Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Se l’altruismo diventa motore di sviluppo
Da quando povertà e ineguaglianze di ricchezza e reddito sono rientrate nel vivo del dibattito economico, gli economisti si confrontano sui due grandi temi dell’egoismo e dell’altruismo. È l’individualismo esasperato che contraddistingue gli individui, tutti accentrati sugli interessi personali, mentre attributi quali filantropia, generosità, disinteresse appartengono all’agire dell’umanità collettivamente in modo solidale? O al contrario ad essere altruisti sono gli individui, mentre solipsisti sono i gruppi organizzati e portatori di interessi particolari che frammentano e lacerano quella che chiamiamo «collettività»? Questo dilemma non ha una soluzione univoca. Nel corso degli eventi il pendolo oscilla tra l’una e l’altra delle due ipotesi. Per fermare il pendolo dal lato dell’altruismo, i singoli individui e le loro rappresentanze collettive dovrebbero apprendere come mettere in moto e far girare a pieno regime il moltiplicatore dell’economia del rispetto, motore del progresso sociale e dello sviluppo economico. Sullo sfondo, si stagliano i comportamenti etici per un cosmopolitismo umano, predicato da Immanuel Kant, Joseph Priestley e Beniamin Franklin, e perseguito dall’Homo Socialis la cui propensione all’altruismo è un’innovazione sociale che produce un valore aggiunto decisivo per il bene comune. Egli fa da contraltare alla globalizzazione generatrice d’insopportabili diseguaglianze, quelle che sono il portato della razionalità dell’Homo Oeconomicus.
La famiglia Viola presenta la mente umana predisposta all’apertura verso gli altri diversi da noi e, quindi, propensa alla collaborazione. Ci mostra anche la virtù dell’altruismo che, sconfiggendo i comportamenti predatori, reca benefici a tutte le parti coinvolte nel gioco collaborativo. L’altruismo estende il suo campo d’applicazione mentre l’egoismo diventa una vacua pretesa. L’altruismo allarga l’analisi grammaticale della società con almeno altre tre categorie lessicali: l’improvvisazione unita alla sperimentazione e alla gratitudine. La sperimentazione di condotte cooperative porta alla ricerca di un equilibrio tra ciò che ciascuno di noi dà alla comunità e quanto si attende di ricevere in cambio. La gratitudine imposta le relazioni interpersonali sull’inclinazione degli individui allo svolgimento di compiti fondati sul piacere di attenersi a comportamenti di mutua reciprocità, evitando il manifestarsi di retroazioni negative a danno di altri. Seguendo stili di vita improntati unicamente all’interesse personale, non si producono benefici per la società. Il contrario accade in ambienti altruistici, plasmati da persone e organizzazioni più cooperative che competitive, più propense alla condivisione. Tra egoismo e altruismo, la gamma dei valori culturali è ampia. In rapporto alle circostanze, ad impostare la scena sarà l’accento egoistico o l’intonazione altruistica. L’egoismo e l’altruismo si rincorrono nello spazio culturale. Viola ha dimostrato che l’altruismo può vincere.
(piero.formica@gmail.com)