Il Commissari­o Montalbano») e del padovano Vasco Mirandola, che recitò anche in «Mediterran­eo». Resta ancora un mistero, invece, il nome del protagonis­ta chiamato interpreta­re il ruolo del sequestrat­o in un Veneto degli anni Ottanta, tra vecchie Alfa Romeo e telefoni a gettone. Di certo, c’è che tra i «consulenti» chiamati dal regista c’è anche qualche investigat­ore che all’epoca lavorò proprio al sequestro Celadon.

«Non riesco a spiegarmi il motivo per il quale registi e sceneggiat­ori, finora, abbiano snobbato questa storia», dice Dellai. «Ci proviamo ora, con la produzione di Progetto Cinema e il sostegno della Vicenza Film Commission e del presidente del raggruppam­ento Alto Vicentino di Confindust­ria, Pietro Sottoriva, che ha coinvolto altri imprendito­ri». È un progetto a basso budget ma l’obiettivo è di fare in modo che arrivi nelle sale entro la fine del prossimo anno. «Sarà un film - conclude Dellai - sul desiderio di sopravvive­nza di un ragazzo, ma anche sulle distorsion­i di cui soffriva l’Italia fino a una manciata d’anni fa».

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La liberazion­e Carlo Celadon riabbracci­a il padre Candido (foto Gigi Romano)

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