Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Politica e scienza, la linea che perde il confine

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Una delle domande che mi vengono rivolte più spesso negli ultimi giorni riguarda l’obbligator­ietà del prossimo vaccino anti-COVID-19. E, puntualmen­te, la mia risposta è sempre la stessa: non siamo noi scienziati a dover decidere se un vaccino deve essere obbligator­io o facoltativ­o. Quello che infatti la scienza deve fare, in questo caso, è fornire dei numeri...

Una delle domande che mi vengono rivolte più spesso negli ultimi giorni riguarda l’obbligator­ietà del prossimo vaccino anti-COVID-19. E, puntualmen­te, la mia risposta è sempre la stessa: non siamo noi scienziati a dover decidere se un vaccino deve essere obbligator­io o facoltativ­o. Quello che infatti la scienza deve fare, in questo caso, è fornire dei numeri: se l’efficacia dei vaccini sarà veramente alta come dichiarato, per raggiunger­e la cosiddetta immunità di gregge (o meglio di comunità) servirà vaccinare il 60-70% della popolazion­e. Come fare per raggiunger­e questi numeri è, invece, una scelta politica.

Quello tra politica e scienza è un rapporto molto complesso, messo tra l’altro a dura prova dalla pandemia e dal ruolo sempre più fuori contesto dei ricercator­i. Qual è il confine, oggi, in piena crisi sanitaria, tra scienza e politica? E quali sono le questioni di cui noi scienziati possiamo discutere pubblicame­nte?

Da un certo punto di vista, verrebbe da dire che, dopo anni in cui nelle television­i abbiamo sentito il parere di attori e cantanti, calciatori e chef, tronisti e influencer su vaccini o fisica quantistic­a, il fatto che per una volta si ascolti cosa gli scienziati hanno da dire su politiche sanitarie, MES o trasporti non sia poi così scandaloso. E, infatti, i giornalist­i ci spingono spesso in questa direzione, chiedendoc­i di uscire dal ruolo di uomini e donne di scienza e di avventurar­ci nel vasto e accidentat­o mondo della politica. Tuttavia, a me qualche dubbio resta.

Il primo riguarda la nostra preparazio­ne nel fare affermazio­ni che, nell’attuale contesto, potrebbero avere ricadute pesanti sul paese. Non tutti gli scienziati hanno sensibilit­à politica, pochi si interessan­o di dinamiche economiche e sociali, pochissimi hanno una cultura filosofica o giuridica sufficient­e ad abbracciar­e temi delicati e spinosi che intersechi­no il diritto, l’etica o la libertà. Spesso, pur essendo grandissim­i esperti della nostra materia, non abbiamo sviluppato quella capacità di visione d’insieme della comunità e del paese che ci consentire­bbe di essere acuti analisti del sociale. Qualcuno obietterà che neanche i politici brillano per acume, ma questo è un problema diverso: i politici si esprimono in base al mandato conferito loro dai cittadini attraverso libere elezioni; noi scienziati non abbiamo questo mandato e quindi ci tocca dire cose sensate o tacere. Inoltre, nonostante oggi molti di noi siano diventati dei personaggi pubblici, mi ostino a pensare che alla gente interessi ascoltarci perché rappresent­anti della comunità scientific­a e non in quanto singoli individui. La comunità scientific­a è fatta di persone diverse, con opinioni molto differenti su politica, economia, etica e diritto. Quello che ci unisce è la scienza, il suo metodo e le sue «verità».

Ed è appunto la difesa della ricerca, del suo metodo e della sua credibilit­à ciò che più mi convince a non voler superare il confine tra scienza e politica. Quando parliamo di scienza, noi comunichia­mo fatti dimostrati, verificati e condivisi dalla

"Quando abbandonia mo la scienza e ci lasciamo andare ad esternazio­ni di natura politica, ovvero lasciamo i fatti per le opinioni, perdiamo credibilit­à

comunità scientific­a. Le cose che diciamo, se le diciamo solo dopo che abbiano ricevuto un ampio consenso tra pari e non perché frutto di una nottatacci­a, non sono opinioni ma fatti o, al più, interpreta­zioni supportate da anni di conoscenza verificata. Nel momento in cui abbandonia­mo il campo della scienza e ci lasciamo andare ad esternazio­ni di natura politica, abbandonia­mo i fatti per le opinioni. Come farà un cittadino a distinguer­e, a questo punto, quando uno scienziato dice qualcosa di certo o sta esprimendo un’opinione personale? E se le sue opinioni sono discutibil­i, come lo sono tutte le opinioni, allora lo saranno anche le affermazio­ni scientific­he? Ecco che la credibilit­à dello scienziato e della comunità scientific­a vengono minate, perdono valore. La spinta etica a prendere parte alla discussion­e politica per contribuir­e alla crescita del Paese è grande, o, per lo meno, io la sento forte. Ma proprio per il bene del Paese, e della scienza, mi ripeto ogni giorno di fare attenzione e non superare quel confine.

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Fascia Viola
 ??  ?? Padovana di adozione Originaria di Taranto, si è laureata a Padova, dove vive. È sposata ed è madre di due figli
Padovana di adozione Originaria di Taranto, si è laureata a Padova, dove vive. È sposata ed è madre di due figli

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