Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il balcone di Garibaldi Palazzo Da Re in vendita «Vorrei che rifiorisse»
Il proprietario tedesco: spero lo compri un mestrino
MESTRE Dal suo balcone Garibaldi arringò i mestrini, è stato dimora di uno degli imprenditori che hanno letteralmente costruito un pezzo della città, abitazione di una coppia di cantanti d’opera molto famosi negli anni Quaranta. Oggi Palazzo Da Re in piazza Ferretto è in vendita in blocco, due piani e undici spazi commerciali, quasi tutti sfitti: restano in attività solo il Bar Stendardo e l’attigua gioielleria. «Vendo a malincuore. Ma sono troppo anziano per potermene occupare - dice il proprietario Max Josef Hackl, ultraottantenne di Monaco - Spero che lo comprino mestrini o persone del luogo che possano riportarlo all’antico splendore». Dopo la morte della moglie Charlotte Schank, Hackl è tornato in Germania e ha affidato a Daniela
Basso, titolare dell’agenzia immobiliare jesolana Asso, non solo la mediazione per la compravendita ma anche la custodia di foto e vecchi documenti che raccontano la storia dell’edificio ottocentesco e dei diversi proprietari. Messo in vendita in estate, per Palazzo Da Re ci sono già possibili acquirenti. Per amore è diventato proprietà di un ottuagenario tedesco, una storia nella storia dell’edificio che è tra i pochi superstiti della Mestre antica. Costruito all’inizio dell’Ottocento, fu dapprima di proprietà di una famiglia austriaca e nel 1852 lo comprò Giuseppe Da Re, imprenditore a capo di un impero che andava dal grano al legname ai mattoni, spiccio nei modi, a suo agio con i continui cambi di potere dell’epoca, non particolarmente amato da operai e contadini. Il porticato a tre arcate detto «Pavion» all’epoca ospitava ancora il mercato delle granaglie e al vecchio proprietario non importava dover passare in mezzo al mercanteggiare per uscire di casa perché lo stesso Da Re possedeva qualcosa come 9mila campi sparsi in mezzo Veneto ed era uno dei maggiori produttori di grano, oltre che proprietario della Fornace di Altobello che sfornò i mattoni che realizzarono il primo nucleo del cimitero di Mestre e un intero rione nei pressi del Canal Salso. Fu lui ad aprire le porte a Garibaldi nel 1866 e a mettergli a disposizione il balcone al piano nobile per il comizio dopo l’annessione di Mestre e del Veneto al Regno d’Italia e a far realizzare la lapide commemorativa sull’episodio che compare sulla facciata. L’altra iscrizione ricorda la Sortita di Mestre contro gli austriaci. La fine della dinastia Da Re segnò il passaggio di mano nel palazzo nel 1902. Nel 1954 fu acquistato dal commendatore Domenico Zennaro e qui inizia la storia che porta in Germania. Zennaro, classe 1911, era un cantante d’opera che girava i teatri europei con la moglie Charlotte (detta Lotte) Schank, nata in Germania nel 1920: insieme formavano il Duo Marelli, celebre negli anni Quaranta. Si stabilirono nell’appartamento padronale che ha l’ingresso da via Ferro. Il commendatore morì nel 2000 e qualche tempo dopo Lotte sposò il connazionale Max Josef Hackl, conosciuto durante un viaggio in giro per il mondo. La coppia ha abitato nella casa di Palazzo Da Re fino all’ultimo. A Lotte sarebbe piaciuto arrivare al 2020 e vedere l’alba dei cent’anni ma è morta l’anno scorso a 99, lasciando unico erede il secondo marito. Negli ultimi dieci anni il palazzo si è svuotato di studi di avvocati, notai, la storica sede dell’Agenzia di viaggi Rallo ( trasferitasi nell’edificio a nord), negozi di abbigliamento. Rimasto vedovo e unico erede del dell’edificio, Hackl è tornato a vivere Monaco. Confida di poter passare il testimone della proprietà a investitori locali che possano ridare smalto al palazzo e a piazza Ferretto. Per i nove fondi commerciali liberi ci sono diverse richieste di affitto, tenute in stand-by in vista della vendita in modo che siano i nuovi proprietari a decidere. Le trattative sono riservate e si può dire solo che il prezzo è superiore ai 2 milioni di euro e inferiore ai 4. In tutto sono 1.200 metri quadri da ristrutturare, c’è il vincolo monumentale della Soprintendenza e oltre alle arcate e agli inconfondibili pinnacoli sul tetto, conserva al piano nobile un notevole mosaico originale.