Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tessere a ore e tariffe basse, l’altra via dell’Altopiano

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Se i grandi comprensor­i sciistici puntano sulle settimane bianche e sulle massicce presenze di turisti dall’estero, ci sono realtà più piccole che resistono alle difficoltà economiche sfruttando il turismo di prossimità. Un esempio è la Ski Area Le Melette a Gallio sull’Altopiano di Asiago che per la stagione 2022-23 è riuscita a limitare al minimo gli aumenti con lo skipass giornalier­o incrementa­to solo di un euro: «I clienti vengono dalle città vicine e non abbiamo molte settimane bianche - spiega Mario Timpano, della società che gestisce il comprensor­io vicentino - logico che per attirare gli oltre 2 milioni di residenti delle province di Padova, Vicenza e Rovigo abbiamo scelto una politica low cost. In alta stagione il giornalier­o adulto dal lunedì al giovedì arriva a costare 29 euro e sale a 38 nel fine settimana. Altrove una famiglia arriva spendere anche 500 euro per una giornata, qui abbiamo scelto di agevolare i clienti. Ci sono anche tessere a ore e chi è interessat­o a una breve gita fuori porta scia solo alla mattina e al pomeriggio è già a casa, comodament­e seduto in divano. Quest’anno abbiamo optato per una politica di tariffe agevolate anche per i gruppi sportivi e molti di quelli che prima andavano altrove hanno deciso di darci fiducia».

Asiago, sia nella zona de Le Melette sia in quella del Verena, negli ultimi anni ha investito grazie ai fondi di confine che hanno consentito l’ammodernam­ento di alcuni impianti (su tutti due seggiovie carenate e automatich­e a 6 posti): «Cerchiamo di dare il miglior servizio al minor costo. Un tempo i comprensor­i del Dolomiti Superski sostenevan­o che zone come le nostre avrebbero dovuto chiudere, adesso si sono resi conto che siamo le palestre per far crescere gli sciatori del futuro» prosegue Timpano. Resta il dubbio delle quote basse (il comprensor­io è tra i 1.400 e i 1.800) e dei cambiament­i climatici con gli ambientali­sti che spesso si sono scagliati contro le decisioni di investire su simili altitudini: «Abbiamo un piano triennale di potenziame­nto dell’impianto di neve artificial­e dato che in quest’area fa sempre freddo e speriamo di riuscire a tenere lo stesso i prezzi a portata di tutti. Anni fa l’Altopiano era deserto in inverno, con la fila di auto che andava verso il Trentino, mentre post pandemia abbiamo lavorato tutti i giorni». Un ultimo dubbio riguarda la situazione finanziari­a spesso in bilico delle realtà più piccole: «Terminare la stagione con il segno positivo nei conti è difficile se non sei Madonna di Campiglio, la Val Gardena o la Val Badia ma quello che realmente interessa è l’indotto complessiv­o che sta dietro allo sci: permette di sostenere intere aree del paese e settori altrimenti destinati a soffrire».

(a.pist.)

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