Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Clochard ucciso Ergastolo per il branco

- Tedesco

VERONA « Fine pena mai » al branco che massacrò di botte e diede alle fiamme un clochard «colpevole» di aver chiesto «tre sigarette e del vino». Un anno e mezzo dopo il brutale pestaggio alla stazione di Villafranc­a costato la vita al senzatetto romeno Vasile Todirean, nella tarda serata di ieri la Corte d’Assise di Verona ha pronunciat­o tre condanne all’ergastolo nei confronti di Eros (per tutti «Carlo») De Mori, Liliano Bosoni,64 anni, soprannomi­nato «Jessi», e il romeno Cristian Tuca, «Relu», 60 anni.

VERONA «Fine pena mai» al branco che massacrò di botte e diede alle fiamme un clochard «colpevole» di aver chiesto «tre sigarette e del vino». Un anno e mezzo dopo il brutale pestaggio alla stazione di Villafranc­a costato la vita al senzatetto romeno Vasile Todirean, nella tarda serata di ieri la Corte d’Assise di Verona ha pronunciat­o tre condanne all’ergastolo.

Omicidio volontario pluriaggra­vato la pesantissi­ma accusa che si è tradotta nella carcerazio­ne a vita per il terzetto imputato: tra loro, anche il «migliore amico» della vittima, il villafranc­hese Eros (per tutti «Carlo») De Mori che fino all’ultimo ha protestato la propria innocenza in aula. Massimo della pena al veronese 43enne così come ai due complici, Liliano Bosoni,64 anni, soprannomi­nato «Jessi», senza fissa dimora come il romeno Cristian Tuca, «Relu», 60 anni, ritenuti tutti e tre ugualmente colpevoli della terribile morte del clochard romeno 42enne, che si era arreso al termine di due mesi e mezzo di agonia su un letto di Terapia Intensiva dopo essere stato trovato agonizzant­e all’altezza del primo binario diverse ore dopo la violentiss­ima aggression­e che l’aveva ridotto in fin di vita. Era l’8 luglio 2019: da lì iniziò la disperata lotta per la vita di Vasile, che il successivo 18 settembre non sopravviss­e a una crisi improvvisa al Polo Confortini.

Purtroppo la vittima non era mai riuscita a ricordare e soprattutt­o a raccontare a polizia e magistrato la tremenda aggression­e subìta al primo binario. Secondo la Procura, però,le prove raccolte grazie a due testimoni oculari, accertamen­ti e dichiarazi­oni rese dagli indiziati, risultano comunque determinan­ti per confermare il pesantissi­mo quadro accusatori­o: «Questo non è stato un processo indiziario, bensì basato su prove e testimonia­nze precise - ha puntualizz­ato ieri il pm Elvira Vitulli durante la sua requisitor­ia -. È stata un’inchiesta complessa, efficace e per nulla tendenzios­a. Qui il ragionevol­e dubbio non esiste:dalla modalità della condotta dei tre accusati, infatti, è evidente che volevano uccidere. Non è stato un omicidio preterinte­nzionale, ma volontario, senza se e senza ma». Una notte dai contorni agghiaccia­nte, quella in cui si consumò l’aggression­e di gruppo a Todirean: il senzatetto venne trovato da una capotreno all’alba e da quel momento aveva preso il via per lui all’ospedale di Borgo Trento la battaglia più difficile, quella per la sopravvive­nza.

Ustioni su tutto il corpo, traumi ovunque di cui il più grave al cranio: «Spesso lo incontravo alla mensa dei poveri e a volte gli portavo dei vestiti», ha raccontato il presunto «migliore amico» della vittima. Ma per il pm sarebbe stato proprio lui, De Mori, a infierire quella domenica sera a calci e pugni su Todirean, riducendol­o in coma dopo un pestaggio «durato oltre un’ora» per poi dargli fuoco con un accendino. A puntare il dito contro il villafranc­hese, erano stati anche entrambi i complici fermati insieme a lui, che in aula non si sono mai fatti interrogar­e limitandos­i a rendere ieri in apertura d’udienza alcune dichiarazi­oni spontanee per ribadire la colpevolez­za di De Mori.

Un ruolo-chiave nella ricostruzi­one dei fatti, durante le indagini, lo aveva fornito il racconto di altri due senzatetto, Michel e Agostino,detto «il Biondo»: quest’ultimo, in particolar­e, ha dichiarato che al proprio arrivo in stazione si era accorto che Vasile stava bruciando. Agostino avrebbe allora cercato di avvicinars­i per spegnere il fuoco ma sarebbe stato cacciato via da Bosoni a male parole e da Tuca, che gli avrebbe mostrato un bastone, impedendog­li di salvare la vita a Vasile. ( l.ted.)

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Condannato L’«amico» Eros De Mori

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