Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Vaccino, a gennaio 342 mila dosi
Il piano veneto inviato al commissario Arcuri: primo step per operatori sanitari e anziani. Sette i siti per la distribuzione
VENEZIA La Regione ha inviato a Roma l’elenco dei primi 171.003 tra sanitari, operatori e ospiti di Rsa da vaccinare con due dosi di anti-Covid a fine gennaio. E anche la lista dei 7 ospedali che lo avranno.
VENEZIA E’ partita la macchina organizzativa che a fine gennaio porterà in Veneto le prime dosi del vaccino anti-Covid, secondo il piano messo a punto dal gruppo di lavoro del ministero della Salute e del quale fa parte la dottoressa Francesca Russo, direttore della Prevenzione in Regione. Rispondendo alle richieste del commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, Palazzo Balbi ha comunicato i propri numeri relativi alle categorie aventi diritto (ma sempre su base volontaria) ai 3,4 milioni di dosi iniziali prodotte dalla Pfizer e acquistate dal governo. E cioè personale sanitario, operatori e anziani delle case di riposo. «In tutto 171.003 persone — spiega Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale — ma siccome è prevista una doppia somministrazione (la seconda a 21 giorni dalla prima, ndr), avremmo bisogno di 342.006 vaccini. Poiché il nostro è un Sistema socio-sanitario, agli ospedalieri e ai dipendenti delle Rsa sono stati aggiunti il personale e gli ospiti dei centri residenziali per minori, disabili, pazienti psichiatrici e tossicodipendenti. Abbiamo incluso l’elenco degli ospedali in grado di conservare il vaccino a -75 gradi: si tratta degli hub di Padova, Verona, Vicenza, Treviso, Mestre e degli hub provinciali di Belluno e Rovigo (che però, pur dotato dei frigoriferi adatti non li ha ancora segnalati, ndr). Infine — chiude Lanzarin — con Azienda Zero stiamo operando una ricognizione sul mercato per comprare le siringhe necessarie a inoculare l’anti-coronavirus».
Uno scrupolo in più, perché lo stesso Arcuri ha avviato in queste ore il bando per l’acquisto di oltre 100 milioni di siringhe. I sette poli veneti fanno parte dei 300 italiani, tra ospedali ed Rsa, all’altezza di conservare e somministrare il vaccino. Nell’e-mail inviata alle Regioni dal commissario si legge infatti: «Appare prioritario salvaguardare quei luoghi che nel corso della pandemia hanno rappresentato il principale canale di contagio e diffusione del virus, quali ospedali e presidi residenziali per anziani. In questa prima fase si potrebbe prevedere di somministrare il vaccino direttamente negli ospedali e, tramite Unità mobili (due infermieri, ndr), nelle Rsa distanti non più di 30-60 minuti dai primi». A consegnare il prodotto ai 300 centri individuati sarà la Pfizer, «per garantirne l’integrità», in borse refrigerate contenenti cinque scatole con 975 dosi ciascuna. Dopodiché potrà essere mantenuto per altri 15 giorni nelle borse oppure sei mesi in celle frigorifere. Ogni ospedale nella lista «dovrà essere in condizione di vaccinare almeno duemila persone, o più, ma con multipli di mille, in 15 giorni». In realtà le Regioni hanno indicato più di 300 presidi, quindi Arcuri dovrà selezionare i più idonei a partire e tenere gli altri a disposizione per la seconda fase, relativa alla vaccinazione di massa prevista entro settembre 2021. Il governo ha infatti firmato con la Pfizer un contratto per 27,2 milioni di dosi, cui dovrebbe seguire un secondo invio da 13,5 milioni. Ma ha anche già opzionato 2 milioni di vaccini AstraZeneca e un quantitativo da definire della Moderna.
Quanto a timori e polemiche sulla sicurezza, annuncia Roberto Speranza, ministro della Salute: «Verranno fatte tutte le verifiche affinché l’anti-Covid sia efficace e sicuro. Gli acquisti sono stati centralizzati, il nostro Paese otterrà il 13,65% di tutti i vaccini già opzionati e che saranno acquistati in sede europea». In linea il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità: «I vaccini stanno seguendo tutti gli step garantiti dagli organi di controllo internazionali, cioè Ema e Food and Drug Administration. Un vaccino più rapidamente disponibile vuole la catena del freddo, cioè la conservazione a -75 gradi, rispetto agli altri, ma il percorso è stato valutato per tempo. Se il vaccino fosse disponibile oggi, lo assumerei senza alcuna esitazione». Lo stesso hanno detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, e Gianni Rezza, a capo della Prevenzione al ministero, che ha rivelato il progetto di immunizzare il 60%-70% della popolazione.
Passando invece al bollettino regionale, ieri si sono sfiorati i tremila ricoveri (2896), tra Infettivi (2577) e Terapie intensive (319). «Nella massima punta della prima ondata, a marzo, erano 2400 — ricorda il governatore Luca Zaia — piano piano si continua a crescere». I nuovi contagi sono 3472 (59.955 tamponi in 24 ore) su un totale di 135.632, tra cui una signora padovana di 100 anni a cui il sindaco Sergio Giordani ha inviato un mazzo di fiori. I decessi salgono a 3529: ieri si sono spenti 58 malati.