Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Mit avvisa: A22 pubblica o concessione a gara nel 2021
La ministra De Micheli: proroghe impossibili, subito l’uscita dei soci privati
O un assetto societario interamente pubblico o la concessione dell’Autostrada del Brennero – scaduta nel 2014 - andrà a gara nel 2021. Il Ministero delle infrastrutture incalza i soci pubblici alle diverse altezze della Modena-Brennero escludendo qualsiasi ipotesi di proroga e chiedendo un nuovo assetto societario per l’Autostrada .
TRENTO È un’alternativa di fronte a cui, stavolta, non ci sono margini di manovra. O un assetto societario interamente pubblico o la concessione dell’Autostrada del Brennero – scaduta nel 2014 - andrà in gara nel 2021. Con gli ultimi spiragli della proroga decennale spazzati via dal Commissario europeo agli affari esteri Paolo Gentiloni, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti spinge i soci pubblici della ModenaBrennero verso la necessità di un nuovo assetto societario tutto pubblico per Autostrada del Brennero spa.
In ballo c’è la complicata partita che va avanti da tempo per evitare la gara sulla concessione, mantenendo in loco gestione e ricavi dell’A22, passando ad una società in house del tutto pubblica. E il percorso indicato dalla ministra Paola De Micheli prevede la gestione trentennale della ModenaBrennero attraverso una società in house, attraverso la liquidazione dei soci privati. Anche perché la strada alternativa — la gara europea, da avviare nel 2021 — non darebbe ai territori (le Province di Trento e Bolzano, Verona e Modena e il Comune di Mantova i principali) garanzie di essere i vincitori. E il rischio è di perdere «un’infrastruttura vitale per il Paese e strategica per i territori e i soci pubblici», come definita dalla ministra. In più, fino al 2023, data di assegnazione, lungo i 314 chilometri di autostrada non potranno svolgersi investimenti già programmati.
L’impostazione era stata definita per la prima volta in un decreto legge del 2017. Ma mancano gli elementi per il percorso di liquidazione dei soci privati. «È mia intenzione esperire tutte le iniziative di natura legislativa che possano consentire di attuare finalmente quanto previsto dal decreto del 2017», scrive De Micheli in una nota diffusa ieri.
Non si discute più della proroga decennale vincolata alla realizzazione di investimenti. Secondo la ministra il no ricevuto in ottobre dalla Commissione europea è chiaro: la mini-proroga di una gestione scaduta nel 2014 è incompatibile con le norme Ue su appalti pubblici e concessioni. In più la chiusura del commissario Ue Gentiloni toglierebbe ogni dubbio.
Procedere subito con la nuova concessione a una società interamente pubblica: è questo il diktat della ministra. E per andare avanti serve la norma sul riscatto forzoso dei privati, detentori del 14,3% di Autobrennero spa. Disposizione che, per com’è scritta, consente alla concessionaria di conservare la liquidità per realizzare investimenti già a partire dall’anno nuovo. Da una parte prevede il versamento rateale fino all’anno 2028 degli accantonamenti del Fondo ferrovia (gli 800 milioni destinati al tunnel del Brennero), dall’altra fa sì che il versamento di 300 milioni di euro, corrispettivo della concessione per gli anni 2018-’20, sia pagato entro il 2024, anziché in un’unica soluzione.
Ma il testo è stato in parte tolto dalla Manovra (all’articolo 130) dalla commissione bilancio della Camera. Ma De Micheli non arretra. Il Mit chiederà di inserire nel prossimo dec r e t o - l e g g e d i u n a disposizione sulla liquidazione dei privati e la realizzazione degli investimenti già programmati.
«È l’ultimo tentativo diretto ad agevolare l’attuazione dell’accordo di cooperazione - continua la ministra -. In merito, si sta valutando di apportare modifiche e/o integrazioni. Qualora anche detto tentativo non dovesse andare a buon fine l’unica alternativa è la gara europea». Il tempo di prepararsi alla strada della nuova concessione in house è maturo. Ne prendono atto Pier Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena e Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, entrambi del Pd come la ministra, che sostenevano la miniproroga. Prioritario, secondo Palazzi, è che «la concessione in house non si traduca in centralizzazione di operatività e interventi ordinari, che senza alcun dubbio renderebbe più lenta l’attività della società». Un lavoro che dovrà esser fatto al tavolo tecnico istituito alcune settimane fa.