Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Enav, no al trasferimento degli uomini-radar a Milano»
PADOVA (g.f.) Il centro di controllo radar del traffico aereo di Abano potrebbe essere trasferito a MilanoMalpensa, così come la di gestione dei movimenti di avvicinamento nelle torri degli aeroporti di Venezia e di Verona. Se ne andrebbero dal Veneto circa 400 addetti Enav, in gran parte operativi nell’hub padovano. Si tratta di uno fra i provvedimenti più rilevanti, al centro di una interrogazione parlamentare presentata dai parlamentari leghisti veneti alle Camere, su sollecitazione del governatore Luca Zaia, previsti dal nuovo piano industriale dell’Ente nazionale per l’assistenza al volo. La preoccupazione è espressa dall’associazione «Quota 2027» (l’anno entro cui il piano dovrebbe compiersi) e che aggrega un centinaio di addetti a rischio di trasferimento in una nuova sede lombarda Enav. A cominciare da quelli di Verona addetti
A Nordest all’«avvicina-mento», che potrebbe già esser dislocata a Milano dalla prossima primavera.
«Riteniamo - scrivono gli esponenti politici - che le logiche di mercato, per un’azienda a partecipazione pubblica che peraltro già in utile consistente, non si sposino con il ruolo istituzionale di Enav. La suddivisione del controllo in quattro centri garantisce una fonte di resilienza formidabile in caso di attentati terroristici, hacking, guasti tecnici e focolai pandemici». Ed è già accaduto, fanno presente i controllori veneti, che durante un recente un black out agli impianti di Milano la sicurezza aerea sia stata assicurata per via incrociata da Abano e da strutture francesi, in grado di coprire l’area momentaneamente sguarnita. Non si comprende peraltro, aggiungono gli interessati, la logica dell’operazione, dato che, trattandosi di un ente con-trollato dal ministero dell’Economia e non è possibile procedere ad una riduzione del personale, prima voce di costo dell’azienda. Nell’interrogazione viene infine fatto notare che Enav è l’unica azienda di servizi radar quotata in Borsa e «non si capisce perché in Italia si debbano mettere a rischio economia e resilienza».