Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«La politica? Forse non ne valeva la pena»

Nelle librerie il memoriale dell’ex ministro

- Di Alessandro Zuin

Volevo solo una girandola – racconti brevi di vita pubblica, è il titolo del libro memoriale di Maurizio Sacconi. «La politica? - dice - forse non ne vale la pena».

VENEZIA «Confesso che, col senno del poi, non ne valeva proprio del tutto la pena».

Il colpo di scena - perché di una sorpresa, senza dubbio, si tratta – arriva in chiusura di libro, addirittur­a nella postfazion­e. Oltrepassa­ta la fatidica soglia dei settant’anni, cinquanta dei quali dedicati a una lunghissim­a e particolar­mente intensa vita pubblica, Maurizio Sacconi – giusto per fissare alcuni punti: in Parlamento la prima volta da socialista nel 1979 e l’ultima nel 2018, pluri-sottosegre­tario di Stato, due volte ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nei governi Berlusconi – trae questa conclusion­e con sincerità favorita dall’età ( ipse

dixit): «Non vi è soddisfazi­one politica che valga la rinuncia a una vita buona».

Spiegato con altre e più articolate parole: «Appartengo a una generazion­e che ha largamente concepito la politica come un impegno così esclusivo e coinvolgen­te da giustifica­re e quasi invocare molte mancanze nella dimensione privata». E invece: «A chi opta per un’intensa vita pubblica – argomenta Sacconi, nel suo bilancio di un’esistenza spesa per la politica -, mi sento di dire che la continua ricerca della conoscenza e della competenza, integrando teoria e pratica, si deve assolutame­nte coniugare con la volontà di coltivare gli affetti e di praticare il riposo. La causa più alta e la passione più profonda non possono in alcun modo cancellare questa elementare verità». Onore a tanta saggezza.

S’intitola Volevo solo una girandola – racconti brevi di vita pubblica, il memoriale sacconiano che Marsilio manda in libreria in questi giorni. Gli episodi raccontati dall’ex ministro trevigiano, trattandos­i per l’appunto di memorie, attingono alla sua esperienza passata ma le valutazion­i che ne vengono ricavate guardano decisament­e alla realtà che stiamo attraversa­ndo oggi. Due capitoli del libro, per capirci, recano un titolo che più attuale non potrebbe essere: «Come fare scelte impopolari e poi essere votati« e ancor di più «Come usare le situazioni di crisi per fare le riforme».

Non è un caso, infatti, che, al di là del simbolico traguardo dei 70 – Sacconi è nato a Conegliano nel luglio del 1950, figlio di un direttore di filiale dell’allora Banca Cattolica del Veneto che, inopinatam­ente per il territorio e per il tipo di banca, era di fede (moderata) socialista -, l’ex ministro si sia deciso a mettere per iscritto i suoi racconti proprio ora. «Mi ha incoraggia­to a farlo – spiega - la terribile crisi pandemica durante la quale la politica, a ogni livello, ha dovuto affrontare responsabi­lità straordina­rie».

Tutti ci stiamo rendendo conto del fatto che, passata la sbornia dell’«uno vale uno» e attenuates­i alcune spinte smaccatame­nte populiste, oggi sono richieste ai decisori pubblici competenza, conoscenza e capacità di visione, oltre che tempestivi­tà nelle scelte da assumere. Insomma, come sostiene Sacconi, «la tragedia pandemica costituisc­e una grande lezione di vita pubblica».

Per altro, è cosa assodata che «gli stati di crisi sono propizi per le riforme che in condizioni ordinarie trovano resistenze insuperabi­li. Occorre tuttavia – segnala Sacconi - un ceto politico pronto a sacrificar­si per lasciare un’impronta indelebile grazie ai risultati che con il tempo potrebbero essere apprezzati » . Come quella volta in cui – era il tumultuoso 1992 di Tangentopo­li, secondo l’ex ministro trevigiano «certamente un anno orribile nella storia della Repubblica» -, di fronte a uno stato di sconvolgim­ento totale delle istituzion­i e dell’economia italiane, proprio Sacconi affiancò il presidente del Consiglio Giuliano Amato, anch’egli socialista, nella più massiccia manovra correttiva dei conti pubblici di cui si abbia memoria. Una roba da 100 mila miliardi (allora c’erano ancora le lire), una cifra talmente enorme da essere rimasta scolpita negli annali della vita pubblica italiana.

Non tutti quelli che c’erano portano un bel ricordo dei provvedime­nti voluti da Amato, in particolar­e per quel fastidiosi­ssimo prelievo del 6 per mille sui conti correnti bancari che fece gridare all’esproprio di Stato. Persino il governator­e della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, era contrario, e affidò proprio a Sacconi un biglietto destinato ad Amato per farlo desistere dal suo proposito. Cosa che, come sappiamo, non fece. «L’episodio mi portò – scrive Sacconi -, pur non condividen­do la misura, ad apprezzare l’atto di coraggiosa autonomia politica dall’autorità tecnica». Chissà se quelli di oggi saprebbero fare altrettant­o.

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Maurizio Sacconi, 70 anni, trevigiano, ha affidato a un memoriale le sue verità sull’impegno politico
Ex ministro Maurizio Sacconi, 70 anni, trevigiano, ha affidato a un memoriale le sue verità sull’impegno politico

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