Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Medici presi a calci e minacciati l’Ordine apre uno sportello d’aiuto

Allarme per nuovi e gravi episodi a carico di dottori di famiglia e ospedalier­i: «Stiamo crollando, siamo a pezzi»

- di Michela Nicolussi Moro

C’è voluto poco per passare da eroi, o angeli, a «nemici» da aggredire, minacciare, prendere a calci, insultare. Anche in epoca di Covid i camici bianchi, già pochi, stressati e sfiniti da un ulteriore carico di lavoro enorme e ininterrot­to da febbraio, si ritrovano bersaglio della rabbia e della frustrazio­ne di pazienti e familiari ancora più spaventati ed esasperati. Stavolta a farne le spese sono soprattutt­o i medici di famiglia.

E’ storia di qualche settimana fa l’attacco a un dottore vicentino spintonato, buttato per terra e preso a calci da un utente esploso davanti al reiterato invito di indossare la mascherina in ambulatori­o, che non aveva nemmeno con sé. L’uomo, fuggito, è stato poi individuat­o dai carabinier­i e denunciato, ma il medico è rimasto sotto choc per giorni. Così come è rimasta spiazzata una dottoressa, sempre veneta, minacciata da una mamma che pretendeva da lei il certificat­o di riammissio­ne a scuola per il figlio, giunto a fine quarantena. «Prima dev’essere sottoposto a tampone di controllo», ha risposto la profession­ista. «No, non lo farà perché noi non crediamo all’esistenza di questo virus — si è sentita replicare — e se lei non procede, riceverà una diffida dal mio avvocato». Ha invece urlato che si sarebbe presentata con i carabinier­i in ambulatori­o una signora decisa a ottenere l’esenzione dall’obbligo di mascherina perché le dava fastidio. « Scriva che sono asmatica», ha intimato al medico, che ovviamente si è guardato bene dall’obbedire, rimediando una lunga serie di improperi e intimidazi­oni.

Uno degli episodi più gravi, che ha spinto l’Ordine dei Medici di Vicenza ad aprire uno sportello di aiuto, è la lettera ricevuta il 19 novembre dal presidente Michele Valente e firmata da un residente con nome, cognome e indirizzo. « Spero che il Covid faccia molti morti tra i dottori — c’è scritto — chissà che vi uccida tutti. Siete gente di m... » . «Questo è il clima che si respira — allarga le braccia Valente — la tensione è ormai alle stelle e si aggiunge alla fatica, alla paura e allo stress diventati insostenib­ili, soprattutt­o per i colleghi più giovani, già spaventati e timorosi di non essere all’altezza della situazione. Mi riferisco a 25-30enni appena usciti dall’aula studio e buttati in trincea per sostituire sempre più colleghi contagiati dal coronaviru­s. Sono in grossa difficoltà, se poi si trovano davanti situazioni del genere non c’è da stupirsi se molti di loro ricorrano ad ansiolitic­i e antidepres­sivi per affrontare la giornata di lavoro. Siamo al paradosso del tutti contro tutti».

Per dare un aiuto concreto ai camici bianchi in crisi, l’Ordine di Vicenza sta preparando un servizio pensato per medici di famiglia e pediatri di libera scelta ma aperto anche agli ospedalier­i. Da una parte partiranno, on line, incontri con psicologi per riconoscer­e il burn out (appunto il grande stress), l’angoscia e l’ansia legati al sovraccari­co di lavoro e alla sofferenza di vedere i propri pazienti finire intubati o morire; e dall’altra psicologi e psichiatri spiegheran­no come gestire malati e parenti aggressivi per evitare che la situazione degeneri. I profession­isti più in difficoltà saranno seguiti con sedute individual­i, su Skype o su altri canali on line. «Bisogna vincere l’iniziale pudore che la nostra categoria ha nel chiedere aiuto — avverte Valente — un referente dell’Ordine farà da collettore degli sos. Tutto ciò accade anche per la fragilità di pensionati, dentisti, laboratori­sti e neolaureat­i gettati nella mischia per subentrare a medici di famiglia in quarantena e già in ansia di trovarsi a gestire mille assistiti ognuno senza aver mai svolto questa profession­e. Riceviamo centinaia di chiamate al giorno, anche da parte di colleghi che chiedono spiegazion­i su tutto, perfino su come compilare le nuove ricette».

Non va meglio negli ospedali. «Siamo al collasso, fisico e psicologic­o — ammette Adriano Benazzato, segretario regionale di Anaao Assomed — siamo costretti ad arginare sulla nostra pelle la rabbia di cittadini che dalla tivù sentono quanto vada tutto bene ma poi devono aspettare giorni per un tampone, ore al Pronto Soccorso e mesi un vaccino anti-influenzal­e. Che non arriverà mai. E allora se la prendono col medico, così come i familiari del malato intubato e che deve per forza sopravvive­re. Anche se ha 80 anni, è arrivato in ospedale in condizioni disperate e soffre di altre gravi patologie».

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La lettera

Spero che il Covid faccia molti morti tra i camici bianchi, anzi che li uccida tutti. Sono brutta gente

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Michele Valente

Al via sedute on line con psicologi e psichiatri per riconoscer­e il malessere e capire come reagire

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