Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Padova, scampato pericolo «Saltata una corsa su dieci» Ma il caos temuto non c’è
Disagi limitati al trasporto extraurbano Senza intoppi il servizio agli studenti
PADOVA Sono le nove passate da pochi minuti. E dal tram proveniente da Pontevigodarzere, il quartiere più a nord di Padova, scende alla fermata di riviera Ponti Romani, a due passi dal centro storico, una signora che va di fretta, trascinando il suo trolley blu e rosa: «Ritardo? Non mi pare. Come ogni mattina - risponde, guardando rapidamente l’orologio - ho preso quello che parte dal capolinea alle 8.44 e circa in un quarto d’ora, come al solito, sono giunta a destinazione. Adesso, però, mi scusi. Devo andare a comprare la frutta e la verdura in piazza delle Erbe». Camminiamo un po’ verso la Stazione e, in corso Garibaldi, proprio di fronte alla Cappella degli Scrovegni, c’è un gruppo di ragazzi che aspetta l’autobus numero 5: «Da quanto siamo qui? Mah - dice il più svelto della comitiva - saranno cinque minuti, dovrebbe essere qui a momenti. E infatti, guardi, eccolo che arriva. La saluto, andiamo in ospedale, siamo tutti specializzandi di Medici na...».
Insomma, altro che caos. Altro che disagi dovuti al fatto che, su un totale di 650, almeno 120 autisti di Busitalia Veneto sono sprovvisti del Green Pass e, quindi, non hanno potuto mettersi alla guida dei mezzi. Altro che servizio ridotto e corse che saltano una dopo l’altra. Almeno per il momento, sembra proprio una giornata normale. E il trasporto pubblico di Padova e provincia, gestito da un’azienda controllata all’80% dalle Ferrovie dello Stato e (forse proprio perché la testa è a Roma) poco propensa a comunicare sia con i suoi dipendenti che con i passeggeri di autobus e tram, pare stia reggendo molto più di quanto ci si aspettasse. Ma quando, verso le dieci e mezza, approdiamo al terminal delle corriere extraurbane, subito a fianco della Stazione, lo scenario cambia improvvisamente. «Devo andare a Bassano a trovare mia mamma che stanotte si è sentita male. Ma il pullman delle 10.25 - si sfoga una studentessa di Psi cologia - non si è visto. E dunque, se va bene, mi tocca aspettare quello delle 10.55».
In effetti, riferiscono alcuni sindacalisti (che si fanno fotografare con alle spalle uno striscione con scritto «Liberi di scegliere. No Green Pass»), le linee dove si sta riscontrando il maggior numero di problemi sono proprio quelle extraurbane, a cominciare da quelle dirette fuori provincia e nell’area termale. «Entro fine giornata - racconta Davide Parpaiola dell’Adl Cobas - tra città e provincia salteranno circa 500 corse su 4.500, più o meno il 15% (secondo la Regione, ne sono invece saltate 370, pari all’8%, ndr). D’altronde, sommando quelli non vaccinati a quelli che si sono messi in ferie o in malattia, mancano più di 100 autisti rispetto al solito. E malgrado Busitalia, nel tentativo di limitare i disagi, li avesse messi di turno nelle cosiddette ore di morbida, era inevitabile che si creasse più di qualche problema anche durante le altre fasce orarie».
Problemi, però, che non ci sono stati nelle ore di punta, tanto che tutti gli studenti delle superiori, pure grazie al supporto di 100 autobus turistici messi ormai da un mese a disposizione dai privati, sono regolarmente arrivati a scuola in tempo per il suono della prima campanella. «La verità - confessa un conducente che preferisce restare anonimo - è che, da quando è scoppiata la pandemia da Covid, c’è stato un drastico calo dei passeggeri. A tal punto che in certe ore della giornata, soprattutto in città, i mezzi circolano praticamente vuoti. E anche se adesso l’emergenza sanitaria si è notevolmente attenuata, molte persone, che magari prima avevano l’abbonamento, continuano a muoversi in macchina o in bicicletta». E pure questo, magari, rientra tra i motivi per cui, alla fine, il caos che molti temevano si è rivelato piuttosto contenuto. Nonostante la cancellazione di quasi una corsa su 10.