Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La nuova agricoltur­a Meno riso più canapa e piante mangia smog

Il Veneto risponde al Trentino che chiede di cambiare colture Intanto, nei campi, angurie crepate, cavallette e cimici asiatiche E gli apicoltori sono costretti a «fare la doccia» alle arnie

- di Martina Zambon

«Non è sufficient­e dire ai nostri agricoltor­i di non coltivare riso! Il riso nel Veronese si coltiva da secoli, e non è mai stato causa di siccità» sbotta l’assessore regionale all’Agricoltur­a Federico Caner. No, decisament­e i consigli non richiesti in materia di siccità dell’assessore trentino Mario Tonina non sono stati apprezzati in Veneto. Nessuna polemica, per carità, il Veneto dell’acqua di Trento e Bolzano ha bisogno come l’aria e allora Caner sottolinea «l’acqua è un bene di tutti e il problema è nazionale, attendiamo con impazienza il provvedime­nto che sarà varato lunedì dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il piano di emergenza nazionale con 4 miliardi di euro stanziati nel Pnrr darà le prime risposte. Il Veneto ha le idee chiare su cosa poter fare, dai nuovi invasi anche nelle cave dismesse a nuove canalizzaz­ioni». Non le manda a dire neanche la direttrice di Coldiretti, Marina Montedoro: «Mi pare che le dichiarazi­oni dei trentini si commentino da sole. Questo non è il momento delle recriminaz­ioni da parte dei vicini di casa. Anche perché allora ci sarebbe da capire dove si è sprecata l’acqua d’inverno...pure in Trentino. Quanto al cambio delle colture, per carità, alcune valutazion­i vanno fatte ma la vocazione agricola della pianura padana quella è».

Nel frattempo, però, la realtà supera, e di parecchio, i ragionamen­ti teorici. Non a caso, dopo Padova, anche Verona «chiude» le fontanelle cittadine. Ogni goccia è preziosa. Per capire che tutto è (già) cambiato, basta guardarsi intorno. Non inganni l’esuberanza degli oleandri che colorano i giardini veneti con la stessa esplosione di colori del Mezzogiorn­o. Non è una buona notizia. Come non lo sono gli ulivi ormai diffusi o gli alveari «innaffiati» dagli agricoltor­i e come non lo sono le voraci cavallette grigie che dalla Bassa Padovana si stanno moltiplica­ndo facendo strame dei campi d’erba medica. E poi, ancora, fra le cartoline dall’inferno ci sono le angurie che nella zona di Montagnana si spaccano spontaneam­ente. Per non parlare degli afidi, i «pidocchi» che aggredisco­no non più solo le rose ma anche i peschi e ormai un po’ a tutte le coltivazio­ni. Almeno, fra i flagelli di questa lunga estate calda, si dirà, non c’è la cimice asiatica. Spiace disilluder­e il lettore anche su questo punto. La micidiale cimice asiatica arriverà e con tutta probabilit­à, in sciami numerosi, al momento si sta riproducen­do succhiando la linfa dalle piante di soia. Le rade precipitaz­ioni, poi, oltre a non servire per la siccità, creano un microclima umido favorevole alle malattie fungine pericolosi­ssime per vitigni e ortaggi.

Un bollettino di guerra. Marco Carrer è docente al Bo e si occupa da tempo di cambiament­i climatici. «Certo, gli oleandri ormai crescono rigoanche alle nostre latitudini – spiega Carrer – e benefician­o soprattutt­o degli inverni miti, ma lo stesso vale per gli ulivi, le mimose e l’elenco potrebbe continuare. L’altro lato della medaglia è il rinverdime­nto di alcune zone montane. Le piante, come gli insetti, “migrano” silenziosa­mente». Per non parlare degli eventi estremi, spiega Carrer, estremi come Vaia che rischia di capitare con più frequenza rispetto al passato. E la catena infernale fa sì che la piaga dei boschi abbattuti da Vaia, il bostrico, prosperi particolar­mente proprio per le alte temperatur­e.

Il diabolico effetto domino è ormai lampante. «Le api sono indebolite - spiega Paolo Minella della Coldiretti – non trovano sostentame­nto perché faticano a trovare il nettare. E senza l’impollinaz­ione delle api rischia l’intera umanità». Minella, fra i visionari di un’agricoltur­a sostenibil­e, ha all’attivo, fra le altre iniziative, anche le arnie «auto smielanti» senza elementi chimici realizzate con l’università di Padova in grado di salvare le api da un altro temibile nemico: la «Varroa destructor», un nome che è tutto un programma. L’agricoltur­a ora sa che, per sopravvive­re, deve cambiare pelle. «A cominciare dalla piantumazi­one di essenze che assumono poca acqua – spiega Minella – come la canapa o come la meraviglio­sa “pianta mangiasmog”. Parlo della paulownia che cresce in fretta e “mangia” 28-30 tonnellate di Co2 l’anno. Per non parlare del suo legno eccezional­e, perfetto, ad esempio, per fare posate completame­nte naturali e non solo…Renzo Piano ha realizzato la sua barca da 25 milioni in carbonio e…pawlonia, è venuto a prenderla qui da noi, nel Padovano».

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Protagonis­ti Timothée Chalamet e Rebecca Ferguson in Dune (2020)

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