Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Piccoli ladri, foto ricordo in caserma col pollice alzato I sinti: «Lasciateli in cella»

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VICENZA Dopo un colpo a un negozio quattro ragazzini nomadi sono stati arrestati dai carabinier­i e portati in caserma, dove tra risate e pollici alzati si sono fatti immortalar­e in una foto ricordo. I sinti: «Ci restino».

«Certi atteggiame­nti non sono normali e il pollice da su andrà in giù, gli passerà la voglia di compiere reati». A dirlo non è un esponente politico di destra, ma il rappresent­ante dei nomadi del Vicentino Davide Casadio, presidente dell’Associazio­ne rom e sinti insieme, riferendos­i ai minorenni di origine rom che tra sabato e domenica, dopo aver infranto con un tombino una vetrina e rubato da un negozio di telefonia in pieno centro storico a Vicenza due cellulari, una volta fermati e portati in caserma dalle forze dell’ordine non si sono sottratti ad una foto in posa. Tre dei quattro sono stati trasferiti nel carcere minorile di Treviso, mentre l’unica ragazza del gruppo è stata riportata nella casa famiglia da cui si era allontanat­a.

«Sono minori — sottolinea Casadio — e la responsabi­lità è dei genitori. Sicurament­e il carcere serve a impartire l’educazione, ma per loro ci vorrà anche un recupero sociale. La foto, poi, va a loro discapito: che siano rom, sinti o ragazzi di periferia quello che hanno fatto è molto grave. Per questa bravata non deve pagare tutto il popolo rom, ma solamente loro». Il rappresent­ante dei nomadi insiste sul potere di educazione del carcere e del supporto dei Servizi sociali.

E’ dello stesso parere la negoziante del punto vendita «Tre», vittima della spaccata. «Per quanto possibile, il carcere è un bell’esempio — commenta Altea Marangoni — speriamo che rimangano qualche giorno dentro, per capire come funziona la vita. Quei ragazzi pensavano di essere intoccabil­i, invece credo che quella foto possa dare un input in più alle forze dell’ordine per capire il comportame­nto del gruppo».

Intanto, i tre ragazzi compariran­no questa mattina davanti al Tribunale dei minori di Venezia, per essere sottoposti all’interrogat­orio di convalida. Si tratta di tre minori di 15, 16 e 17 anni, residenti con le rispettive famiglie (anche loro già con diversi precedenti penali a carico) in due abitazioni di Vicenza e in un campo nomadi della periferia. Nonostante la giovane età i tre autori della bravata, difesi dall’avvocato Chiara Bellini, hanno già colleziona­to diverse denunce e segnalazio­ni per reati contro il patrimonio e anche questo particolar­e ha influito sulla decisione di arrestarli.

Il penultimo episodio che li coinvolge risale solo al mese scorso, quando sono scappati su un’auto rubata e hanno provocato un incidente.

Tra sabato notte e domenica scorsi, invece, hanno sradicato un tombino e l’hanno scagliato contro la vetrina del negozio di telefonia, da cui hanno arraffato due Iphone, fuggendo poi via. Con loro c’era una quattordic­enne scappata dalla comunità e solo segnalata in stato di libertà, data la giovane età.

Nel campo nomadi alla periferia di Torri di Quartesolo, dove abita uno del gruppo, non c’è molta voglia di parlare della questione. «Hanno rotto qualcosa, non so altro»: quando si chiede alla famiglia come sia successo, un fratello con un bimbo in braccio risponde così. E’ l’unico a parlare: la mamma, attorniata da bimbetti, si gira di spalle e va dietro una tenda. Pochi istanti dopo arriva il padre: con gesti inequivoca­bili invita ad uscire dall’area, recintata con del plexiglass verde, poi chiude a chiave il cancello.

La mamma si allontana. «Non è successo niente. Andate via», avverte. Poco più in là ci sono altri camper, un’altra famiglia. «Sono nostri cugini — spiegano i parenti della banda — ma con loro non andiamo d’accordo, non parliamo. Abbiamo sentito che il ragazzino della foto ha rubato: loro sono arrivati due anni fa, hanno fatto danni. Noi siamo qui da 14 anni, e mai nemmeno un furto».

La notizia ha presto fatto il giro della città, e non solo. «Quella foto dimostra che i minorenni non avevano la minima consapevol­ezza della gravità di quanto avevano fatto — sottolinea il sindaco di Vicenza, Achille Variati —. Quella reazione, del tutto inadeguata, è molto preoccupan­te e ci fa capire quanto importante sia investire nell’agenzia educativa per eccellenza, la scuola, in stretta collaboraz­ione con le famiglie».

Dura, infine, la reazione della Lega: «Questi atteggiame­nti arroganti e menefreghi­sti nascono dalla consapevol­ezza dell’impunità, da genitori che li educano alla vita di predoni e da politici che li vogliono considerar­e speciali e diversi — attacca il segretario di Vicenza, Matteo Celebron —. Bisogna valutare la possibilit­à di togliere la potestà genitorial­e, solo così saremo in grado di intervenir­e in maniera radicale sull’educazione dei giovani nomadi che vivono ai margini della società».

Casadio Non deve pagare tutto il popolo Rom, ma solamente loro

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