Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Giovane istruttore si spara nella palestra dove lavorava
La tragedia mentre i clienti si allenavano. Il ragazzo non ha lasciato biglietti
MESTRE Lo scoppio secco è rimbombato in tutto il palazzo, spaventando i tanti che in quel momento si stavano allenando. Poi le sirene, quelle dei pompieri, della polizia e dei carabinieri, ad avvisare anche il resto della zona che era successo qualcosa, qualcosa di grave.
Ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, un istruttore 25enne, L.B. si è chiuso nei locali riservati allo staff della palestra in cui lavorava come vice responsabile e si è ucciso con una pistola.
Pochi istanti, cui sono seguite ore difficili: il personale da una parte dei nastri segnaletici della polizia, per cercare di capire la verità, i tanti clienti dall’altra, chi era all’interno che ancora faticava a credere a quanto successo, chi arrivava in quel momento per approfittare della pausa pranzo per un po’ di allenamento e non capiva perché fosse impedito l’accesso alla palestra (molti, vedendo le auto bianche e blu della questura, hanno ipotizzato qualche problema di coronavirus).
Il giovane viveva a Mestre con i genitori ed era un ragazzo pieno di interessi. Dopo il liceo scientifico, aveva studiato come batterista jazz, aveva lavorato in una sala di registrazione e poi, da sempre interessato al mondo del fitness, aveva trovato lavoro nella palestra McFit di Marghera dove in poco tempo aveva assunto un ruolo di responsabilità. Tutti lo descrivono come un ragazzo che non si fermava mai e infatti aveva intrapreso nuovi studi, si era iscritto all’università a Milano, sicurezza digitale. Lacrime e domande, tante domande tra gli amici e i colleghi ieri davanti alla palestra. Perché, stava cercando casa, sembrava sereno, si chiedevano gli amici che lo descrivono come un ragazzo riservato, poco incline a lasciarsi andare a confidenze, ma che si illuminava raccontando dei suoi progetti futuri.
Anche per questo il suo gesto appare assurdo: il giovane non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare la sua decisione, che nessuno riesce a capire, tanto che la polizia si starebbe orientando su una possibile delusione amorosa o su una difficoltà psicologica calata all’improvviso. Non è un mistero, invece, come si fosse procurato un’arma da fuoco: l’aveva acquistata regolarmente, denunciandola alle autorità ma senza la necessità di porto d’armi visto che, stando a quanto dichiarato, non intendeva portarla fuori casa. «Parlavamo quasi solo di lavoro, era un ragazzo riservato ma non cupo - ripetono Gaia e Christian, suoi colleghi alla McFit - Non raccontava di fidanzate o di problemi personali, forse a piegarlo è stato lo stress, un male che vediamo in tante persone, anche tra i nostri clienti». «Era un po’ taciturno, ma mai scortese - ricorda uno dei ragazzi che approfittava dei suoi consigli in palestra - Un bel ragazzo, sano e pieno di vita. Negli ultimi tempi però sembrava più sovrappensiero, qualche volta non rispondeva ai saluti, come se avesse qualcosa che lo preoccupava».
La tragedia consumatasi nei locali della McFit ieri ha coinvolto tutti: tra i dipendenti molti sono dovuti andare in ospedale nel pomeriggio, ancora in stato di choc dopo quanto accaduto; l’arrivo dei vigili del fuoco armati di tronchesi per aprire la porta dietro cui il 25enne si era barricato ha sconvolto quasi tutti gli utenti, specie quando si è capito cosa era successo. La palestra è rimasta chiusa ieri, non è escluso che anche oggi le attività siano ridotte, se non del tutto sospese.