Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Vetrina esplosa, negozio allagato: «Siamo sfollati»
VENEZIA «È accaduto tutto in poche ore, dopo due giorni ininterrotti di pioggia. Sembrava un semplice temporale, ma improvvisamente l’acqua ha cominciato a sgorgare dai tombini. Per precauzione ho spostato la macchina sul retro, in un’area più elevata. In un’ora il flusso ha raggiunto il terzo scalino, abbiamo fatto di tutto per bloccarlo ma quando è salito fino a metà della porta le vetrine sono scoppiate». Denis Del Longo, 45 anni, racconta così la notte da incubo vissuta a Gemünd, cittadina poco distante da Colonia, travolta dall’alluvione che ha devastato la Germania occidentale e parte del Belgio. Del Longo, originario di Val di Zoldo, nel Bellunese, gestisce un’apprezzata gelateria nel cuore del paese. E ieri, a tre giorni di distanza dalla catastrofe, era impegnato nelle operazioni di pulizia del suo locale. O meglio, di ciò che ne resta: bancone, scaffali e attrezzature, infatti, sono state ridotte ad un cumulo di detriti impregnati di fango,
"Del Longo Per fortuna lo Stato ci darà 80 mila euro a fondo perduto
Bortolot Siamo già al lavoro per riaprire l’attività in un paio di giorni
per cui impossibili da riparare. E per poco non ha rischiato di perdere pure la casa, al piano superiore. «Ero con mio figlio - racconta - ed a mezzanotte e mezzo l’acqua ha quasi sfiorato le finestre. Poco dopo, per fortuna, ha cominciato a defluire. Ma siamo senza luce né gas, quindi abbiamo dovuto allontanarci. Siamo ospiti di un compare a Colonia».
Essersi salvati è quel che conta. Ma resta l’amarezza di un disastro che, secondo Dal Longo, si sarebbe potuto evitare. «A 12 chilometri da qui c’è una diga - afferma - il cui bacino è stato riempito dalle piogge dei giorni precedenti. Sapevano che avrebbe piovuto ancora, ma anziché far defluire l’acqua gradualmente hanno aperto le paratoie tutto d’un colpo causando l’onda di piena». Adesso la stagione è compromessa: per ricostruire la gelateria, infatti, serviranno due mesi. «Spero di poter ripartire a settembre, ma comunque ad ottobre le gelaterie chiudono». In tutto questo, però, Denis Del Longo è ottimista: «Per due giorni sono stato malissimo. Oggi va meglio». E gli aiuti? «Lo Stato tedesco ci ha promesso 80 mila euro a fondo perduto. Non siamo stati lasciati soli».
A Val di Zoldo, nel frattempo, il sindaco Camillo De Pellegrin si tiene in contatto con lo sfortunato concittadino e gli altri gelatieri del luogo che lavorano in Germania e Belgio. «Sono molti e ci siamo preoccupati», sostiene. Con lui anche l’Associazione Bellunesi nel Mondo guidata da Oscar De Bona. «Nei prossimi giorni - dice - faremo una valutazione, in base alle richieste che ci giungeranno, se sarà necessario supportare con le nostre piccole forze qualche bellunese in difficoltà». Addolorato anche il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin: «Perdere tutto così fa male. E in questi momenti la lontananza da casa si sente ancora di più. Ma sono certo che i bellunesi sapranno rialzarsi come hanno sempre fatto».
In effetti prevede di riaprire in un paio di giorni Fausto Bortolot, titolare - con il figlio Stefano - di una gelateria a Cochem che impiega 14 persone. Qui il fiume Mosella ha travolto la città e l’attività dei Bortolot è stata invasa da un metro e mezzo di acqua e fango. L’imprenditore definisce l’alluvione «un disastro inatteso» sebbene il Mosella sia uscito più volte dagli argini. «Ma accade in autunno o in primavera, non certo d’estate. In 61 anni di lavoro mai visto niente del genere». Tuttavia a Cochem l’allarme è stato più tempestivo. «Abbiamo fatto in tempo - spiega Bortolot, già presidente dell’Uniteis, l’Unione dei Gelatieri Italiani in Germania - a mettere al sicuro le attrezzature. Solo il bancone è stato sommerso».
Si è conclusa, infine, la missione di soccorso decollata giovedì da Venezia. La squadra di vigili del fuoco ha portato in salvo 40 persone, compresi gli ospiti di una casa di riposo, a Tillf, città a Sud di Liegi, in Belgio. Sotto il coordinamento europeo, i 12 uomini specializzati in salvataggi (3 di Padova, altrettanti di Venezia e Vicenza, 2 di Treviso ed uno in forze alla direzione interregionale) hanno lavorato un giorno intero ed ora sono in attesa di ulteriori disposizioni.