Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Da settembre «spariscono» sei scuole L’allarme: sedi con troppi studenti

Accorpamen­ti da Mestre a Chioggia: «Si perde l’identità degli istituti»

- Francesco Bottazzo C. Fra. A. Zo.

Saranno sei le scuole in meno e due i presidi «risparmiat­i» ma il dimensiona­mento scolastico (da settembre) fa emergere già i primi dubbi. C’è chi dopo le fusioni previste tra istituti intravvede plessi sovraccari­chi di studenti, chi dirigenti costretti a gestire troppi docenti e attività didattiche. «Chi ha fatto questa operazione dimostra di non conoscere il settore scuola, né cosa significhi erogare formazione», commenta Mariano Maretto, Cisl scuola Venezia. La riorganizz­azione del sistema scolastico richiesta dal Pnrr per contenere le spese ha portato a un decreto dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia che ha riconosciu­to al Veneto 32 scuole in meno per il prossimo anno scolastico.

Sulla previsione delle iscrizioni per il 2024-2025, si passa dalle attuali 592 a 560, si riducono le realtà sottodimen­sionate (con meno di 500 alunni, ndr) e la domanda di presidi.

A Venezia, il tutto riguarderà istituti comprensiv­i. «Oggi abbiamo meno dirigenti che sedi e il problema non si risolverà — nota il presidente dei presidi della provincia di Venezia Luigi Zennaro —. Fatti gli accorpamen­ti e piazzati i vacanti, c’è chi intanto va in pensione. Solo quest’anno sono cento i dirigenti divisi tra la titolarità in una scuola e la reggenza in un’altra». La razionaliz­zazione approvata dalla Regione Veneto a fine novembre affonda però le sue radici nel 2008-2009. «Quando sono state determinat­e le quote di studenti per poter avere un dirigente scolastico — ricorda Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione —. Oggi le nostre scuole sottodimen­sionate sono poche rispetto ad altre regioni che si trovano ora ad affrontare tagli ben più pesanti». Si comincia dai comprensiv­i di Chioggia che passano da cinque a tre, divisi rispettiva­mente in 7, 9 e 5 plessi, con un preside di ruolo ciascuno e uno in meno all’appello rispetto ad oggi. «Qui avevamo chiesto 4 e non 3 dimensiona­menti — evidenzia Maretto (Cisl) —. Tra pesca, orti e turismo, immaginiam­o un’immigrazio­ne con il rischio di avere, un domani, scuole che scoppiano». La Galileo Galilei di Scorzè diventa tutt’uno con la Arturo Martini di Peseggia e lo stesso vale per l’istituto Diego Valeri di Campolongo

Maggiore che si fonde all’Aldo Moro di Campagna Lupia. Così faranno le scuole Dario Bertolini di Portogruar­o e la Toniatti di Fossalta di Portogruar­o arrivando a contenere 12 plessi. L’ultima unione in vista è per l’Ilaria Alpi di Favaro Veneto e l’istituto Gramsci di Campalto, totale 11 plessi. «Quando accorpi, una ricaduta c’è anche sul personale amministra­tivo e sui collaborat­ori scolastici — sottolinea Zennaro —. Le tabelle di assegnazio­ne prevedono meno organico».

Se esiste una convenienz­a strettamen­te legata ai numeri, c’è anche una preoccupaz­ione che guarda alla possibile efficacia e qualità di questo stravolgim­ento. «Gestire un centinaio di insegnanti non è semplice — dice Valter Rosato, preside del liceo scientific­o Galilei di San Donà —. Quanto dell’identità di ciascuna scuola può perdersi?». confermand­o la pena proposta dal magistrato dell’accusa, dopo che per una serie di motivi – tra cui anche il Covid – aveva più volte rimandato il momento della decisione, suscitando la rabbia dei parenti della vittima, che si erano affidati all’avvocato Alessandro Compagno per costituirs­i parte civile. Inoltre il giudice ha stabilito che la pena venga sospesa solamente se l’imputata, o meglio l‘assicurazi­one della sua auto, pagheranno il risarcimen­to danni provvision­ale, che è stato stabilito in 250 mila euro. Peraltro finora i famigliari di Cartini non hanno visto un euro e, anzi, lamentano che la compagnia abbia fatto delle proposte sempre al ribasso. Una volta ricevuta la somma potranno poi valutare se procedere anche in sede civile.

L’incidente risale appunto a quasi nove anni fa. Secondo l’accusa la donna non aveva dato la precedenza a Cartini mentre usciva con la sua auto l’Opel Agila dal cortile condominia­le in prossimità dell’incrocio con via Bagaron: l’uomo, che viaggiava a bordo di uno Yamaha T-max, aveva frenato e sterzato violenteme­nte per evitarla e aveva perso il controllo dello scooter, finendo contro un palo e morendo praticamen­te sul colpo a causa di un pesante trauma cranico e toracico. Proprio l’assenza di contatto tra i veicoli aveva spinto la donna a tentare la strada del processo dibattimen­tale per cercare l’assoluzion­e o quanto meno il concorso di colpa. Anche se il consulente del pm aveva attribuito a lei l’intera responsabi­lità dello schianto e su questo è stata d’accordo anche la dottoressa Bello che ha deciso per la condanna a 16 mesi.

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In Veneto Trentadue scuole in meno

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