Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bugliesi: «Ecco come sarà il nuovo M9»
Da metà dicembre riparte la didattica. Prezzi più bassi, Marini e Ferlenga in cda
MESTRE «Da metà dicembre l’M9 riparte con la didattica rinnovata. Stiamo anche rivedendo i biglietti: mi sembravano alti e noi abbiamo accorciato la filiera di servizi, società e appalti». L’1 dicembre l’M9 compirà due anni e il presidente della Fondazione di Venezia Michele Bugliesi e la sua nuova squadra hanno un progetto per il museo e il distretto di via Poerio radicalmente innovati. Le ultime due nomine nel cda Alberto Ferlenga e Paola Marini.
MESTRE «Da metà dicembre l’M9 riparte con la didattica rinnovata. Stiamo anche rivedendo i biglietti: mi sembravano alti e noi abbiamo accorciato la filiera di servizi, società e appalti».
L’1 dicembre l’M9 compirà due anni e il presidente della Fondazione di Venezia Michele Bugliesi e la sua nuova squadra hanno un progetto per il museo e il distretto di via Poerio radicalmente innovati. Al consiglio d’amministrazione della Fondazione M9 si sono uniti di recente Paola Marini, già direttrice delle Gallerie dell’Accademia, e il rettore Iuav Alberto Ferlenga, in sostituzione di Maria Leddi Maiola e Stefano Sernia.
Presidente, sareste pronti se il governo desse via alla riapertura dei musei il 7 gennaio?
«Riapriamo quando l’arbitro fischia e stiamo lavorando per essere pronti. È tempo che diamo un segnale. Da metà dicembre ripartiremo con la didattica».
C’era già un programma didattico, o no?
«Era quello che in maniera più eclatante mancava. C’era ma era disarticolato in una serie di iniziative, senza un racconto. Un museo deve sviluppare contenuti, non prenderli in prestito da società esterne: è il suo core business. Abbiamo persone di spessore che abbiamo messo al lavoro per consegnare al meglio questi contenuti».
Alla riapertura vedremo un M9 diverso?
«Intanto cambieremo il claim: non museo della realtà virtuale immersiva ma il più importante museo immateriale di storia del Novecento. È stato enfatizzato l’aspetto tecnologico e invece questo è un museo che parla di storia e vuole coinvolgere il pubblico attraverso un utilizzo sapiente delle tecnologie, non viceversa. Faremo attività per studenti, famiglie, per tutti. Rivedremo la mostra permanente valorizzando i contenuti esistenti: non sono stati oggetto d’attenzione i bambini e l’accessibilità, intesa come motoria, sensoriale e di contenuti. Ieri in consiglio Generale
della Fondazione di Venezia abbiamo presentato il piano, che è stato acquisito con grande favore dagli organi. A breve faremo una presentazione pubblica delle prime attività temporanee, dei nuovi contenuti e delle nuove iniziative. Il lavoro del museo ha una missione alta, internazionale e universale e una di centro di produzione culturale che ingaggia e coinvolge il territorio».
Le mostre temporanee? «Parleremo della contemporaneità e del futuro senza cadere in luoghi comuni. Ci sono temi interessanti e, immensi come l’ambiente, le diseguaglianze sociali, le tecnologie che cambiano e il loro impatto, le imprese oggi».
M9 è l’unico museo che, pur digitale, non ha mai messo in rete i contenuti durante la chiusura.
«Ci stiamo pensando alle visite virtuali: è in fase di progettazione e sarà anche un segmento della didattica».
La lunga chiusura da marzo ha peggiorato anche la situazione del distretto. Che progetto c’è per i negozi?
«Non credo possa essere un centro commerciale, per una difficoltà oggettiva del commercio. Vogliamo portare la produzione, invece della vendita. Aziende di innovazione, che dialoghino col museo e la contemporaneità. Abbiamo relazioni che si stanno concretizzando e annunceremo nelle prossime settimane».
E che tipo di partner cercate per il museo? Si era parlato di aziende della tecnologia.
«Si inseguono sponsor tecnologici se è il museo della tecnologia. Questo è il museo della Storia d’Italia dove tecnologia e cultura stanno in equilibrio. Cerchiamo sponsor tecnologici e anche istituzionali per dare all’M9 la giusta collocazione e visibilità in città, in Italia e nel mondo».
Nel nuovo corso di Fondazione firmato Bugliesi è cambiato l’assetto gestionale e manageriale. In tre anni ci sono stati continui cambiamenti: perché si fatica a trovare una governance stabile?
«Ho snellito la governance e la filiera: lo dicevano i conti che c’era questa esigenza. E c’era un problema di allineamento strategico perché ognuno andava nella sua direzione. Adesso la rotta è univoca, il progetto del direttore scientifico Luca Molinari è chiaro e univoco. Questo è l’assetto. Non ci saranno altri cambiamenti e non ci sarà un direttore amministrativo del museo: a bolle e fatture può efficientemente pensare la struttura di Fondazione. Le due nuove nomine di Ferlenga e Marini in Cda hanno significato chiaro: sono due consiglieri generali che esprimono le migliori competenze rispetto al tema museale e culturale e si conferma la regola di presidio forte della Fondazione sulle partecipate».
Col sindaco Luigi Brugnaro ha parlato?
«Non l’ho ancora incontrato. Proprio ieri gli ho scritto che vorrei parlargli dei nuovi indirizzi e trovare insieme l’assetto migliore. Vedo le sue dichiarazioni su Candiani e Toniolo e ho fiducia nel creare tanti centri di interesse in una sinergia che attiri visitatori. Il Polo, il museo sono gioelli che fanno sgranare gli occhi. Basta accendere la fiammella».
Ma degli abbonamenti che abbiamo fatto per l’M9 e inutilizzati per il lockdown che ne facciamo?
«Li proroghiamo. E stiamo rivedendo il pricing dei biglietti. Secondo me, erano troppo alti».
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Rivedremo i prezzi dei biglietti che erano un po’ alti Nel distretto porteremo la produzione, con aziende di innovazione. Attività per tutti