Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Via le campane». Il no del Comune copia il Vaticano Montecchio, appello di un cittadino: «Troppo rumore». Il funzionario: «Ricordano Dio»
MONTECCHIO MAGGIORE Le campane non si zittiscono. Perché il loro suono «mesto o festoso, più che infastidire, può ricordare all’uomo la presenza di Dio o, almeno, evocare la concezione cristiana del tempo».
Parole del Papa? L’omelia di un alto prelato? No, o meglio: anche. A lanciarsi in una strenua difesa dei rintocchi è stato nei giorni scorsi un dirigente del Comune di Montecchio Maggiore, Francesco Manelli, che ha risposto così - con una lettera ufficiale, con tanto di timbro del municipio - a un cittadino che abita a due passi dalla chiesa di San Pietro e che si diceva infastidito dai suoni che ogni ora provengono dal campanile.
Condivisibili o meno, le tesi espresse dal funzionario pubblico sorprendono anche per un altro motivo: in realtà molti dei concetti che il dirigente si attribuisce non sono altro che un copia-incolla di frasi facilmente rintracciabili su internet e scritte alcuni anni fa dall’allora segretario della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, Carlo Chenis. Inevitabilmente, lo scambio di documenti tra il cittadino e il municipio castellano è f i nito nel mirino dell ’ Uaar, l a principale associazione italiana degli atei, che l’ha subito bollato come «la clericata della settimana».
Il cittadino si lamentava con il Comune soprattutto per le «campane delle 7.30-8 del mattino, che non danno un semplice rintocco sull’ora ma battono un vero e proprio concerto (...) però il vero problema sono le campane della domenica che, soprattutto nelle giornate estive, entrano nelle camere da letto come tuoni».
Fin qui le premesse, non molto diverse da quelle contenute nelle diverse denunce sporte negli ultimi anni in tutta Italia. In questo caso, il montecchiano chiedeva al municipio di rilevare la frequenza dello scampanio e i decibel emessi, per capire «se sussista inquinamento acustico». Si aspettava una risposta «tecnica» e invece gli è stato recapitato un documento nel quale il dirigente pubblico spiega che lo scampanio non si tocca, anche perché esso «proclama alla collettività accadimenti da condividere nella buona e nella cattiva sorte».
Il funzionario spiega che «il suono delle campane riscatta i viandanti del tempo dalla mera contingenza stimolandoli a essere artefici di cultura e di spiritualità», e ricorda che il rintocco ritma «l’ininterrotto cammino di fede nel succedersi della varie generazioni».
Frasi che difficilmente capita di leggere tra le carte protocollate. E infatti è più facile trovarle nel testo scritto da monsignor Chenis dal titolo «Campane e campanili nel segno della santa convocazione».
Insomma, il Comune non zittisce i rintocchi. Ma il perché lo spiega copiando le parole del Vaticano.
Il cittadino scontento Le campane entrano nelle camere da letto come tuoni