Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Zonin: Bpvi, audio fermati in cda a tutela di Bankitalia
VICENZA Le registrazioni interrotte durante i cda di Popolare di Vicenza? Solo un modo per tutelare Banca d’Italia da eventuali fughe di notizie quando si parlava dei colloqui riservati con via Nazionale. È uno dei passaggi delle dichiarazioni spontanee rese ieri dall’ex presidente Gianni Zonin al processo Bpvi, subito prima che la presidente Deborah De Stefano dichiarasse chiuso il dibattimento, aggiornando l’udienza al 3 dicembre, per l’inizio delle arringhe. «Quando riferivo in cda dei miei incontri istituzionali con il governatore Ignazio Visco e il capo dela vigilanza Carmelo Barbagallo vi erano raccomandazioni che mi facevano come moral suasion. Non era opportuno si registrasse»: c’era il rischio che le notizie «venissero indebitamente diffuse all’interno e all’esterno della banca».
Poi Zonin ribatte agli audio dei cda prodotti dalla difesa dell’ex vicedirettore Emanuele Giustini per mostrare che il cda sapeva delle «baciate». Zonin cerca di smontare, compresa la ricostruzione dell’incontro in cui, secondo Giustini, lui stesso gli avrebbe affidato un imprenditore di Catania, Riccardo Coffa, che aveva chiesto fidi per 5 milioni per comprare azioni per 23. Non è così. E le registrazioni dei cda confermerebbero che «l’operato del cda e mio è stato sempre finalizzato a garantire che l’istituto si muovesse nel rispetto della legalità e per la sua crescita».
Prima di Zonin la deposizione di Alberto Matta, il finanziere del fondo Optimum. Ha ricostruito il rapporto con Bpvi, con il primo contatto aperto dal segretario del cda, Mariano Sommella, la gestione di Girolamo Stabile, la rottura con lui dopo le perdite per gli investimenti su Marchini e Fusillo e sulle «baciate». Folgorato da una domanda semplice semplice della presidente De Stefano, a cui non è arrivata una risposta convincente: «Ma perché, se l’unico investitore nei due fondi dedicati era Bpvi la destinazione degli investimenti era sconosciuta?».