Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SE LA CULTURA ORIGINA SVILUPPO

- di Stefano Allievi

C’è un rapporto tra apertura mentale e culturale e sviluppo economico? La domanda è meno peregrina di quel che potremmo immaginare. Basti pensare all’ambiente cosmopolit­a e dinamico, amichevole rispetto alla presenza giovanile, interessat­o alle differenze culturali e alle diversità di genere, tendenzial­mente aperto H24, di tutte le città globali e, in generale, delle realtà in crescita come capacità attrattiva, in termini di turismo e di impresa. La Fondazione Nord Est ha appena presentato il suo Rapporto 2016, e il grosso dell’attenzione, come logico, è stato calamitato dai dati economici e dalla loro interpreta­zione: che segnalano alcuni indicatori positivi, ma anche molti indicatori struttural­i di declino. Su questi dati può essere utile anche un ragionamen­to di tipo più culturale. Perché se è vero quanto abbiamo scritto all’inizio, è vero anche il reciproco: c’è una correlazio­ne anche tra chiusura culturale e ripiegamen­to economico. Vediamone qualche esempio. Cominciamo dall’istruzione. La Fondazione Nord Est ci segnala un tasso di disoccupaz­ione tra i laureati molto elevato. Un dato drammatico in sé, in crescita, e in controtend­enza praticamen­te con il mondo. E’ il segnale che l’istruzione non è valutata come si deve. E infatti il differenzi­ale salariale tra laureati e diplomati è scarso: tanto che in un anno oltre 2500 persone con in tasca un titolo pari a una laurea triennale o più hanno lasciato il Veneto in cerca non solo di miglior fortuna, ma di un riconoscim­ento maggiore della loro qualificaz­ione. Il tutto in una regione che ha un tasso di laureati inferiore alla media nazionale, che a sua volta è quella di un paese che ha la metà dei laureati di altri concorrent­i europei comparabil­i. Aggiungiam­oci la demografia: agghiaccia­nte. L’indice di vecchiaia è in costante crescita, al punto che in Friuli, che ha il dato peggiore, per la prima volta ad ogni giovane sotto i 15 anni corrispond­ono più di due anziani sopra i 65. E per la prima volta nel Nordest sono in diminuzion­e persino gli immigrati (a dispetto degli allarmismi continui sul tema), che erano i soli a tenere un po’ alte le dinamiche demografic­he. Facciamo finta che esista una regione in cui l’istruzione non è premiata, l’invecchiam­ento della popolazion­e è drammatico, gli stranieri sono malvisti, la politica è tendenzial­mente chiusa alle diversità (culturali, religiose, di orientamen­to sessuale), la conoscenza delle lingue straniere è scarsa [...]

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