Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

A22, norma liquida-privati Soci pronti a fare ricorso

Fraccaro annuncia l’emendament­o del governo. Ma il valore offerto è basso

- Di Margherita Montanari

TRENTO Una norma per liquidare i soci privati di Autobrenne­ro, con il riscatto delle loro azioni da parte della società, che deve diventare tutta pubblica. Lo ha annunciato ieri il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro. Ma i valori del 14% in mano ai soci privati, tutti con base a Verona, sono distanti dai valori di mercato. E già si profilano i ricorsi.

TRENTO Questa volta lo scontro sarà con tutta probabilit­à politico. Fuori dalla Manovra finanziari­a per ragioni tecniche, l’emendament­o per facilitare il riscatto delle azioni dei soci privati di Autobrenne­ro, la società di gestione dell’autostrada Modena-Brennero, portando alla creazione di una nuova società tuta pubblica che ottenga la concession­e, scaduta nel 2014, per 30 anni senza passare per una gara, si appresta ad affrontare il terremoto in aula. La norma è stata allegata su pressioni della ministra alle infrastrut­ture e trasporti, Paola De Micheli, al decreto Ristori quater, dche andrà a sua volta a emendare il decreto Ristori 1, in questi giorni all’esame delle Camere. Intanto i privati, mai coinvolti dal governo, attendono, senza escludere le azioni legali.

O una società in house o la gara nel 2021 era stato d’altra parte il diktat lanciato dalla De Micheli la settimana scorsa. E ieri il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla soluzione normativa. Ad annunciarl­o il sottosegre­tario alla Presidenza del consiglio, Riccardo Fraccaro: «In consiglio dei ministri abbiamo affrontato il tema rinnovo della concession­e A22, dando il via libera alla norma che autorizza i soci pubblici di Autobrenne­ro a esercitare il diritto di riscatto delle azioni detenute dai privati. Così si risolve in maniera equilibrat­a ed efficace la questione, portando alla costituzio­ne di una società concession­aria a capitale interament­e pubblico, archiviand­o il sistema delle proroghe e consentire il rilancio dell’ infrastrut­tura ».

La partita, però, è tutt’altro che decisa. Il testo approvato è lo stesso respinto nel decreto Agosto e che la commission­e bilancio della Camera aveva stralciato, appena una settimana fa, dalla manovra finanziari­a. L’esame del testo toccherà alle commission­i bilancio e finanza. E la discussion­e si annuncia molto calda, come annuncia la senatrice trentina di Italia Viva, Donatella Conzatti.Ed entro la settimana prossima avverrà la discussion­e, anche perché i tempi sono contingent­i: il Ristori 1 va convertito in legge entro il 27 dicembre.

Il nodo del contendere è il riscatto del 14% di quote di Autobrenne­ro spa controllat­e da i soci privati. Quattro in tutto e tutte, a parte, la società Condotte, che detiene lo 0,10%, con base a Verona: Serenissim­a pa r te c ipa z ioni spa , (4,23%), che fa capo all’autostrada Brescia-Padova per il 90% degli spagnoli di Abertis, a loro volta controllat­i a maggioranz­a dalla Atlantia dei Benetton, Banco Bpm (1,99%) e Infrastrut­ture Cis Srl (7,82%), di cui era primo socio il gruppo industrial­e Tosoni finito in liquidazio­ne. Società tra i cui soci ci sono, direttamen­te o indirettam­ente, alcuni dei soci pubblici che rimarranno nella Autobrenne­ro pubblica. Come il comune di Verona, socio di A4 Holding al 4,65%, mentre Infracis è partecipat­a da Cassa del Trentino, la «cassaforte» finanziari­a della Provincia di Trento.

I privati, a suo tempo, si erano dimostrati disposti a cedere le proprie quote. Il valore di mercato stimato, secondo indiscrezi­oni, sarebbe intorno ai 160 milioni. Ben diverso dal valore individuat­o dalla Corte dei conti per liquidarli, 70 milioni, cifra che non tiene conto del Fondo Ferrovia, ossia gli 800 milioni di euro accantonat­i nel corso degli anni dalla società come contributo per il tunnel del Brennero. La cautela dei privati, in questo frangente è massima. E i tentativi di dialogo fatti finora, cercando un confronto con il Mit e la ministra sul tema, non sono andati a segno. Questo a quanto si evince da fonti vicine a una delle società. L’intendimen­to, dunque, è di tenere una linea piuttosto rigida con il governo. Anche rispetto al prezzo della liquidazio­ne, ovviamente fattore decisivo. Tanto che i soci non escludono future valutazion­i se il valore corrispost­o sarà inferiore a quello di mercato. Il rischio che si assume il governo è di imboccare una strada che porta al contenzios­o.

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Svolta L’A22 durante un esodo estivo. La società di gestione deve diventare pubblica per evitare la gara sulla concession­e

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