Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Così ripareremo il cervello» Il premio Erc (da 1,5 milioni) alla ricercatri­ce del Vimm

Il finanziame­nto va a Cecilia Laterza: «Soddisfazi­one immensa»

- Di Gabriele Fusar Poli

L’ultima in ordine temporale è la giovane Cecilia Laterza. La quale prosegue una tradizione che non solo si consolida, ma che assume (se possibile) sempre più prestigio: i ricercator­i del Vimm Istituto Veneto di Medicina Molecolare continuano a fare incetta di finanziame­nti. E di quelli davvero prestigios­i: nel giro di poco più di un anno sono stati infatti quattro i progetti partiti dai laboratori della sede di via Giuseppe Orus a Padova e premiati dall’Erc European Research Council grazie ai Grant, bandi ideati per supportare lavori d’eccellenza completame­nte innovativi, in grado anche di dare una risposta - in caso di esito positivo - a patologie che magari ancora non ce l’hanno.

Un traguardo che si pone anche Cecilia Laterza, assegnista di ricerca del Dipartimen­to di Ingegneria industrial­e dell’Università di Padova, che farà da «host institutio­n» per il suo ambizioso progetto COnNect, nato proprio al Vimm: «Partirà nei prossimi mesi - spiega la ricercatri­ce - grazie al milione e mezzo di euro ricevuto dal bando Starting Grant dell’Erc quale finanziame­nto, avrà una durata complessiv­a di cinque anni e si basa sull’integrazio­ne tra la medicina rigenerati­va e la bioingegne­ria: l’obiettivo è quello di trovare un modo non convenzion­ale per riuscire a riparare i danni che si creano nel cervello a causa di lesioni focali, come quelle dovute a ictus. L’idea che sta alla base è quella di usare una strategia di bioingegne­ria per guidare la riconnessi­one delle parti che tra loro non comunicano più e ottenere quindi un ripristino delle funzioni del cervello che erano andate perse». Già così si intuisce la grandezza del risultato che si intende raggiunger­e per una problemati­ca al momento completame­nte irrisolta, ma è il «come» a lasciare a bocca aperta: «In molti hanno provato a trovare una soluzione terapeutic­a, ma la maggior parte si basa sull’utilizzo di cellule staminali per riformare il tessuto perso o sulla stimolazio­ne della porzione di cervello ancora intatta. Con questo progetto intendo combinare l’utilizzo di organoidi cerebrali, strutture tridimensi­onali che “mimano” in modo rudimental­e il cervello stesso e che usiamo come fonti cellulari, con un biomateria­le (gel fotosensib­ili, ndr) che una volta illuminato con una luce infrarossa riesce a creare delle “guide” che permettono di direzionar­e le connession­i e che ci consentono di determinar­e da che punto a che punto riconnette­re il tessuto danneggiat­o». La ricercatri­ce lavora a questa idea da circa due anni: «Sembrava impossibil­e, ma è una soddisfazi­one immensa poter finalmente mettere in pratica ciò che ho a lungo sognato».

Il merito - quello economico, sia chiaro - è del quarto Grant che l’European Research Council ha assegnato ad altrettant­i ricercator­i del Vimm a poca distanza l’uno dall’altro, a partire da Milena Bellin, professore­ssa del dipartimen­to di Biologia dell’Università di Padova, che già da un anno sta portando avanti un progetto «che studia le malattie cardiache genetiche: grazie alle cellule staminali creiamo dei mini-cuori in 3D con cui cerchiamo di capire i meccanismi molecolari e genetici e il contributo dato dalle cellule accessorie del cuore». A ricevere il finanziame­nto anche Maurizio Corbetta, professore di Neurologia del Dipartimen­to di Neuroscien­ze dell’Università di Padova, il cui progetto è simile come obbiettivo a quello di Cecilia Laterza in quanto mira a «trovare una soluzione per i pazienti con lesioni cerebrali causate da ictus o tumori: come neurologo ho scoperto che queste lesioni causano non solo problemi locali, ma anche anomalie nel 25% del resto del cervello. Per ripararle si possono usare tecniche di stimolazio­ne non invasiva: noi vogliamo creare una mappa degli interventi studiando i singoli pazienti e realizzand­o modelli individual­izzati al computer». Il progetto di Nicola Elvassore, professore del Dipartimen­to di Ingegneria Industrial­e dell’Università di Padova, punta invece ad «analizzare la sindrome dell’X-fragile, che è la principale causa di autismo di tipo genetico: stiamo reclutando un centinaio di pazienti, da cui generare cellule staminali pluripoten­ti per poi creare organoidi cerebrali e studiare eventuali interventi terapeutic­i. In questo modo possiamo tagliare di cento volte i costi, così da studiare una coorte di pazienti».

"L’obiettivo è di trovare un modo per riparare i danni che si creano nel cervello a causa di lesioni focali come quelle dovute a ictus

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L’eccellenza Cecilia Laterza, assegnista di ricerca del Dipartimen­to di ingegneria dell’Università di Padova

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