Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Grandi negozi riaperti il sabato

Zaia firma l’ordinanza e al governo dice: «Scriviamo insieme il Dpcm». L’indice Rt risale a 1,2, il più alto tra le regioni

- M.Za.

VENEZIA Via libera dalla Regione per le aperture il sabato dei «grandi negozi». Zaia dice al governo: «scriviamo insieme il Dpcm». Intanto risale l’Rt in Veneto (1,2), il peggiore dopo la Basilicata. Ma la regione resta in zona gialla.

Un po’ come le cure per il Covid testate sul campo, in piena emergenza, anche quelle per l’economia si sperimenta­no con aggiustame­nti di tiro a volte minimi ma che impattano pesantemen­te sul sistema. Parliamo del commercio su larga scala oggetto dell’ultima ordinanza regionale che sanciva la chiusura nel fine settimana non solo dei centri commercial­i (voluta del governo) ma di tutte le «medie e grandi superfici di vendita». Tradotto: di ogni negozio superiore ai 250 metri quadri. Insomma, Ikea, l’outlet di Noventa di Piave, i grandi marchi dell’elettronic­a e così via. Dei giorni scorsi la scelta di contingent­are gli ingressi in qualsiasi negozio sopra i 40 metri quadrati a una persona ogni 20 metri quadrati. «Un test», aveva detto sibillino il presidente della Regione Luca Zaia. Test dall’esito positivo, a quanto pare, perché ieri è stata emanata una nuova ordinanza che riapre i «grandi negozi» il sabato, già da oggi. A rigore, «solo» oggi visto che l’ordinanza scadrà venerdì 4 dicembre. Si tratta del primo allentamen­to della seconda ondata fatto in contempora­nea con l’Emilia Romagna di Bonaccini.

La riapertura del sabato (da cui restano esclusi i negozi nei centri commercial­i veri e propri come previsto dal Dpcm) è arrivata con un trillo sui cellulari dei veneti con sms di quasi tutte le grosse catene commercial­i che annunciava­no: «domani siamo aperti». Non cambia nulla, invece, la domenica in cui resta chiuso letteralme­nte ogni negozio tranne quelli essenziali (alimentari, farmacie, parafarmac­ie, edicole e tabaccheri­e). L’altalena di aperture e chiusure «su misura» per il Veneto avrà, infine, conferma Zaia, una fondo ad hoc pari a 250 milioni da spartire, però, con Abruzzo, Emilia, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. «Il budget di 250 milioni è fiacco». Ma tant’è visto che,ad un certo punto, anche quei «pochi, maledetti ma subito» hanno rischiato di non esserci. « La conferma - spiega Zaia - è arrivata dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, nel corso del primo incontro fra Regioni e governo in vista del prossimo Dpcm. Un incontro che considero un riscaldame­nto a bordo campo, la partita non è neppure cominciata ancora. Il prossimo Dpcm deve essere scritto con le Regioni. Anche perché è determinan­te per la storia del Covid: copre la difficile stagione invernale, incrocia l’onda dell’influenza e quella dei primi vaccini Covid. Per questo ho chiesto che da qui al 3 dicembre ci sia lo spazio per un dialogo serrato e positivo con le Regioni». C’è una ragione in più se i governator­i, soprattutt­o dell’arco alpino, insistono per partecipar­e alla definizion­e del Dpcm: lo sci. «Uno dei temi del prossimo Dpcm, lo abbiamo capito, sarà quello degli sport invernali. - dice Zaia. Le notizie che arrivano sono di una chiusura quantomeno per il periodo natalizio. Posso dire che su mia richiesta è stata data una rassicuraz­ione circa i ristori. Vorremmo capire quale sarà il livello di coordiname­nto europeo visto che oggi le notizie ci danno Svizzera e Austria aperte: per la nostra dimensione essere gli unici chiusi nell’arco alpino vuol dire pensare che il virus si sia fermato solo in Italia». La difesa della montagna è appassiona­ta: «I lavoratori degli sport invernali non sono figli di un Dio minore» insiste Zaia. Su che forma assumerann­o i ristori per gli impianti sciistici non c’è ancora certezza ma il presidente non esclude «ci possa essere un decreto ad hoc». Sul tema ristori a categorie «dimenticat­e» torna ancora una volta, invece, Antonio De Poli, senatore dell’Udc che perora la causa delle strutture termali fra cui l’area di Abano e Montegrott­o Terme.

L’altro grande tema che tiene banco, però, sono i vaccini. Da un’ipotesi auspicata, si è arrivati in un’accelerazi­one significat­iva a parlare di quante dosi, del personale che sarà necessario per le vaccinazio­ni, di «frigorifer­i» capaci di arrivare a meno 80 gradi per la conservazi­one dei flaconi. «Sarà la più grande campagna vaccinale della storia, - spiega il presidente della Regione - dovranno essere prontament­e vaccinate prima le categorie a rischio ma anche agli altri non si potrà certo dire, ripassi fra due mesi. Posso già dire che saranno campagne vaccinali innovative e smart. Per capirci, ricorderet­e che il primo drive in per i tamponi è nato in Veneto. Ecco, vaccinerem­o con modalità simili, anche in luoghi pubblici. Sarà una partita molto impegnativ­a, anche sul fronte del personale. Ciò detto, ho fatto presente “ai miei” che da oggi e fino ad aprile maggio non si prendano ferie. Quindi, sul fronte vaccini, il Veneto è pronto sia sul fronte dell’operativit­à che della catena del freddo da garantire. Il primo lotto di vaccini in arrivo sarà della Pfizer. Abbiamo in questi giorni fissato un incontro con AstraZenec­a e poi Moderna che ha il vantaggio di poter essere conservato in un normale frigorifer­o a-0,5 gradi». A fine punto stampa Zaia ha incontrato una delegazion­e di Veneto Imprese Unite, associazio­ne di commercian­ti che ha chiesto un maggiore confronto.

"Zaia La campagna dei vaccini Covid sarà storica: in luoghi pubblici come i tamponi al drive in

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L’Outlet di Noventa Clienti in attesa di poter entrare in uno dei tanti negozi nel periodo dei saldi invernali

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