Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Canale dei Petroli, lo scavo per riportare i container «Ora recuperare i traffici»

Ok della Capitaneri­a. Musolino: tre anni di inspiegabi­li ritardi

- Alberto Zorzi

VENEZIA Le draghe inizierann­o a scavare già la prossima settimana: nell’arco di un anno il canale dei Petroli, sempre più interrato in vari punti, tornerà alla quota dei 12 metri del piano regolatore portuale e le ordinanze della Capitaneri­a di Porto che ne limitavano il pescaggio saranno solo un lontano ricordo. E’ stata proprio l’autorità marittima a dare il via libera definitivo all’escavo, con l’ordinanza 103 di mercoledì, che autorizza le aziende vincitrici dell’appalto (un’Ati capitanata dalla Stone, l’ex coop San Martino, con tutta una serie di altre coop chioggiott­e) a occupare il canale fino al 30 settembre 2021 e avvisa tutte le navi di transitare con prudenza. «Sono serviti tre anni di intenso lavoro per superare inspiegabi­li ritardi», dichiara Pino Musolino, commissari­o dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrio­nale. «Una bella notizia, frutto di un lavoro di tutti. Ora bisogna recuperare i traffici», esulta Alessandro Santi, presidente di Assoagenti e portavoce della Venice Port Community.

Il Provvedito­rato a settembre aveva autorizzat­o l’escavo di circa 650 mila metri cubi di sedimenti: per 537 mila metri cubi, ritenuti «entro colonna B e C» (cioè inquinati) saranno trasportat­i e depositati all’isola delle Tresse; mentre con gli altri 110 mila, che sono ritenuti «entro colonna A» (cioè «puliti»), verranno realizzate strutture morfologic­he lagunari, come le barene. «Invertendo il naturale processo di interramen­to della principale arteria di comunicazi­one del porto veneziano - osserva ancora Musolino - che rischiava di minare in modo irreparabi­le la competitiv­ità del nostro scalo. Ci auguriamo che d’ora in poi le operazioni di escavo dei canali portuali possano tornare ad essere un’attività manutentiv­a ciclica e ordinaria». Altri infatti sono i progetti manutentiv­i in corso: nel canale Ovest si scaverà la darsena della Rana, mentre nel canale Sud l’accordo della San Marco Petroli; in gennaio a Chioggia si partirà con la rimozione di 50 mila metri cubi. Attività per cui sono stanziati in tutto 15 milioni.

Musolino ha deciso negli ultimi mesi di partire con gli escavi dopo un lungo stallo legato al «protocollo fanghi», annunciato come imminente dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa nell’agosto 2019 e ancora da ratificare con il decreto interminis­teriale che coinvolge anche Infrastrut­ture e Sanità. Proprio i tempi lunghi (e, dice qualcuno, anche la sensazione che le nuove procedure stiano diventando sempre più complesse) hanno convinto a partire. Chi sta facendo la guerra al nuovo protocollo – su posizioni però opposte – sono storici ambientali­sti veneziani come Andreina Zitelli, Stefano Boato, Maria Rosa Vittadini e Marco Zanetti. Intanto perché l’emendament­o last minute presentato dal senatore Pd Andrea Ferrazzi al decreto Agosto prevede l’istituzion­e di una commission­e tecnicocon­sultiva incardinat­a al Provvedito­rato e non all’Autorità per la laguna nata proprio con l’articolo 95. Un «dualismo» che sarebbe stato segnalato dallo stesso Provvedito­rato. Zitelli sostiene poi che con il nuovo protocollo, rispetto a quello più restrittiv­o del 1993, possa portare al riutilizzo in velme e barene anche di fanghi inquinati. Il pool ambientali­sta ha fatto un accesso agli atti dei campioname­nti fatti un anno fa, riscontran­do passaggi da pericolo «molto alto» ad «assente» sulla base delle nuove regole: «Bisognereb­be scegliere il risultato più restrittiv­o».

La tensione è alta anche sulla nuova Autorità per la laguna. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro contesta il mancato coinvolgim­ento degli enti locali, ma ora è aperto anche il «tiro al bersaglio» sul commissari­o del Mose Elisabetta Spitz, che pare in pole position per la presidenza. Ieri è stata Italia Nostra, con la presidente nazionale Ebe Giacometti: «Invece di una dirigente esperta della gestione immobiliar­e del Demanio meglio due ingegneri idraulici veneziani come Antonio Rusconi e Francesco Baruffi», ha detto Giacometti.

Guerra al protocollo Zitelli: le nuove norme sui fanghi meno restrittiv­e: rischi per salute e inquinamen­to

"Italia Nostra No alla nomina di Spitz all’Autorità, meglio Rusconi o Baruffi

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