Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Canale dei Petroli, lo scavo per riportare i container «Ora recuperare i traffici»
Ok della Capitaneria. Musolino: tre anni di inspiegabili ritardi
VENEZIA Le draghe inizieranno a scavare già la prossima settimana: nell’arco di un anno il canale dei Petroli, sempre più interrato in vari punti, tornerà alla quota dei 12 metri del piano regolatore portuale e le ordinanze della Capitaneria di Porto che ne limitavano il pescaggio saranno solo un lontano ricordo. E’ stata proprio l’autorità marittima a dare il via libera definitivo all’escavo, con l’ordinanza 103 di mercoledì, che autorizza le aziende vincitrici dell’appalto (un’Ati capitanata dalla Stone, l’ex coop San Martino, con tutta una serie di altre coop chioggiotte) a occupare il canale fino al 30 settembre 2021 e avvisa tutte le navi di transitare con prudenza. «Sono serviti tre anni di intenso lavoro per superare inspiegabili ritardi», dichiara Pino Musolino, commissario dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale. «Una bella notizia, frutto di un lavoro di tutti. Ora bisogna recuperare i traffici», esulta Alessandro Santi, presidente di Assoagenti e portavoce della Venice Port Community.
Il Provveditorato a settembre aveva autorizzato l’escavo di circa 650 mila metri cubi di sedimenti: per 537 mila metri cubi, ritenuti «entro colonna B e C» (cioè inquinati) saranno trasportati e depositati all’isola delle Tresse; mentre con gli altri 110 mila, che sono ritenuti «entro colonna A» (cioè «puliti»), verranno realizzate strutture morfologiche lagunari, come le barene. «Invertendo il naturale processo di interramento della principale arteria di comunicazione del porto veneziano - osserva ancora Musolino - che rischiava di minare in modo irreparabile la competitività del nostro scalo. Ci auguriamo che d’ora in poi le operazioni di escavo dei canali portuali possano tornare ad essere un’attività manutentiva ciclica e ordinaria». Altri infatti sono i progetti manutentivi in corso: nel canale Ovest si scaverà la darsena della Rana, mentre nel canale Sud l’accordo della San Marco Petroli; in gennaio a Chioggia si partirà con la rimozione di 50 mila metri cubi. Attività per cui sono stanziati in tutto 15 milioni.
Musolino ha deciso negli ultimi mesi di partire con gli escavi dopo un lungo stallo legato al «protocollo fanghi», annunciato come imminente dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa nell’agosto 2019 e ancora da ratificare con il decreto interministeriale che coinvolge anche Infrastrutture e Sanità. Proprio i tempi lunghi (e, dice qualcuno, anche la sensazione che le nuove procedure stiano diventando sempre più complesse) hanno convinto a partire. Chi sta facendo la guerra al nuovo protocollo – su posizioni però opposte – sono storici ambientalisti veneziani come Andreina Zitelli, Stefano Boato, Maria Rosa Vittadini e Marco Zanetti. Intanto perché l’emendamento last minute presentato dal senatore Pd Andrea Ferrazzi al decreto Agosto prevede l’istituzione di una commissione tecnicoconsultiva incardinata al Provveditorato e non all’Autorità per la laguna nata proprio con l’articolo 95. Un «dualismo» che sarebbe stato segnalato dallo stesso Provveditorato. Zitelli sostiene poi che con il nuovo protocollo, rispetto a quello più restrittivo del 1993, possa portare al riutilizzo in velme e barene anche di fanghi inquinati. Il pool ambientalista ha fatto un accesso agli atti dei campionamenti fatti un anno fa, riscontrando passaggi da pericolo «molto alto» ad «assente» sulla base delle nuove regole: «Bisognerebbe scegliere il risultato più restrittivo».
La tensione è alta anche sulla nuova Autorità per la laguna. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro contesta il mancato coinvolgimento degli enti locali, ma ora è aperto anche il «tiro al bersaglio» sul commissario del Mose Elisabetta Spitz, che pare in pole position per la presidenza. Ieri è stata Italia Nostra, con la presidente nazionale Ebe Giacometti: «Invece di una dirigente esperta della gestione immobiliare del Demanio meglio due ingegneri idraulici veneziani come Antonio Rusconi e Francesco Baruffi», ha detto Giacometti.
Guerra al protocollo Zitelli: le nuove norme sui fanghi meno restrittive: rischi per salute e inquinamento
"Italia Nostra No alla nomina di Spitz all’Autorità, meglio Rusconi o Baruffi