Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La più antica città del futuro, ecosistemi e sfide hi-tech
Alessandra Poggiani è stata direttore generale di Venis Spa, e dal 1 dicembre sarà Head of Corporate della Fondazione Human Tecnopole
Venezia,
da sempre, è stata un esempio di avanguardia per il mondo. Una città costruita come visionario progetto di innovazione tecnologica di ingegneria urbanistica, che ha coniugato primato del commercio globale con una tradizione industriale unica, tramandata dall’Arsenale a Porto Marghera. L’emergenza Covid e le sue conseguenze economico-sociali mettono anche Venezia, di fronte al suo futuro. Il modello economico basato sull’overtourism ha mostrato tutti i suoi limiti, il depauperamento della residenza ha palesato quanto un tessuto connettivo vivo serva alla coesione sociale, la ventennale infra strutturazione in fibra ottica ha dimostrato quanto la rete sia un investimento e non un costo. Servizi più digitali ed efficienti non sono più solo un’opzione desiderabile, ma una necessità, e il dispiegamento della tecnologia va utilizzato per una revisione radicale del modello urbano. Lungimirante è la visione del piano Next Generation EU (chiamato – erroneamente - in Italia «Recovery Fund») che mette digitalizzazione e ecologia al primo posto. Ma come le tecnologie digitali possono davvero cambiare Venezia e far sì che questa crisi rappresenti l’inizio di un nuovo ciclo espansivo? In primo luogo, dando una risposta al calo dei residenti e all’andamento demografico. La connettività a banda ultralarga diffusa rende Venezia un luogo unico al mondo per riportare occupazione nei centri storici. Non solo perché lo smart working sarà sempre più normale per molte professioni, ma anche perché i negozi di vicinato e le botteghe artigiane hanno nella «Rete» una finestra unica che permette di vendere prodotti e servizi unici da una piccola calle al mondo intero. In secondo luogo, con strumenti concreti per ripensare alla risorsa turistica. Tecnologie e nuovi media possono riportare in città un turismo soggiornante e più sostenibile con una strategia pro-futuro, che assuma la nozione che Venezia è attrattiva perché è una città unica e viva e non un parco giochi artificiale. In terzo luogo, utilizzando l’enorme mole di dati prodotta quotidianamente per migliorare la qualità della vita nello spazio urbano. Ognuno di noi, già adesso, anche solo con il proprio telefonino, è una fonte di informazioni in tempo reale. Se i dati prodotti da ciascun sistema di servizio pubblico, da ciascun sistema di monitoraggio anche privato e in definitiva, da ciascun cittadino, fossero integrati su una scala di livello urbano, le possibilità di intervenire e programmare il funzionamento della città sarebbero infinite. Ed un miglior funzionamento della città significa inclusione, crescita economica, sicurezza e, in ultima analisi, qualità della vita. Last, but not least, puntando su tecnologia, scienza e servizi innovativi per il rilancio industriale. Venezia dispone di grandi università, di un ecosistema culturale e scientifico internazionale, di impianti tecnologici all’avanguardia (come il Mose), di una multimodalità ottimale, nonché di amplissimi (e bellissimi) spazi da riconvertire. Gli investimenti devono sottendere una nuova politica industriale che dia priorità all’industria tecnologica che, con un minor impatto ambientale, può ampliare il perimetro delle attività produttive in città. Il recente Strategy Innovation Forum a Ca’ Foscari si è concluso con un bellissimo auspicio: «possa Venezia essere la più antica città del futuro». Gli investimenti che il NextGenerationEU abilita rendono questo auspicio realizzabile. Spetta alle classi dirigenti locali e nazionali progettare un piano concreto per passare dalle idee ai fatti.