Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Così ripareremo il cervello» Il premio Erc (da 1,5 milioni) alla ricercatrice del Vimm
Il finanziamento va a Cecilia Laterza: «Soddisfazione immensa»
L’ultima in ordine temporale è la giovane Cecilia Laterza. La quale prosegue una tradizione che non solo si consolida, ma che assume (se possibile) sempre più prestigio: i ricercatori del Vimm Istituto Veneto di Medicina Molecolare continuano a fare incetta di finanziamenti. E di quelli davvero prestigiosi: nel giro di poco più di un anno sono stati infatti quattro i progetti partiti dai laboratori della sede di via Giuseppe Orus a Padova e premiati dall’Erc European Research Council grazie ai Grant, bandi ideati per supportare lavori d’eccellenza completamente innovativi, in grado anche di dare una risposta - in caso di esito positivo - a patologie che magari ancora non ce l’hanno.
Un traguardo che si pone anche Cecilia Laterza, assegnista di ricerca del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, che farà da «host institution» per il suo ambizioso progetto COnNect, nato proprio al Vimm: «Partirà nei prossimi mesi - spiega la ricercatrice - grazie al milione e mezzo di euro ricevuto dal bando Starting Grant dell’Erc quale finanziamento, avrà una durata complessiva di cinque anni e si basa sull’integrazione tra la medicina rigenerativa e la bioingegneria: l’obiettivo è quello di trovare un modo non convenzionale per riuscire a riparare i danni che si creano nel cervello a causa di lesioni focali, come quelle dovute a ictus. L’idea che sta alla base è quella di usare una strategia di bioingegneria per guidare la riconnessione delle parti che tra loro non comunicano più e ottenere quindi un ripristino delle funzioni del cervello che erano andate perse». Già così si intuisce la grandezza del risultato che si intende raggiungere per una problematica al momento completamente irrisolta, ma è il «come» a lasciare a bocca aperta: «In molti hanno provato a trovare una soluzione terapeutica, ma la maggior parte si basa sull’utilizzo di cellule staminali per riformare il tessuto perso o sulla stimolazione della porzione di cervello ancora intatta. Con questo progetto intendo combinare l’utilizzo di organoidi cerebrali, strutture tridimensionali che “mimano” in modo rudimentale il cervello stesso e che usiamo come fonti cellulari, con un biomateriale (gel fotosensibili, ndr) che una volta illuminato con una luce infrarossa riesce a creare delle “guide” che permettono di direzionare le connessioni e che ci consentono di determinare da che punto a che punto riconnettere il tessuto danneggiato». La ricercatrice lavora a questa idea da circa due anni: «Sembrava impossibile, ma è una soddisfazione immensa poter finalmente mettere in pratica ciò che ho a lungo sognato».
Il merito - quello economico, sia chiaro - è del quarto Grant che l’European Research Council ha assegnato ad altrettanti ricercatori del Vimm a poca distanza l’uno dall’altro, a partire da Milena Bellin, professoressa del dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, che già da un anno sta portando avanti un progetto «che studia le malattie cardiache genetiche: grazie alle cellule staminali creiamo dei mini-cuori in 3D con cui cerchiamo di capire i meccanismi molecolari e genetici e il contributo dato dalle cellule accessorie del cuore». A ricevere il finanziamento anche Maurizio Corbetta, professore di Neurologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, il cui progetto è simile come obbiettivo a quello di Cecilia Laterza in quanto mira a «trovare una soluzione per i pazienti con lesioni cerebrali causate da ictus o tumori: come neurologo ho scoperto che queste lesioni causano non solo problemi locali, ma anche anomalie nel 25% del resto del cervello. Per ripararle si possono usare tecniche di stimolazione non invasiva: noi vogliamo creare una mappa degli interventi studiando i singoli pazienti e realizzando modelli individualizzati al computer». Il progetto di Nicola Elvassore, professore del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, punta invece ad «analizzare la sindrome dell’X-fragile, che è la principale causa di autismo di tipo genetico: stiamo reclutando un centinaio di pazienti, da cui generare cellule staminali pluripotenti per poi creare organoidi cerebrali e studiare eventuali interventi terapeutici. In questo modo possiamo tagliare di cento volte i costi, così da studiare una coorte di pazienti».
"L’obiettivo è di trovare un modo per riparare i danni che si creano nel cervello a causa di lesioni focali come quelle dovute a ictus