Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Palazzo Donà diventerà presto un albergo della famiglia Calzavara

Papadopoli, in corso il progetto di Torsello

- Alberto Zorzi

VENEZIA I Pili per ora sono dietro le spalle, ma gli affari di Ching Chiat Kwong in laguna proseguono, seppur con un po’ di ritardo. Il magnate di Singapore ha infatti comprato – anche qui tra le polemiche – due palazzi dal Comune per farne altrettant­i alberghi. E mentre per il Poerio Papadopoli è ancora in corso la progettazi­one, affidata all’architetto Alberto Torsello, visto che dopo il rogito del luglio 2019 l’immobile è stato consegnato solo un mese fa (l’accordo era che nei successivi 12 mesi il comando dei vigili si trasferiss­e nella nuova smart control room al Tronchetto), per palazzo Donà la consegna dovrebbe avvenire a breve. E a gestirlo saranno i Calzavara, storica famiglia che a Jesolo già possiede quattro alberghi, di cui fa parte anche Francesco, ex sindaco e nelle scorse settimane riconferma­to in consiglio regionale con la Lista Zaia. «Abbiamo chiuso l’accordo un anno fa e avremmo dovuto aprire la scorsa estate - spiega - Alcuni problemi da risolvere e il Covid hanno causato dei ritardi, ma siamo molto contenti di arrivare per la prima volta anche a Venezia. Ovviamente abbiamo chiesto una rivisitazi­one del canone, vista la situazione». Il nome ancora non c’è e sarà un 4 o 5 stelle di 27 camere.

Anche qui tra la Sama Global, che ha curato i lavori, e la Grandeur Oxley di Kwong è aperto un contenzios­o. «Manca ancora il pagamento dell’ultima parte degli arredi, abbiamo fatto un’ingiunzion­e per circa 250 mila euro - spiega l’ad di Sama Andrea Giacomini - il pregresso invece è stato saldato». «I ritardi sono stati legati da un lato al blocco dei cantieri per il coronaviru­s, dall’altro perché alcuni lavori erano stati fatti male dalla Sama», spiega invece Luis Lotti, emissario di Kwong in Italia.

Lotti, peraltro, accusa pesantemen­te Claudio Vanin, che aveva seguito i lavori. «L’abbiamo denunciato per aver falsificat­o gli stati di avanzament­o lavori, si è comportato in maniera truffaldin­a - spiega, pur ricordando che la procura alla fine ha archiviato l’accusa - Io l’ho anche denunciato per tentata estorsione». (a. zo.) la riprova di quello che denunciamo da sempre: il blind trust ci vede benissimo!». Il neoconsigl­iere Marco Gasparinet­ti (Terra e Acqua), che da portavoce del Gruppo 25 aprile aveva più volte denunciato gli affari di Kwong in laguna, ripercorre proprio quegli ultimi mesi del 2017, adombrando che lo «sconto» di circa 3 milioni per Palazzo Donà (pagato meno di 11 milioni rispetto ai 14 a bilancio) possa essere legato alle trattative sui Pili. «Do(nadini) ut des - ironizza - Quando Donadini interloqui­va con loro in che ruolo lo faceva e cosa ha fatto per evitare una commistion­e di ruoli? Chiarisca o si dimetta». «Può un sindaco trattare i beni (comuni) della città per scopi utili alla propria attività di imprendito­re?», accusa anche l’altro neoconsigl­iere Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme).

"Francesco Calzavara Contenti di «sbarcare» a Venezia. Ritardi per il Covid

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