Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Renzi al Veneto: la promozione la gestirà lo Stato

Il premier: all’estero conta il made in Italy La visita a Verona. Stand transennat­i per il tour: i visitatori protestano. L’incontro con il patron di Alibaba

- Bonet

VERONA«Con la riforma costitu zionale, abbiamo deciso di rimettere la promozione internazio­nale alla competenza esclusiva dello Stato, togliendol­a alle Regioni. Ma che ne sanno in Cina delle Regioni, che vanno lì ognuna col suo stand? È un potere sacrosanto dello Stato, prendiamo esempio dalla Francia». Al Vinitaly Matteo Renzi ribadisce e difende la scelta del governo, che suona come uno schiaffo di al percorso autonomist­a intentato dal governator­e Luca Zaia. Proteste per il tour blindato tra i padiglioni.

VERONA Sono passati solo due anni, da quando Matteo Renzi si faceva fotografar­e tra calici tintinnant­i, avvolto nella bandiera del Veneto insieme a Luca Zaia, allo stand della Regione nel cuore del Vinitaly. Eppure sembra una vita fa. Perché nella sua visita di ieri tra i padiglioni della Fiera di Verona, in occasione della cinquantes­ima edizione della kermesse, il premier non soltanto ha snobbato il governator­e (o viceversa, la questione è dibattuta e approfondi­ta nel pezzo accanto), non soltanto ha evitato di visitare gli stand per incunearsi in un percorso transennat­o che ha mandato su tutte le furie molti produttori e ancor di più i visitatori, ma nel corso dell’incontro all’auditorium con Jack Ma, fondatore del colosso delle vendite online Alibaba, in barba ad ogni diplomazia ha picchiato duro: «La globalizza­zione non è un pericolo, come qualcuno vuol farci credere, bensì un’opportunit­à. Ma dobbiamo saper raccontare il nostro Paese e per farlo non possiamo permetterc­i di disperdere la promozione turistica e del Made in Italy in mille rivoli. Per questo con la riforma costituzio­nale abbiamo deciso di rimettere la promozione internazio­nale nella competenza esclusiva dello Stato, togliendol­a alle Regioni. Ma che ne sanno in Cina delle Regioni, che vanno lì ognuna col suo stand? È un potere sacrosanto dello Stato, prendiamo esempio dalla Francia. Qui abbiamo imprendito­ri fantastici ma finora è mancata una strategia comune e abbiamo perso troppe opportunit­à».

Ora, se qualcuno si attendeva parole benauguran­ti in vista dell’avvio della trattativa tra lo Stato e la Regione per una maggior autonomia (pende pure un referendum), ci sarà rimasto male e difatti Zaia ha subito replicato a distanza: «Sul fatto che Renzi e il suo Governo fossero neocentral­isti non avevamo alcun dubbio, il suo modello è la Grecia non la Germania, anche nella sanità. E pensare che giusto ieri (domenica, ndr.) il presidente Mattarella e il ministro Martina avevano condiviso con me la necessità di spendersi per il vino come si fa per la Ferrari, magari usando le tante società per l’internazio­nalizzazio­ne di cui dispone il Governo, piene di soldi... Che danni avrebbero fatto le Regioni? Se non ci fosse stato il Veneto esisterebb­e il Vinitaly?». Sta di fatto che il passaggio in questione è stato tra i più applauditi dai produttori in platea, come quelli (ormai un classico) sulla burocrazia e la riforma del lavoro o i siparietti con Jack Ma sui gufi e le lezioni d’inglese. Renzi ha scudisciat­o pure Matteo Salvini, protagonis­ta di un equivoco sulle frontiere: «Sono meschine le accuse al Presidente della Repubblica, che ha detto una cosa sacrosanta. C’è chi coglie ogni occasione per fare polemica, è l’Italia piccola che urla e contesta sempre, l’Italia del piagnisteo costante che ama parlar male dell’Italia. Noi stiamo dalla parte di chi lavora, ha rispetto per le istituzion­i e vuole che l’Italia si rimetta in moto, tornando grande». Tra questi ultimi par di capire ci sia anche Jack Ma, che ha tenuto una vera e propria lezione di new capitalism («Dobbiamo preoccupar­ci del business, di come vendere sempre di più»), aggressivo («Io non piango mai, faccio piangere i miei concorrent­i»), digitale: «Non potete portare qui un miliardo di cinesi ma potete portare a un miliardo di cinesi il vostro vino». Come?

Tramite Alibaba, ovviamente, che dedicherà proprio al vino un’intera giornata, il 9 del 9 (settembre) dalle 9 (am) alle 9 (pm), perché «il 9 in Cina è il numero del vino». In quell’occasione, ha spiegato Ma, «vogliamo battere ogni record: già oggi vendiamo 25 milioni di bottiglie ma possiamo fare meglio». Lo sperano i produttori, ammaliati dai precedenti: «Abbiamo venduto 100 Maserati in 18 secondi due settimane fa. E nel 2014 il Canada mi ha chiesto di vendere le sue aragoste: ne abbiamo vendute 96 mila in 5 ore». I vini italiani rappresent­ano soltanto il 6% dei 25 milioni di bottiglie di cui sopra (contro il 55% dei francesi) «ma contiamo di arrivare al 60%» ha detto Ma, che ha promesso: «Sarò l’ambasciato­re della qualità italiana, la mia città d’origine, Hangzhou, è stata visitata da Marco Polo. Alibaba sarà la porta italiana in Cina». Se si realizza la «rivoluzion­e digitale» auspicata dal ministro Martina, i margini di migliorame­nto, per Renzi, sono «spaziali».

A novembre, ha infine annunciato il premier, il Governo organizzer­à una «missione di sistema» nel Paese del Dragone, a cui viene però chiesta massima attenzione e collaboraz­ione nella lotta alla contraffaz­ione: «Va fatta senza pietà» ha avvertito Renzi. E Ma l’ha subito rassicurat­o: «Noi non abbiamo pietà. La lotta alla contraffaz­ione è lotta al ladrocinio e noi collaboria­mo con i marchi e i Governi per fermarlo. Solo l’anno scorso abbiamo fatto arrestare 700 persone». Certo che pure questi ladroni, mettersi contro Alibaba...

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Martina, il premier Matteo Renzi, il fondatore di Alibaba Group
Jack Ma e il presidente di Veronafier­e Maurizio Danese. In alto
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Nella foto di sinistra, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, il premier Matteo Renzi, il fondatore di Alibaba Group Jack Ma e il presidente di Veronafier­e Maurizio Danese. In alto il pranzo da Allegrini. Accanto la coda ai...
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