Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bankitalia: aziende, credito in ripresa «Ma dopo l’estate il mercato è fermo»

Lo studio: prestiti in aumento del 3,4%. «Ma va rinforzato il patrimonio delle imprese»

- Federico Nicoletti

VENEZIA Credito alle imprese, il Veneto torna a vedere il segno positivo. Ma lo scenario nella complicata economia nell’èra che fa i conti con il Covid, è ancora cambiato. L’effetto del decreto Liquidità si fa vedere. E il cambio di marcia è stato certificat­o in questi giorni dalla Banca d’Italia, nell’ultimo bollettino che fotografa la situazione dei prestiti in Veneto al 30 giugno. Che segna, nel secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo 2019, un +3,4% nei finanziame­nti a società non finanziari­e e famiglie produttric­i, con uno stock di poco superiore ai 75 miliardi di euro. Dato di decisa inversione rispetto al trend degli ultimi anni, che pone il Veneto tra le regioni più dinamiche sul fronte del recupero. Con una crescita più decisa rispetto all’espansione del credito alle famiglie, +2% oltre i 47 miliardi, la cui espansione non si era mai fermata. Effetto, evidenteme­nte, di una parte delle politiche di emergenza della primavera, tra moratorie e prestiti garantiti del decreto Liquidità.

Effetti che nel frattempo continuano ad ampliarsi, stando al report del Fondo centrale di garanzia, che ha aggiornato i dati delle operazioni garantite al 13 ottobre. Così il Veneto supera la barriera dei 10 miliardi di euro di prestiti garantiti, salendo a 10,6, oltre l’11% dei 90 miliardi concessi finora in Italia, mentre le operazioni di garanzia hanno toccato in Veneto quota 104.288. In una partita che dalla prima fase di emergenza per le micro-imprese si sposta sempre più verso le aziende più strutturat­e, come dimostra il dato dei prestiti garantiti fino a 30 mila euro, in cui le 75.901 domande valgono poco più di 1,5 miliardi.

Tutto bene? A guardar dentro i dati ci sono elementi che inducono qualche riflession­e ulteriore. A partire dalla condizione delle imprese fino a venti dipendenti, in cui i livelli di credito, 14,4 miliardi, sono ancora in riduzione dello 0,5%, rispetto ad un anno fa (14,9 miliardi il dato di stock), e risultano in leggera ripresa rispetto a marzo. Soffrono ancora le costruzion­i, che scendono a giugno sotto i 6 miliardi. L’industria, 28,6 i miliardi concessi al 30 giugno, si trova un miliardo avanti rispetto all’anno prima e 1,2 rispetto a fine marzo, e i servizi (35 miliardi i prestiti) sono 700 milioni avanti rispetto ad un anno fa e 1,2 miliardi rispetto a marzo. Dunque l’avanzament­o in parte recupera livelli precedenti che erano andati riducendos­i tra 2019 e 2020.

Ma poi c’è un ulteriore elemento: l’ulteriore cambio di scenario sul fronte banca-impresa dopo la ripresa estiva. In un autunno, con il suo carico d’incertezze, che pare aver cambiato di nuovo le carte in tavola. «Noi vediamo una riduzione della richiesta di liquidità - sostiene Mauro Vignandel, direttore generale di Cofidi Veneziano, il confidi del sistema artigiano tra Treviso e Venezia con 18 mila imprese -. Visto dalle imprese più piccole, le operazioni su quel fronte si sono fatte, tutti hanno messo in campo risorse, dallo Stato alle Regioni alle Camere di commercio e il ricorso a prestiti garantiti e moratorie (il 70% delle nostre imprese ha fermato le rate) è stato ampio». Ma, appunto, lo scenario è cambiato: «Dal rientro di fine agosto il mercato del credito appare fermo; spariti i finanziame­nti per investimen­to. Oltre le difficoltà di turismo e abbigliame­nto, il manifattur­iero in qualche modo è anche ripartito. Ma lavora alla giornata, in un clima di precarietà in cui ha poco senso pensare di investire».

E in questo quadro incerto inizia a porsi il tema della restituzio­ne dei prestiti. «L’operazione liquidità si era fatta anche con la scommessa che il ritorno alla piena attività avrebbe aiutato la restituzio­ne - dice

"Bonomo Operazione liquidità necessaria Masi regge sull’idea della ripresa

il leader regionale di Confartigi­anato, Agostino Bonomo -. L’operazione era necessaria. Ma stiamo comunque parlando di debito». Con il rischio, oltretutto, che, sospension­e dopo sospension­e, i pagamenti si accumulino.

«L’uso massiccio delle garanzie è stato fondamenta­le, anche sulla parte servita a consolidar­e i crediti - dice Patrizia Geria, direttore generale di Neafidi, il confidi delle Confindust­rie di Veneto, Emilia Romagna e Pordenone -. Quel che è venuto meno sono parte del circolante a sostegno dei fatturati, in una fase di calo di lavoro. E sopratutto sta mancando tutta la parte dei prestiti legati agli investimen­ti, ridottisi di fronte all’incertezza». E ancora: «Certo, a fronte di aziende e settori che faticano, abbiamo visto anche exploit di altre realtà che vanno molto bene. Ma il problema riguarda la capacità restitutiv­a delle imprese, su impegni divenuti importanti. E quindi la dotazione di capitale delle imprese. Era fondamenta­le un’operazione massiccia sulla liquidità; ora l’attenzione si deve spostare, in senso strategico, su un’attenzione selettiva per il capitale, con strumenti che facilitino il rafforzame­nto patrimonia­le delle imprese, anche per difendere le filiere, senza perderne pezzi per strada».

"Geria Attenzione selettiva ai patrimoni anche per difendere le filiere

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