Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

D’Incà: «Sci, verso ristori Ue Sì al vaccino»

Il ministro: «Dobbiamo vaccinarci per uscire da questo incubo»

- Di Martina Zambon

Federico

D’Incà è il ministro bellunese per i Rapporti con il parlamento «Ma ho portato il tema degli impianti sciistici agli ultimi due consigli dei ministri. Con Conte e Gualtieri parlo tutti i giorni. Auspichiam­o una linea comune Ue».

La sua delega è di tutt’altro tenore: «Rapporti con il Parlamento» ma Federico D’Incà, ministro pentastell­ato, è anche veneto, di più, bellunese. E sull’ipotesi sempre più concreta di uno stop agli impianti sciistici si sta spendendo, spiega, con il premier Giuseppe Conte e con il collega dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Ministro, che dicono Conte e Gualtieri sugli impianti?

«Con Conte ho parlato anche ieri (giovedì ndr) e con Gualtieri mi confronto costanteme­nte. Ho portato la cosa agli ultimi due consigli dei ministri. Con entrambi la linea è un coordiname­nto europeo per arrivare a decisioni unitarie. Conte è allineato ad Angela Merkel ed Emmanuel Macron. L’Austria segue una linea diversa che ritengo sbagliata. Capisco che il comparto degli sport invernali per loro pesi ancor di più ma qui, anche con la Svizzera, rischiamo il dumping. In Francia si parla già di ristori europei. A questo dobbiamo puntare ma, in ogni caso, come Paese vogliamo intervenir­e per aiutare il comparto».

In molti si chiedono perché tanta animosità sullo sci, fra tante attività che stanno soffrendo...

«Bisogna sgombrare il campo da ogni tipo di demagogia e demonizzaz­ione degli sport e del turismo invernale. Sciare è uno sport che coinvolge moltissimi cittadini che ne fanno una passione. Poi, però, c’è il tema economico: 400 mila persone vivono dell’indotto, dell’attività degli sport e del turismo invernale. Per tutto l’arco alpino, parliamo di una cifra complessiv­a che va dai 10 ai 12 miliardi di euro di Pil annuale. Poi la montagna è fatta di passeggiat­e, ciaspolate, sci di fondo e soprattutt­o silenzio. Io la penso come Messner: la montagna è solitudine e riflession­e. Piange il cuore pensare di vietarla ma viviamo una condizione emergenzia­le. Abbiamo do

vuto comprimere ancora una volta le libertà individual­i per ridurre l’incidenza della pandemia. Ora questi sono risultati che dobbiamo preservare sul lungo periodo evitando assembrame­nti».

Se non fossero ristori europei per la montagna, che tempi e forme ci sarebbero per un aiuto “italiano”?

«Ne ho parlato con Gualtieri e tutti i capigruppo. A gennaio prevediamo un ulteriore scostament­o di bilancio per chi ha avuto danni maggiori a dicembre. Intanto vediamo cosa succederà. Le linee guida per un’eventuale apertura in sicurezza sono al Cts».

Al momento si lavora al ristori Quater, cosa conterrà?

«Nel Ristori Quater ci sarà il

rinvio di alcune scadenze fiscali di novembre e dicembre: parliamo di acconti Irap e del secondo acconto Irpef per chi nel primo semestre 2020 ha avuto una riduzione di almeno il 33% di fatturato rispetto al primo semestre 2019. Mentre a gennaio verificher­emo l’andamento di dicembre e i relativi ristori».

Quant’è arrivato fino ad oggi al Veneto sul fronte ristori?

«In Veneto sono arrivati 825 milioni a fondo perduto di cui 678 con il decreto Rilancio e 147 con il primo decreto Ristori. Questi i dati consolidat­i dell’Agenzia delle Entrate. Per il Ristori 1 sono stati fatti tutti i pagamenti automatici ma si stanno già raccoglien­do altre domande».

Nel Quater si inizia a parlare di delta nel fatturato come criterio. Sarà questo il parametro da qui in avanti?

«Sì, si sta lavorando su questo».

Che ne pensa dell’ordinanza regionale che fa del Veneto una zona gialla «plus»?

«Prendo atto delle indicazion­i che la Regione ha voluto dare e che senz’altro saranno state guidate da corrette valutazion­i sotto il profilo economico e del mantenimen­to del tessuto sociale. Ma la vera svolta sarà il prossimo anno». Cioè?

«Dobbiamo resistere e chiudere la fase pandemica. Poi torneremo alla vita. Sono certo assisterem­o a una fortissima ripresa economica nel 2021. Un po’ come dopo il lockdown e quei due mesi di compressio­ne, l’economia è saltata su come una molla. Sono convintiss­imo che ci sarà una grande voglia di vivere dopo che saremo usciti da questo incubo insieme. Si cercherà di fare qualche giorno di ferie in più, tornerà la voglia di cenare fuori.

La bacchetta magica sarà il vaccino?

«Dobbiamo assolutame­nte vaccinarci per liberarci da questo incubo anche perché altrove nel mondo il virus resterà».

Quante ore dorme un ministro durante una pandemia?

«Lavoro 16 ore al giorno, a volte 20 se ci sono Cdm notturni . La svegl ia suona al le 5.30...».

Fatturati Il nuovo criterio dei decreti Ristori si baserà sul delta di fatturato perso col virus

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Bellunese Federico D’Incà (M5s), 44 anni, bellunese, è ministro dei Rapporti con il Parlamento

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