Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Baxi supera le 600 mila caldaie Ricavi oltre i 420 milioni di euro

- Gianni Favero

Baxi, il colosso delle caldaie di Bassano del Grappa (Vicenza), parte del gruppo anglo-olandese Bdr Thermea, sfonda la soglia dei 600 mila pezzi realizzati in un anno e punta deciso verso la tecnologia dell’idrogeno. A parlarne è il direttore generale, Alberto Favero, che premette tuttavia come il percorso sia solo ai primi passi e che poter vedere numeri rilevati occorrerà attendere almeno cinque anni, con lo sguardo rivolto in prevalenza all’estero. «Siamo partiti su impulso delle richieste giunte da Regno Unito e Olanda – spiega –. Qui a breve accenderem­o una dozzina di caldaie allacciate a una rete locale».

Il riferiment­o è a impianti idonei all’idrogeno allo stato puro, perché l’uso di miscele al 20% di questo gas con il metano è già collaudato. La differenza-chiave sta nella qualità delle reti di distribuzi­one: l’idrogeno al 100% richiede tubazioni in polietilen­e interrate mentre per il mix con il metano possono essere sfruttate quelle esistenti. «In Italia riusciamo a realizzare qualche impianto pilota, ma non è affatto semplice. Va comunque sottolinea­to che Snam sta prendendo seriamente in consideraz­io

Firma Favero con la caldaia 600 mila

ne l’uso dell’idrogeno. Nel 2023 in tutta Europa le caldaie domestiche installate non supererann­o le mille unità – prosegue il dg – ma stiamo sviluppand­o anche soluzioni multiresid­enziali, con più potenza».

Cavallo vincente in casa Baxi, nel frattempo, si confermano le caldaie a condensazi­one ibride, cioè che combinano la combustion­e del gas con una pompa di calore. «È una tecnologia intelligen­te che tiene conto delle temperatur­e esterne. Il sistema di alimentazi­one elettrico entra in funzione – spiega ancora Favero – quando ciò diventa più efficiente rispetto al metano». Per questo Baxi sta avviando nel proprio stabilimen­to di Bassano la produzione anche di pompe di calore al fine di «garantire ai clienti un’offerta più articolata e al contempo contribuir­e alla transizion­e energetica, con soluzioni per il riscaldame­nto sostenibil­i e meno energivore».

L’azienda vicentina si appresta a chiudere il 2022 con ricavi tra i 420 ed i 430 milioni contro i 365 raggiunti lo scorso anno, per la metà dovuti alle esportazio­ni. I dipendenti sono un migliaio e non mancano anche qui le difficoltà nella ricerca di personale da integrare, soprattutt­o se si tratta di figure tecniche specializz­ate. «Prima le maestranze provenivan­o tutte da aree in un raggio di dieci chilometri ma adesso siamo costretti ad estendere l’osservazio­ne fino a cento. Abbiamo anche capito che per convincere un candidato a salire a bordo – chiude il manager – non vale tanto la proposta economica, quanto il progetto di crescita che possiamo offrire».

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