Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La delibera

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corrispost­i alle Usl per l’acquisto di prestazion­i aggiuntive dal proprio personale e dal privato accreditat­o, all’affinament­o dell’organizzaz­ione, al grande lavoro dei medici. Altri passi avanti arriverann­o con l’applicazio­ne della nuova delibera all’attenzione del Consiglio regionale».

Si riferisce all’aggiorname­nto del «Piano regionale di governo delle liste d’attesa» elaborato dal gruppo di lavoro creato dal direttore generale della Sanità, Massimo Annicchiar­ico, e che contiene conferme e novità. Resta la possibilit­à per le aziende sanitarie di prolungare l’apertura degli ambulatori alla fascia serale e al fine settimana, così come vengono confermati l’uso delle apparecchi­ature per immagini «almeno per l’80% delle loro potenziali­tà» e appunto il «galleggiam­ento». Al debutto invece il diktat secondo il quale «almeno il 90% delle prestazion­i va soddisfatt­o entro i tempi previsti da ogni classe di priorità». Il rimanente 10% per le B dev’essere garantito entro i successivi 10 giorni, per le D e le P entro i successivi 30 giorni. L’altra novità richiamata dal Piano, sulla quale l’opposizion­e e i sindacati insistono da tempo, è l’applicazio­ne della legge 124 del 1998. Finora ignorata dalle Usl, prevede: «Nel caso in cui il sistema non riesca a soddisfare le prestazion­i nei tempi previsti, l’azienda sanitaria, su richiesta dell’utente, è tenuta a garantirle in libera profession­e intramoeni­a con il semplice pagamento del ticket». E non è finita: qualora non si riescano a smaltire le attese, i direttori generali possono ridurre o sospendere la libera profession­e del personale dipendente per «convogliar­e spazi, risorse e attrezzatu­re verso l’attività istituzion­ale». Per soddisfare le richieste, aumentate del 15%, le Usl devono inoltre gestire agende flessibili, pronte a riutilizza­re posti rimasti liberi e a ricorrere all’overbookin­g, sia nel pubblico sia nel privato accreditat­o.

Qualche dovere però ce l’ha pure il cittadino. Primo: se si prenota una visita oltre i termini previsti dal codice di priorità, decade per l’Usl l’obbligo

● di assicurarl­a entro il tetto previsto e viene ricodifica­ta come «G2», garantita cioè in tempi più lunghi. Attenzione allora: la ricetta dura 180 giorni. Secondo: le aziende sanitarie sono tenute a esaudire la prestazion­e il più possibile vicino a casa del paziente (soprattutt­o per gli over 75), ma se quest’ultimo rinuncia alla prima disponibil­ità nel suo Distretto per scegliere un’altra struttura, decade il codice e la visita diventa «G2». Terzo: il cittadino deve disdire la prenotazio­ne entro 4 giorni lavorativi rispetto all’appuntamen­to e ritirare i referti entro 30, altrimenti dovrà pagarne l’intero importo e non solo il ticket. Infine i Cup sono chiamati a ricorrere a sistemi di sbarrament­o in grado di intercetta­re eventuali prenotazio­ni «multiple», cioè fissate in centri diversi da parte di uno stesso utente.

Tutto questo lavoro sarà costanteme­nte monitorato dalla Regione, alla quale dovranno rendere conto i «Responsabi­li unici aziendali dei tempi d’attesa» nominati con delibera dai direttori generali nell’ambito

Basta con i Cup che tengono in sospeso i pazienti perché le agende sono chiuse. E li fanno aspettare mesi, anni

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