Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Recovery, dal Veneto richieste per 25 miliardi E ci sono nuove autostrade
Pubblicato nel Bur il dossier di Palazzo Balbi
Tanto ambiente, potenziamento delle strutture sanitarie, digitalizzazione, imprese e Olimpiadi
VENEZIA Si chiama « Prrr » : «Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza della Regione del Veneto». Tante «erre» a cui si è tentati di aggiungere «rinascita» visto che, sulla carta, la lista dei desiderata del Veneto per il Recovery Fund disegna una regione diversa, proiettata nel futuro, dall’animo verde e più equa. Richiesta finale: 24 miliardi e 984 milioni di euro di cui il 62% in priorità 1 («indispensabile») pari a quasi 15,5 miliardi e il 38% in priorità 2 («necessario») per oltre 9,5 miliardi.
È tutto nero su bianco nella delibera della giunta regionale licenziata il 17 novembre e pubblicata ieri nel Bur, il bollettino regionale. Non si tratta di una cornice generica bensì di un corposo piano Marshall dettagliato in 460 pagine. Colpisce che i primi tre dei 13 macro filoni individuati da Palazzo Balbi siano Crescita e valorizzazione del capitale umano, Energia sostenibile e Inclusione sociale. A seguire, poi, ci sono due punti dedicati alle infrastrutture: quella «per la competitività» e quelle «per l’attrattività turistica e culturale». Poi, come un mazzetto di prezzemolo, inizia a spuntare la componente green: Mitigazione del rischio idrogeologico. Seguono le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, Rafforzamento, innovazione e digitalizzazione delle istituzioni pubbliche e sembra di tornare alle settimane concitate del lockdown con i sistemi informatici del pubblico che non riuscivano a interfacciarsi l’un l’altro. Si continua, il fil rouge è piuttosto un fil vert, con il Recupero e risanamento ambientale.
Poi, pesante nella scelta delle parole, c’è la Resilienza sanitaria per concludere con Gestione risorse idriche e Conversione eco-sostenibile del sistema della mobilità invocata da decenni, almeno da quando si parla di Sfmr, grande incompiuta. In questa «lista della spesa» cosa pesa di più? Colpisce che le due voci che si contendono il primato siano proprio una mobilità eco sostenibile da un lato (5.140 milioni previsti di spesa) e le infrastrutture per la competitività che restano comunque il capitolo più corposo con 6.100 milioni.
Allora partiamo da qui. La conversione eco sostenibile della mobilità include l’accesso ferroviario al litorale del lago di Garda, il Treno delle Dolomiti, il rinnovo a emissioni zero o quasi degli autobus del trasporto pubblico locale, l’incremento delle ciclovie nazionali e il completamento di quella regionale. Fra gli altri capitoli anche una spinta sugli interporti per le merci con il potenziamento delle linee navigabili, di pochi giorni fa il viaggio di un trasporto eccezionale via acqua da Mantova a Venezia, ma anche la tanto vagheggiata bigliettazione unica, il rinnovamento della Adria-Mestre e, infine, spunta anche una «Rete ferroviaria metropolitana veneta» che fa pensare proprio al sistema di metropolitana di superficie di cui sopra e che vanta un livello di priorità 1. Costo: 800 milioni.
Quali sono invece le priorità sul fronte infrastrutturale puro? Rispunta, a sorpresa la Nogara-Mare (autostrada regionale medio padana veneta) che include il collegamento con l’A22. E già solo qui parliamo di 2 miliardi. Dopo anni di latitanza e vaghe indicazioni da parte di Anas, ricompare la Romea Commerciale, anzi, la metà di quel che era il project monstre della Orte-Mestre. Qui si parla del «corridoio autostradale Mestre-Cesena» che costerà altri due miliardi più altri 700 milioni di viabilità regionale, 500 per la sicurezza di ponti e viadotti, 400 per la Via del Mare e, fra i tanti interventi, anche la galleria sotto il Massiccio del Sella (100 milioni). Il capitolo mobilità e infrastrutture, dunque, è il più corposo. Sul capitale umano si chiedono 560 milioni, sull’inclusione sociale, e non era scontato, poco meno di due miliardi. Mentre per le energie rinnovabili il conto arriva solo a 330 milioni cui vanno aggiunti i 2,8 miliardi per la mitigazione del rischio idrogeologico, mezzo miliardo di risanamento ambientale e oltre un miliardo per la gestione delle risorse idriche. Tanto c’è anche alla voce «innovazione»: 2,2 miliardi in cui c’è tanta digitalizzazione e processi di trasformazione per le imprese del territorio. Sulle Olimpiadi ci si ferma a 639 milioni (parlando anche di «alta velocità di rete per passeggeri e merci») mentre per la resilienza sanitaria si sfiorano i 3 miliardi con molti interventi di ammodernamento per edilizia ospedaliera e potenziamento tecnologico.
Ricapitolando, sui 208 miliardi di Recovery fund, il Veneto chiede più del tradizionale 10% arrivando a sfiorare i 25 miliardi. Il piano è pronto e ben dettagliato tanto che, per essere lesti a rispondere alle richieste del governo alle Regioni, è già stato pubblicato sul Bur ma il presidente Luca Zaia, fanno sapere in Regione, non l’ha ancora presentato perché nell’ormai «terza Camera», il consesso dei governatori si sta cercando un accordo di massima comune prima di spedire tutto a Roma. Non avrebbe senso che ognuno chiedesse troppo col rischio, poi, di rimanere a bocca asciutta.