Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La clausola da mezzo milione e la guerra sul palazzo veneziano
Decreto ingiuntivo di Sama all’uomo di Kwong sui lavori al Donà
C’è la guerra «madre»
VENEZIA dei progetti sull’area dei Pili, per la quale la società trevigiana Sama Global sarebbe intenzionata a chiedere 15 milioni di euro di danni al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong, anche se la causa non è ancora stata avviata. Ma se il futuro dell’area all’inizio del Ponte della Libertà – che fa discutere anche perché è di proprietà del sindaco Luigi Brugnaro, seppur ora «schermata» dentro il blind
trust delle sue aziende – è sempre rimasto «virtuale», con un interessamento che non si è mai concretizzato in acquisto, tra Sama e gli uomini di Kwong le carte bollate sono state già avviate sui tre progetti «reali» portati avanti dal sodalizio, due dei quali veneziani: i restauri dei palazzi Donà e Poerio Papadopoli, che il magnate ha comprato dal Comune per poi trasformarli in alberghi (il terzo è invece la «tenuta Fonti», progetto realizzato in Toscana).
Lo scorso 14 agosto il giudice del tribunale civile di Treviso Elena Merlo ha infatti emesso un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, con cui impone a Luis Lotti, che rappresenta gli affari di Kwong in Italia, di pagare 474 mila euro più interessi e spese legali alla società trevigiana. Sama era stata scelta per i lavori di tutti e tre gli interventi, anche se poi quello del Papadopoli non le è stato più affidato. Ma ora sta facendo valere una clausola contenuta in una scrittura privata del 31 dicembre 2017, con cui venivano anticipati a Lotti, a un altro soggetto e alla società Intempo Srl, quei 474 mila euro, con due ipotesi: se le operazioni si fossero concluse bene, non solo non sarebbero più stati richiesti, ma ne sarebbero stati aggiunti altri 300 mila; nel caso, invece, in cui «sorgessero problemi di qualsiasi natura» quei soldi avrebbero dovuto essere restituiti. Sama Global, nell’atto di causa, cita dunque il contenzioso su Palazzo Donà, che ha portato al riconoscimento di crediti per 245 mila euro di arredi e poi lo scontro aperto su Fondi da 7 milioni, ritenendo che tali liti giudiziarie possano essere «problemi».
Il giudice ha dato ragione a Sama, ma Lotti un mese fa ha opposto il decreto ingiuntivo: ha anche più volte denunciato il collaboratore di Sama Claudio Vanin, anche se alcune sono già state archiviate. Quanto alla (futura, forse) causa sui Pili, la tesi di Kwong è che a Sama non è mai stato dato alcun incarico. (a. zo.)