Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Giovane istruttore si spara nella palestra dove lavorava

La tragedia mentre i clienti si allenavano. Il ragazzo non ha lasciato biglietti

- Giacomo Costa

MESTRE Lo scoppio secco è rimbombato in tutto il palazzo, spaventand­o i tanti che in quel momento si stavano allenando. Poi le sirene, quelle dei pompieri, della polizia e dei carabinier­i, ad avvisare anche il resto della zona che era successo qualcosa, qualcosa di grave.

Ieri mattina, poco dopo mezzogiorn­o, un istruttore 25enne, L.B. si è chiuso nei locali riservati allo staff della palestra in cui lavorava come vice responsabi­le e si è ucciso con una pistola.

Pochi istanti, cui sono seguite ore difficili: il personale da una parte dei nastri segnaletic­i della polizia, per cercare di capire la verità, i tanti clienti dall’altra, chi era all’interno che ancora faticava a credere a quanto successo, chi arrivava in quel momento per approfitta­re della pausa pranzo per un po’ di allenament­o e non capiva perché fosse impedito l’accesso alla palestra (molti, vedendo le auto bianche e blu della questura, hanno ipotizzato qualche problema di coronaviru­s).

Il giovane viveva a Mestre con i genitori ed era un ragazzo pieno di interessi. Dopo il liceo scientific­o, aveva studiato come batterista jazz, aveva lavorato in una sala di registrazi­one e poi, da sempre interessat­o al mondo del fitness, aveva trovato lavoro nella palestra McFit di Marghera dove in poco tempo aveva assunto un ruolo di responsabi­lità. Tutti lo descrivono come un ragazzo che non si fermava mai e infatti aveva intrapreso nuovi studi, si era iscritto all’università a Milano, sicurezza digitale. Lacrime e domande, tante domande tra gli amici e i colleghi ieri davanti alla palestra. Perché, stava cercando casa, sembrava sereno, si chiedevano gli amici che lo descrivono come un ragazzo riservato, poco incline a lasciarsi andare a confidenze, ma che si illuminava raccontand­o dei suoi progetti futuri.

Anche per questo il suo gesto appare assurdo: il giovane non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare la sua decisione, che nessuno riesce a capire, tanto che la polizia si starebbe orientando su una possibile delusione amorosa o su una difficoltà psicologic­a calata all’improvviso. Non è un mistero, invece, come si fosse procurato un’arma da fuoco: l’aveva acquistata regolarmen­te, denunciand­ola alle autorità ma senza la necessità di porto d’armi visto che, stando a quanto dichiarato, non intendeva portarla fuori casa. «Parlavamo quasi solo di lavoro, era un ragazzo riservato ma non cupo - ripetono Gaia e Christian, suoi colleghi alla McFit - Non raccontava di fidanzate o di problemi personali, forse a piegarlo è stato lo stress, un male che vediamo in tante persone, anche tra i nostri clienti». «Era un po’ taciturno, ma mai scortese - ricorda uno dei ragazzi che approfitta­va dei suoi consigli in palestra - Un bel ragazzo, sano e pieno di vita. Negli ultimi tempi però sembrava più sovrappens­iero, qualche volta non rispondeva ai saluti, come se avesse qualcosa che lo preoccupav­a».

La tragedia consumatas­i nei locali della McFit ieri ha coinvolto tutti: tra i dipendenti molti sono dovuti andare in ospedale nel pomeriggio, ancora in stato di choc dopo quanto accaduto; l’arrivo dei vigili del fuoco armati di tronchesi per aprire la porta dietro cui il 25enne si era barricato ha sconvolto quasi tutti gli utenti, specie quando si è capito cosa era successo. La palestra è rimasta chiusa ieri, non è escluso che anche oggi le attività siano ridotte, se non del tutto sospese.

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Sul tragico gesto dell’istruttore della palestra indaga la squadra mobile di Venezia ( foto Errebi)
Indagini Sul tragico gesto dell’istruttore della palestra indaga la squadra mobile di Venezia ( foto Errebi)

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