Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Navi ferme altre otto ore l’insofferenza del porto «Ora basta con i test»
«L’hanno provato con
VENEZIA la bora e lo scirocco, senza vento o con la pioggia e ora anche con una marea più bassa del previsto. Ora le attività di test sono state completate e abbiamo avuto ampie rassicurazioni che sarà rispettato il limite di salvaguardia previsto dai protocolli». Quella di ieri non è stata una giornata facile per il porto e i suoi operatori. Per il secondo giorno consecutivo il Mose è stato chiuso per otto ore, dalle 7 alle 15, e
le dighe gialle anche il traffico navale. E Alessandro Santi, che guida Assoagenti ma è anche il portavoce della neonata Venice Port Community, non nasconde un po’ di fastidio quando guarda e riguarda quelle due quote: il picco di 117 centimetri della marea, lontano dai 130 previsti per il «sollevamento in emergenza», e soprattutto quei 45 centimetri in laguna. «Ci era stato detto che in caso di “falso allarme” la procedura si sarebbe potuta abortire e questo sarebbe stato il caso - afferma - ma soprattutto alzando a una quota così bassa abbiamo raddoppiato i tempi di chiusura delle dighe».
Il Mose infatti si può riaprire solo quando tra mare e laguna la quota è la stessa. E dunque più è bassa al momento del sollevamento, più bisognerà attendere per «liberare» le bocche di porto. Per fare un esempio, ieri alla bocca di Lido, dopo il picco a 117 alle 10.40, la marea ha tocca i 100 alle 11.40, gli 80 alle 12.40 e i 50 alle 13.50. «La quota di salvaguardia dovrebbe essere 130 e possiamo anche abbassarla, ma non 45 - continua Santi - Inoltre l’allarme, che dovrebbe essere dato 48 ore prima come era accaduto per l’evento di giovedì, qui è arrivato solo 18-20 ore prima». Temi che saranno oggetto di analisi da parte del super-commissario del Mose Elisabetta Spitz e del provveditore Cinzia Zincone, ieri non soddisfatta proprio per questo aspetto. «Che il picco sia stato più basso del previsto lo si è potuto dire solo con il senno di poi - commenta - Però io avevo dato indicazione di sollevare a una quota un po’ più alta, in modo da poter abbassare prima le paratoie. Voglio capire che cosa è successo e se questo anticipo è stato necessario per motivi tecnici». Che da parte del tandem Spitz-Zincone ci sia grande attenzione al porto lo dimostrano le tante riunioni e il fatto che giovedì la bocca di Malamocco è stata chiusa qualche minuto dopo rispetto a Lido e Chioggia, proprio per far transitare le ultime navi: ieri invece, con l’interdizione alle 6 di mattina, sono potute uscire ed entrare dal porto solo nel primo pomeriggio.
«Abbiamo cercato di ridurre i disagi al minimo possibile e c’è stato un fortissimo impegno dei servizi tecnico-nautici per la riorganizzazione di ingressi e uscite - spiega l’ammiraglio Piero Pellizzari - Poi certo dobbiamo riuscire a trovare ancora meglio il giusto bilanciamento tra le esigenze del porto e quelle del centro storico». Il comandante della Capitaneria di Porto di Venecon zia, che ha dedicato parte del suo personale proprio alla gestione delle chiusure del Mose, cerca però anche di gettare acqua sul fuoco: «Non dimentichiamo che si parla di previsioni complesse, fatte su pochi centimetri - afferma - In questi mesi c’è stata una fortissima accelerazione che ha portato a grandi risultati: ora siamo in grado di chiudere la laguna. Ma siamo in fase di test e ancora non c’è l’Autorità che coordinerà tutto».
Il commissario dell’Autorità di sistema portuale di Venezia Pino Musolino rilancia invece due suoi cavalli di battaglia per far funzionare meglio lo scalo in tempi di Mose. «Già dal 2017 abbiamo ripetutamente sottolineato la necessità di adeguare la conca di navigazione di Malamocco per rendere sicuro e agevole il passaggio di navi fino a 320 metri», è il primo: il piano prevede di allungare i pennelli di invito e realizzare delle banchine dove le navi si possano appoggiare per mettersi in asse, ma c’è anche un’ipotesi di modificare la lunata, che sarebbe troppo «stretta». L’altro è una centrale operativa come accade in altri «porti regolati» del Nord Europa. «A fronte delle informazioni ricevute dalla sala operativa del Mose, potrebbe gestire e programmare in tempo reale il traffico, al tempo stesso coordinando le comunicazioni con tutti gli operatori».
Tempi allungati Alzando a quote basse si allungano i tempi di riapertura: «Potrebbero essere metà»