S. Benedetto il presidio A Fincantieri maxi controlli

Il suono prolungato dei fischietti, il tricolore sventolato e i colpi di clacson degli autisti di passaggio in segno di solidarietà. In cento fuori dai cancelli della San Benedetto di Scorzè hanno detto No al green pass. «Non è uno strumento sanitario ma un certificato che discrimina», dicono i lavoratori disposti ai lati di viale Kennedy, davanti alla fabbrica, nello stradone che separa la provincia di Venezia dal Trevigiano. «No al pass, e no anche al tampone per lavorare», dicono, nonostante l’azienda ha cercato di agevolare tramite una convenzione con la farmacia San Martino di Scorzè, che fornisce un canale prioritario per i dipendenti e uno sconto di 2 euro. «Anche noi siamo San Benedetto — afferma Cristian del sindacato Usb — In piena pandemia eravamo qui a lavorare e adesso non ci vogliono». Il tema del pass verde qui si intreccia con le tensioni interne: «Questo sistema alimenta l’arroganza del titolare che ci ha negato per almeno 3 volte l’incontro richiesto — sostengono — Giusto mostrare una bella immagine dell’azienda, di cui ci sentiamo parte. Ben venga Elisabetta Canalis negli spot pubblicitari a far vedere che va tutto bene. Ma ci siamo anche noi. Le nostre paure, il nostro vissuto della pandemia». Si è limitata a un piccolo presidio dei Cobas a inizio giornata la protesta alla Fincantieri di Marghera. All’appello sono stati pochissimi i lavoratori che non si sono presentati perché privi della carta verde. Qualche problema c’è stato tra gli stranieri, soprattutto bengalesi, senza green pass o con documenti di vaccinazione non riconosciute dall’Italia. «Lunghe attese e lavoratori in coda per i controlli», dicono i sindacati. Nonostante la verifica massiva dei pass dei 4.500-5 mila lavoratori, uno per uno, sostiene invece la società, nessun rallentamento si è registrato. Il 95 per cento dei dipendenti, a Venezia era presente e regolare al lavoro.