Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Gli acquisti di fretta, le code e i negozi
Clienti e gestori alle prese con la nuova ordinanza di Zaia: «Shopping di fretta? Mai»
Viaggio tra clienti e gestori alle prese con la nuova ordinanza di Zaia che mette un limite agli ingressi
VICENZA Fare shopping è un piacere, e sennò che piacere è? Lo era, come per il caffè, ora non più: il taylorismo entra nei negozi del lusso e impone la pratica del tempi e metodi come in fabbrica: la commessa guarderà l’orologio, poi la cliente, là fuori la coda che si allunga: «Che fa signora? Compra o non compra?».
L’ultima ordinanza agrimensoria fissa nel numero di 40 metri quadri assegnati all’avventore per abitare un esercizio – qualunque – non dice cosa deve comprare e in quanto tempo debba farlo, ma deve affrettarsi. L’indecisione va a detrimento del cliente successivo e il terzo fuori in strada può anche spazientirsi e cambiare indirizzo. Da martedì ogni negozio ha l’insegna del numero massimo di clienti consentiti.
Pavin Exclusive, Corso Palladio, Vicenza. Le due commesse riservate e adeguate al locale sono perplesse: «Cosa dovremmo fare? Cercheremo di farglielo capire, cortesia e tanta pazienza. Si spera anche nella buona educazione del cliente». Ecco, questa storia del tempi e metodi che entra d’inciso nel commercio porta con sé uno sgradevole effetto collaterale: scombina una consuetudine, tarpa il piacere e reprime l’aspirazione – quella di girovagare tra gli stand, scorrere con gli occhi la mercanzia, entrare e magari non comprare niente – niente di tutto ciò sarà più possibile, non è vietato ma sconsigliato. Il «mi suggerisca lei signorina cosa posso regalare a mia moglie che ha pressapoco a stessa taglia» è fuori discussione. Astenersi perditempo, addio a tutte queste meravigliose sciocchezzuole sepolte dalle necessità sanitarie. La dissuasione funziona un po’ come i cordoli sulle strade: se la ignori scassi le sospensioni, se la rispetti metti a dura prova la tua pazienza. Per le spese di Natale pare ne servirà parecchia.
«Io pressata dalla gente, in un negozio con la commessa che mi guarda come fossi in posta non ci entro nemmeno – dice la giovane signora in aria di compere – ma anche no, se vado a fare shopping è per me, farmi venire delle idee, capire cosa mi piace. Lo devo fare con l’assillo di chi mi sta dietro? Ma figuriamoci».
Centro commerciale le «Piramidi» di Torri di Quartesolo. Alla porta Uno un cartello avverte che la capienza massima del centro è di 2.228 persone. Come le contino non si capisce, se ne capisce l’inutilità perché le persone non ci sono. Manca l’addetto alla computisteria umana e anche il totalizzatore, mancano i clienti: «Come li conto? Si va a spanne diciamo, diciamo che qua dentro si capisce quando è troppo». Max 55 persone dice il cartello quando a comprare ce ne saranno una decina, l’esagerazione ammonitoria che tutto sovrasta e intima non è mai parsa così inutile come qui nel tempio della spesa giacché mai come in questo fine settimana la clientela è sembrata rarefatta: nessuna coda all’abbigliamento, all’occhialeria o al gioiello, i locali del grande centro commerciale delle Piramidi ieri pomeriggio erano ampiamente vuoti.
Gli unici in coda li trovavi dal tabacchino. E dove non si conta ci si appella all’umana comprensione, «anche il direttore è malato abbia pazienza». I pasti da McDonald’s si prendono come nei film di fantascienza pigiando su certi schermi giganti, si sceglie il piatto, si infila la carta di credito e poi si va al banco; ritirata la pietanza si consuma nel silenzio assoluto con le cameriere che fanno da addette alla security. Giovani gli avventori o giovanissimi perché la procedura leva l’appetito agli anziani. E anche questa è dissuasione.
Nel tempio del consumismo il Natale è lontano, il rito si presenta fiacco e i fedeli sono in crisi: a chi dare ascolto? Alle invocazioni delle promozioni - «Black friday, 70 per cento di sconti» – che dicono affrettati, compra e consuma, godi e vivi, o agli altri cartelli delle ammonizioni che dicono tutt’altro: godi di meno, astieniti, riguardati e igienizzati, stai in coda e se proprio non sai farlo, stai a casa tua?
La piccola distribuzione perderà quote di mercato ma vince in umanità, in centro, dal classico casolin si compra ancora col conforto della compassione. Latterie Vicentine, formaggi e salami, il cartello indica quattro persone max, quattro per venti fa 80, «non è mio il conto, lo hanno fatto le Latterie Vicentine a cui pago l’affitto» - il casolin si guarda intorno, computa a memoria, si perde - «12 per 5 fa 60, sessanta, noi ne abbiamo 80, insomma noi qui siamo solo affittuari, che conti dobbiamo fare? E lei, si tiri su la mascherina che le è caduta dal naso».
Chi ne ha 80 di metri, chi 60, chi ne ha solo 40 come la drogheria di via Zambeccari deve accontentarsi di un cliente per volta e subito fa sparire il giornale esposto sul banco: «Ha visto? che sbadato, anche a questo devo pensare, non si possono esporre giornali, dovrei igienizzarlo ogni volta e poi dovrei cacciare fuori lei o la signora, siamo in troppi, neanche ai tempi dell Duce era così, e sì che lui era uno dritto». La signora vuole del radicchio di stagione, nell’indecisione rimaniamo entrambi a parlare di lockdown e di Maradona: «Ha letto che a Napoli protestano perché non possono commemorarlo adeguatamente in processione. Ma mi facciano il piacere».