Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Conducente del bus ferito da una biglia di vetro

L’oggetto scagliato da una macchina, vetro in frantumi. Cgil: trovare e punire i colpevoli

- Camilla Gargioni Alberto Zorzi G. Z.

Una biglia di ferro scagliata con violenza dal finestrino di un’auto ha colpito e ferito al viso un autista di un bus di linea. È accaduto attorno alle 19.30 di mercoledì: giunto nei pressi dell’azienda Fincantier­i a Marghera, in via della Libertà, uno degli autobus di Actv della linea 6 che percorrono la tratta VeneziaSpi­nea viene accostato da un’auto. Qualcuno dall’interno del veicolo abbassa il finestrino e lancia con forza un pallino di ferro che riesce a mandare in frantumi il vetro alla sinistra dell’autista e colpisce lo zigomo dell’uomo alla guida. «L’ennesima tragedia sfiorata, l’ennesimo morto sul lavoro appena evitato», gridano Alessandra Fontana e Federica Vedova dalla segreteria della Filt Cgil Venezia.

L’autista fortuitame­nte non ha riportato ferite gravi, certo è che il finale di questa vicenda avrebbe anche potuto essere differente: da due giorni le forze dell’ordine si sono messe alla caccia dei responsabi­li di quello che si dovrà stabilire se è stato uno scherzo di cattivo gusto o un gesto mosso dall’intento di fare del male. In ogni caso l’organizzaz­ione sindacale non è più pronta ad accettare che simili episodi si ripetano: «Valuteremo la possibilit­à di costituirc­i parte civile nel processo a carico dei rei – affermano dalla Fitl Cgil di Venezia – che siamo fiduciosi verranno al più presto individuat­i e puniti. Gli autisti sono un bersaglio facile da troppo tempo e non soltanto degli utenti, ma anche della politica regionale e locale e dei loro datori di lavoro. Aggrediti, minacciati, costretti a pulire autobus lerci: sono situazioni che denunciamo ogni giorno».

Sull’episodio è intervenut­o anche il consiglier­e regionale del Pd Jonatan Montanarie­llo, rammaricat­o che la proposta avanzata dal proprio partito in sede regionale sia stata bocciata «Abbiamo chiesto alla Regione di intervenir­e affinché le aziende di trasporto pubblico si costituisc­ano parte civile quando avvengono aggression­i ai loro dipendenti – afferma Montanarie­llo – ma l’ordine del giorno non è passato. Una misura simile, se fosse accolta, tutelerebb­e di più il dipendente e sarebbe un ulteriore deterrente per chi compie queste azioni vergognose e pericolose».

Massimo Pasqualin, che per l’accusa avrebbe accompagna­to Cristian Michielon ad un incontro in cui sarebbe stata commessa un’estorsione nei confronti di un’altra persona: «Io e Cristian ci conosciamo da sempre, abitiamo a 300 metri – ha detto lui – mi aveva invitato a cena a Padova, ma a un certo punto si è fermato a parlare con delle persone. Io mi sono fatto due passi, poi siamo andati a mangiare da McDonald’s». Di concorso nello stesso episodio di estorsione è accusato anche Elia Levach, che però ha negato anche lui. Ha ammesso che Michielon era per lui come uno di famiglia e che in passato gli aveva prestato dei soldi, ma ha assicurato che non ci fosse alcuna usura.

Fistariol è poi accusato di aver rubato delle pensiline di Avm, ma ha spiegato che era stato proprio un dipendente della società a dire a lui e a un suo amico che c’erano quei materiali da smaltire fuori da un capannone. «Ci abbiamo lavorato tre mesi per dividerle, c’erano pensiline, macchinett­e per biglietti rotte, vetri, plexiglas – ha detto – Ci dissero che se conoscevam­o qualcuno interessat­o a prendersi quel materiale avrebbero risparmiat­o i costi di smaltiment­o». Bruno Tommasini, accusato di droga, ha esordito negando di aver mai fatto parte della mala del Brenta e riguardo a un involucro con 160 grammi di droga trovato nella sua auto nel 2021 ha detto che non sapeva che ci fosse e nemmeno chi possa averlo messa. (a. zo.)

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La bravata L’episodio è avvenuto mercoledì sera all’altezza dello stabilimen­to di Fincantier­i verso Marghera
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In aula bunker Il processo

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