Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marchi: «Banca Finint in Borsa se la valutazione sarà giusta»
A Innocenzi la guida operativa: «Terrò la maggioranza»
TREVISO In Borsa, magari già nel 2021 o 2022, per avere i fondi per crescere con acquisizioni. Purché l’economia riparta con la fine della pandemia e il valore attribuito dal mercato a Banca Finint sia almeno pari a quello del patrimonio netto, oggi tra i 140 e i 150 milioni di euro: «Altrimenti non si fa nulla». Con un’altra certezza: «Mantenere il controllo», pur se la quota può scendere, con una quotazione, anche tra il 50 e il 60%.
«Ma esser socio di maggioranza con la mia famiglia è la condizione necessaria. Le imprese familiari sono molto resilienti. Ed anche le banche di questo tipo, piccole e medie, sono quelle che hanno dato meno problemi». Enrico Marchi, presidente di Banca Finint, ragiona del gruppo di Conegliano, dopo l’assemblea dei soci, l’altro ieri, che ha nominato il nuovo cda, con Giovanni Perissinotto che diverrà vicepresidente e il ruolo di Ad che dal 1. gennaio passerà all’ex manager di Banco Popolare e Cariveneto, poi approdato in Ubs e al vertice di Carige, Fabio Innocenzi. Con loro e Marchi, Giorgio Stefano Bertinetti, l’ex Ad di Alba leasing ed ex dg in Carivenezia, Massimo Mazzega, Fabrizio Pagani e Giuliana Scognamiglio.
E Innocenzi? «L’occasione si è incrociata con l’idea di un cda di persone con grandi capacità ed esperienze, di una Banca Finint che s’ispiri al modello Lazard vecchio stampo - dice Marchi –. Ho incrociato Innocenzi uscito da Carige e abbiamo trovato subito una grande sintonia. Abbiamo un’occasione unica».
E ancora: «Stiamo andando bene, anche quest’anno. E abbiamo esperienze nelle cartolarizzazioni, nei bond e nell’asset management. Intendiamo alzare il tiro sul wealth management e sui crediti deteriorati, non nella logica del semplice service di recupero, ma di aiutare le imprese a rimettersi in piedi».
L’idea, con una possibile quotazione in aumento di capitale, è di poter fare acquisizioni di strutture di gestione patrimoniale o di cartolarizzazioni. E se Banca Finint dev’essere anche glocal, radicata ma con uomini d’esperienza, come guardano da Conegliano a strutture come la Banca Ifis dell’ex manager in Finint, Luciano Colombini, che guarda alla banca d’impresa, o al Banco Tre Venezie, che potrebbe trovare una svolta con Giovanni Bossi? « Vedo con favore queste banche - chiude Marchi - ci vedo un’occasione di collaborazione su operazioni da fare insieme. Con Banca Ifis ci stiamo già ragionando. E con Bossi penso possano nascere occasioni di collaborazione».