Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ironia e microfono Risate con Yoko Yamada
Madre italiana, padre giapponese, veneziana di adozione, è uno delle stelle di Comedy Central. «Al liceo ho capito che mi piaceva stare sul palco»
Spiegare il Giappone, facendo ridere, è la mission di Yoko Yamada. La comica, veneziana d’adozione, centra le sue performance di stand up comedy sul confronto-scontro di due mondi vissuti grazie a una mamma bresciana e al papà del Sol Levante. Un binomio che l’attrice classe ’93 ha condensato nelle sue «lezioni di giapponese» che regala al pubblico di Comedy Central, canale Sky dedicato alle risate, dove tiene le sue stand up da centinaia di migliaia di view.
Molto del suo materiale comico deriva dall’essere parte di due culture diverse. Da dove nascono le battute?
«Le battute nascono proprio dal mio essere orgogliosamente mezzosangue. A volte mi domando: cosa direbbe mio padre in questa situazione? Cosa risponderebbe mia madre?».
Si pensa sempre che l’humor giapponese sia molto distante da quello, in generale, occidentale. È proprio così?
«In una cultura dove convivono un forte senso dell’onore e distributori di mutandine usate, per forza è diverso».
Qual è il suo legame con Venezia?
«Mi sono trasferita da Brescia
a Venezia nel settembre 2012, a 19 anni, per iniziare il mio percorso universitario a Ca’ Foscari. Mi sono innamorata della città e, dopo la laurea triennale in lingua giapponese, ho trovato lavoro nel centro storico, così ho deciso di rimanere. Mi sento molto legata alla città perché qui ho conosciuto realtà come lo show di Frullatorio, la compagnia teatrale Malmadur e il teatro l’Avogaria che mi hanno fatto crescere a livello artistico».
Qual è il percorso artistico che l’ha portata a fare stand up comedy?
«Durante gli anni del liceo avevo capito che mi piaceva stare sul palco e i vari laboratori teatrali ai quali partecipavo durante l’università hanno
confermato questa passione. Il primo pezzo comico è del giugno 2017, quando mi sono esibita per la prima volta davanti a un pubblico con un pezzo scritto da me in uno spettacolo organizzato da Venice Open Stage. Dell’aprile 2018 è il debutto nello show di Frullatorio, prima, e nella serata di open mic al teatro l’Avogaria, dopo, con quello che è diventato il mio pezzo più famoso che ho portato a Comedy Central qualche mese fa».
C’è stato un momento preciso in cui ha capito che sapeva far ridere?
«Sono sempre stata il pagliaccio della classe; non avrei mai pensato potesse diventare un lavoro».
Chi sono i suoi riferimenti comici?
«Luca Ravenna, Michela Giraud, Valerio Lundini, giusto per citarne qualcuno italiano. Dall’Inghilterra James Acaster e Ricky Gervais, dalla Scozia Daniel Sloss, dalla Francia Fary, dagli Stati Uniti Chris D’Elisa, Bill Burr, Sarah Silverman. Fuori dal mondo della stand up comedy Mr. Bean e Fantozzi».
Qual è il complimento più bello che le hanno mai fatto?
«“Fai ridere anche se sei una donna”, da un utente su Facebook. E qui ho capito che c’è ancora tanto lavoro da fare».
In Italia è un fenomeno che negli ultimi anni sta ricevendo un’attenzione sempre maggiore. Come spiega il successo delle stand up comedy?
«L’ironia che gioca sui tabù e la sua stessa semplicità: non basta che un microfono».