Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«La scelta è stata mia App senza linee guida e i contatti dei positivi sono stati tracciati comunque»
La dirigente Prevenzione «Altre Regioni nella stessa situazione»
Francesca Russo è il direttore del dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto che da febbraio sta coordinando l’intera partita di lotta alla pandemia da Covid-19. Inclusa l’app Immuni che in Veneto, come in altre regioni, al momento non è ancora attiva.
Dottoressa Russo, quando si è parlato per la prima volta di Immuni a livello nazionale?
«L’app Immuni ci è stata presentata dalla direzione Prevenzione del ministero Salute fra fine aprile e maggio». Poi che è successo?
«Ci è stata spiegata la necessità di costruire un’infrastruttura informatica che supportasse l’app. L’abbiamo realizzato nei tempi previsti, entro il mese di giugno».
Perché non è entrata, di fatto, in funzione?
«Si è partiti con la sperimentazione in Liguria, Abruzzo e Puglia. Il Veneto ha il coordinamento interregionale della prevenzione e quindi noi, a nome di tutte le regioni, il 19 giugno abbiamo mandato una lettera al direttore generale della Prevenzione del ministero chiedendo di condividere un percorso per la presa in carico dei soggetti che ricevono la notifica». Cosa non funzionava?
«Ci serviva un’indicazione che uniformasse il percorso di presa in carico del soggetto. Il ministero ci ha risposto il 30 giugno specificando che l’app è un’ulteriore rete di collegamento che può integrare ma non sostituire l’ormai consolidato protocollo di contact tracing. In quella fase abbiamo rilevato un limite procedurale. Mi spiego: chi riceve l’alert non sa né dove, né quando e né chi è il soggetto positivo. A quel punto, come Regioni abbiamo chiesto al ministero “come ci dobbiamo comportare? Facciamo il tampone a tutti anche se sono contatti non stretti e del tutto occasionali? L’alert scatta entro le 48 ore dal contatto, se
facciamo un tampone subito è rappresentativo o dobbiamo farne un secondo?”. Le questioni sulla modalità di presa in carico di un contatto più o meno stretto, com’è evidente, avevano bisogno di una risposta. Il ministero ha replicato che l’app prevede che il soggetto contatti il medico di medicina generale ed è poi il dipartimento di Prevenzione, dopo essere stato informato dal medico di base, che provvede alla gestione del soggetto valutando se il contatto è stato ad alto o basso rischio. Eravamo a fine giugno, una fase relativamente calma della pandemia. Alcune regioni, non posso fare nomi ma parlo di regioni abbastanza coinvolte nella gestione del contact
tracing, hanno deciso di non attivare subito il percorso perché, in primo luogo, non c’era un obbligo di attivare l’app da parte del ministero trattandosi di uno strumento di supporto ed eventuale integrazione. Facciamo una sintesi?». Prego…
«Noi avevamo la struttura informatica pronta ma non avevamo chiaro come gestire i pazienti, per questo abbiamo scritto nuovamente al ministero anche nei giorni scorsi. Nel frattempo, com’è noto, il dipartimento di Prevenzione Veneto ha rafforzato tutte le attività di contact tracing. Ora, nella “fase due”, con la risalita dei contagi, con le altre regioni stiamo attivando anche questa ulteriore rete di tracing».
Che succede ora?
«La lettera per i nostri Sisp (Servizio Igiene e Sanità Pubblica ndr) è pronta e firmata, sarà inviata entro venerdì per permettere anche alle altre regioni di procedere con la stessa presa in carico. Ai Sisp è stato chiesto di inviare, entro il 19 ottobre, il riferimento degli operatori abilitati alla trasmissione dei codici di sblocco dell’app Immuni che sarà operativa già dalla prossima settimana. Non abbiamo nessun problema ad attivarla».
La sua struttura ha ricevuto indicazioni politiche per non attivare Immuni?
«No, nel modo più assoluto. Io sono un tecnico, come lo sono i colleghi delle altre regioni. Regioni, per altro di diverso colore politico, e sul piano tecnico ci muoviamo. La verità è che era prioritario, piuttosto, il consolidamento delle pratiche di tracing e abbiamo considerato che Immuni si sarebbe potuta aggiungere in momento successivo».
Che deve fare dalla prossima settimana il cittadino veneto che riceve l’alert di Immuni?
«Abbiamo optato per due vie: può rivolgersi al proprio medico che valuta il rischio del contatto in questione o può andare direttamente al punto Covid dell’ospedale più vicino in cui, mostrando l’alert di Immuni, sarà sottoposto a tampone. La presa in carico sarà immediata».
Come funziona Dalla prossima settimana, dopo l’alert, o medico di base o tampone