Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Disdette in montagna molti alberghi resteranno chiusi
In quota e nei paesi strutture ricettive verso lo stop Asiago e Cortina le eccezioni. Sci, il nodo «agonisti»
VENEZIA Qualcuno ha già deciso che non aprirà l’hotel a dicembre, se ne parla tutt’al più dopo la Befana quando, forse, arriverà il via libera ad aprire gli impianti. Altri, invece, è il caso degli albergatori di Cortina, stanno attrezzando le proprie strutture per valutare il da farsi quando il governo ufficializzerà le proprie scelte. Anche se, in realtà, è abbastanza evidente che in Veneto (come nel resto d’Italia) gli sci a Natale rimarranno sulla rastrelliera. Lo conferma il presidente del Veneto Luca Zaia: «Le notizie che arrivano sono di una chiusura quantomeno per il periodo natalizio».
«Per la montagna le feste di dicembre sono come Ferragosto per il mare, senza ne va della parte più consistente degli incassi di stagione», dice Marco Michielli, presidente di Confturismo e Federalberghi Veneto che in questi giorni sta lavorando con i colleghi del Trentino e dell’Alto Adige per convincere Roma a dare il via libera agli impianti di risalita e a permettere spostamenti in tutto il territorio nazionale, ma la battaglia sembra già persa: a Roma pare stia passando
"Michielli Natale per la montagna è come Ferragosto al mare, senza saltano gli incassi principali della stagione
la linea del blocco alla mobilità tra regioni. «Non c’è interlocuzione, ma noi non molliamo - precisa - Purtroppo, in questa situazione incerta, molti non se la sentono di aprire l’hotel e di assumere personale». Le prenotazioni sono ferme al palo e i pochi che avevano già fermato le stanze («Il 50 per cento in meno dell’anno scorso») sta rinunciando alla vacanza: «Ora si ricevono solo disdette», conclude.
Non per tutti, però, la stagione sarebbe persa. Ad Asiago, ad esempio, il sindaco Roberto Rigoni Stern si dice fiducioso in vista delle festività. « Per fronteggiare stagioni senza neve negli anni abbiamo sviluppato e promosso un’offerta eterogenea – spiega
– Qui si possono fare ciaspolate, passeggiate, abbiamo il centro commerciale all’aperto, i centri wellness, i ristoranti stellati e abbiamo un turismo molto fidelizzato, di seconde case: non temiamo la fermata dello sci». Certo, ammette Rigoni Stern, preoccupa che gli impianti restino chiusi «anche perché abbiamo investito 25 milioni per ammodernarli ma per noi rappresenta un danno solo potenziale – sottolinea – siamo fiduciosi che la stagione non sia da ko». E se Asiago sorride, pur sempre a denti stretti, più a nord a Livinallongo nel Bellunese i 1.300 residenti (tutti impiegati nel turismo) tremano. «Non aprire per noi è un bagno di sangue - dice il primo cittadino Leandro Grones - ai 1.600 metri di Arabba non si fanno passeggiate, si scia: d’inverno abbiamo 70mila presenze, di cui il 60 per cento straniere, con le piste chiuse, nessuno lavora».
Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, rassicura: «Siamo pronti a mettere in campo le misure necessarie per far fronte al periodo di chiusura». E a Zaia che sollecita un coordinamento trasnazionale contro il rischio che in Austria e Svizzera si scii e qui no, a distanza, risponde, «è evidente che è necessario un coordinamento a livello europeo per evitare che i Paesi procedano in ordine sparso». Nell’attesa, i territori di Arge Alp (la Comunità di lavoro delle regioni alpine, di cui il Veneto non ha mai fatto parte) a breve sigleranno un documento sulla ripartenza della stagione sciistica, a tutela del settore.
A Cortina, infine, dove c’è l’unico impianto veneto aperto (il Col Gallina) a disposizione degli atleti che devono allenarsi fremono i preparativi per la Coppa del mondo di snowboard del 12 dicembre. «Come albergatori ci stiamo attrezzando e non gettiamo la spugna ma attendiamo un atto ufficiale del governo - spiega Roberta Lorenzi Alverà, presidente dell’Associazione albergatori Cortina - Qualcuno deciderà di non aprire, questo sì, tutto dipende dalle scelte di Roma». La Regina delle Dolomiti non è legata a doppio mandato alle piste da sci, anzi nel periodo natalizio, ricorda il sindaco Gianpietro Ghedina «solo il 20 per cento dei presenti scia». Molti degli habitué, però, provengono da altre regioni come Lombardia e Lazio e se sarà confermato lo stop alla mobilità interregionale verranno meno molte presenze. «È vero - conferma il sindaco - ma è anche vero che abbiamo 25mila posti letto nelle seconde case di veneti e queste persone arriveranno, senza lo sci confluiranno in centro creando difficoltà di gestione: trovo sia follia, sarà più sicura una pista o una passeggiata affollata?». Qualcuno degli ospiti di Cortina, magari, proverà comunque ad avvicinarsi agli impianti di risalita del Col Gallina. «È aperto per i soli atleti di interesse nazionale - sottolinea Roberto Bortoluzzi, presidente di Fisi (Federazione italiana sport invernali) Veneto - ma c’è da dire che nella nostra regione gli atleti sono molti: dalla categoria “children” passando per i “giovani”, i “cuccioli” e i “master” stiamo parlando di oltre 5mila persone, non penso sia facile selezionare agli impianti e qualche furbetto potrebbe esserci».
"Ghedina Sarà più sicuro sciare o che si affolli il centro? A Cortina rischiamo difficoltà di gestione